Pellegrini di speranza, guidati dallo Spirito

Lettera del Vescovo all'inizio dell'anno pastorale 2024-2025

Dalle parole di Mons. Vescovo in occasione dell’incontro con gli Operatori della comunicazione all’inizio dell’anno pastorale, il 5 settembre 2024.

La Lettera pastorale 2024-2025 è suddivisa in tre movimenti che motiveranno la vita della diocesi in questo tempo. Li richiamo appena.

 

I. Le Unità parrocchiali in cammino

L’anno scorso si è avviata l’esperienza delle trentatré Unità parrocchiali, che hanno assorbito dal punto di vista dell’organizzazione pastorale, le novantatré Parrocchie. Il cammino iniziato – in alcuni casi spedito, in altri molto lento – chiede di essere consolidato attorno a due punti di forza che sono le relazioni fraterne all’interno della comunità e la missione verso l’esterno. Nella Lettera auspico che le nostre comunità diventino luoghi dello Spirito, luoghi nei quali agisce lo Spirito di Dio perché in esse le persone, tutte le persone, possano trovare accoglienza e fraternità, risposta evangelica alle grandi domande della vita, forza che proviene dai Sacramenti della vita cristiana, incoraggiamento, consolazione e aiuto anche per le difficoltà materiali quotidiane. Da comunità siffatte partono i missionari per una nuova evangelizzazione della nostra terra. Chi sono questi missionari? Ogni membro della comunità è missionario chiamato a raccontare agli altri, con semplicità e convinzione, la propria esperienza di fede e di fraternità. Insisto su questo punto perché è la consegna di Gesù che abbiamo scelto anche come Parola guida dell’anno: Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra (Atti degli Apostoli 1, 8) .

Ci sono anche due particolari appuntamenti operativi. Nei prossimi mesi, prima di Natale, tutte le Unità parrocchiali saranno impegnate nella costituzione dei nuovi Consigli pastorali di unità parrocchiale. In appendice alla Lettera pastorale si trova anche lo Statuto di questi nuovi Consigli con tutte le indicazioni per la loro costituzione. Il secondo impegno sono i laboratori pastorali attivati nelle cinque zone in cui è divisa la diocesi. Formati dai Parroci e da latri operatori pastorali locali e in collaborazione con gli Uffici diocesani, hanno il compito di programmare e attuare proposte locali di formazione alla vita cristiana.

 

II. La fase finale del Cammino sinodale italiano

In questo anno daremo il nostro contributo alla conclusione del Cammino sinodale italiano, che dovrà indicare «strade di vita cristiana, di annuncio e di testimonianza adatte a questo preciso momento storico del nostro Paese» (Lettera pastorale, 1). Tutto quanto emerso negli anni di ascolto e di discernimento è raccolto attorno a tre grandi attenzioni: la cultura, intesa come luogo umano in cui far dialogare il Vangelo e le domande, le acquisizioni e le esperienze del mondo di oggi; la formazione, con particolare riguardo per l’iniziazione cristiana, che riguarda certamente i più giovani, ma deve accompagnare la crescita nella vita cristiana di tutti i battezzati; la corresponsabilità, cioè la partecipazione attiva e responsabile di tutti i fedeli alla vita e alla missione della Chiesa (il tema tocca gli organismi di partecipazione, i ministeri, la gestione delle strutture, la trasparenza). Su queste tre attenzioni lavoreremo fin dal mese di ottobre a livello diocesano e poi a livello di Unità parrocchiali. Il tutto confluirà in un’Assemblea diocesana, il 22 febbraio 2025, nella quale prepareremo il contributo della nostra Diocesi all’Assemblea sinodale italiana che si celebrerà dal 31 marzo al 4 aprile.

 

III. Il Giubileo della speranza

Infine l’anno che prende avvio sarà segnato dal Giubileo indetto da papa Francesco. Siamo tutti invitati a farci Pellegrini di speranza. La speranza costituisce il motore segreto di ogni esistenza: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé» (papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, 1). Questa sana inquietudine che spinge a vivere e a cercare la felicità è come uno spazio predisposto in noi dal Creatore per accogliere il Vangelo. La speranza cristiana che nasce dalla Pasqua di Gesù è la risposta all’attesa del cuore umano come diceva Sant’Agostino: «Ci hai fatti per te, o Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (dalle Confessioni 1, 1, 5).

I due segni di ogni Giubileo sono il pellegrinaggio a Roma e l’indulgenza giubilare. La diocesi proporrà tre pellegrinaggi diocesani: il Pellegrinaggio generale dal 1° al 4 marzo 2025; quello degli adolescenti dal 25 al 27 aprile e quello dei giovani  dal 28 luglio al 3 agosto.

Non mi fermerei ora sul discorso dell’indulgenza perché mi propongo di indirizzare alla diocesi una lettera all’inizio dell’Avvento in cui riprendere l’invito al Pellegrinaggio e soprattutto sviluppare dettagliatamente il programma giubilare con particolare riferimento al sacramento della Riconciliazione e all’indulgenza e agli altri segni di speranza e ai percorsi di perdono. Evoco appena un passaggio della Bolla di papa Francesco nel quale invita a cogliere alcuni segni dei tempi e trasformarli in segni di speranza. Ne elenca diversi che possono diventare orientamenti e gesti concreti da mettere in campo da tutti nella vita di ogni giorno: dalla guerra alla pace; dalla denatalità al desiderio di generare nuovi figli; dall’indifferenza all’attenzione per detenuti, ammalati, giovani, migranti, anziani (in particolare nonni), poveri. Questi segni di speranza toccano in prima battuta la vita dei fedeli e delle nostre comunità, ma possono essere di stimolo anche per la società civile (cfr papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, 7-15).

Un segno grande di speranza è anche trasformare le fatiche relazionali in percorsi di perdono, perché se il perdono non può cambiare il passato può invece cambiare il futuro permettendo «di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime» (papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, 23).

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