Invito a vivere il Giubileo

Lettera del Vescovo alla Diocesi di Aosta

Cari fratelli e sorelle,
vi scrivo per invitarvi a vivere il Giubileo della speranza indetto da papa Francesco.[1]

Che cosa ci proponiamo con il Giubileo?

Il Santo Padre augura a tutti un incontro vivo e personale con il Signore Gesù che ha detto di Sé: Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo (Gv 10, 9).
Faccio mio l’augurio del Papa e lo rivolgo a tutti coloro che leggeranno questa Lettera: a chi crede in Gesù perché possa crescere nella fede; a chi non crede in Lui perché possa confrontarsi con la sua parola e lasciarsi interrogare dalla sua persona e dalla sua storia.
L’incontro con Gesù rianima la speranza che abita e muove il cuore di tutti e invita a ritrovare la gioia di vivere: «L’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26), non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali. Ciò rinchiude nell’individualismo e corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insofferenti» (n. 9).
Ecco l’obiettivo, personale e comunitario, che desideriamo coltivare nel Giubileo: lasciarci incontrare da Gesù per rinvigorire la speranza e ritrovare la gioia di vivere!
A proposito della gioia, rilancio una domanda del Santo Padre: «Che cos’è la felicità? Quale felicità attendiamo e desideriamo? Non un’allegria passeggera, una soddisfazione effimera che, una volta raggiunta, chiede ancora e sempre di più, in una spirale di avidità in cui l’animo umano non è mai sazio, ma sempre più vuoto. Abbiamo bisogno di una felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore, così da poter dire, già ora: “Sono amato, dunque esisto; ed esisterò per sempre nell’Amore che non delude e dal quale niente e nessuno potrà mai separarmi”… Io sono… persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,38-39)» (n. 21).

Il fondamento della speranza cristiana

La speranza non delude perché «nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce: Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita (Rm 5,10)» (n. 3). E la salvezza di Dio è totale, nel tempo verso l’eternità: «La storia dell’umanità e quella di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all’incontro con il Signore della gloria. Viviamo dunque nell’attesa del suo ritorno e nella speranza di vivere per sempre in Lui… Gesù morto e risorto è il cuore della nostra fede… L’amore del Padre lo ha risuscitato nella forza dello Spirito, facendo della sua umanità la primizia dell’eternità per la nostra salvezza. La speranza cristiana consiste proprio in questo: davanti alla morte, dove tutto sembra finire, si riceve la certezza che, grazie a Cristo, alla sua grazia che ci è stata comunicata nel Battesimo, “la vita non è tolta, ma trasformata”, per sempre» (nn. 19-20).

I segni del Giubileo: il pellegrinaggio

I segni del Giubileo sono il pellegrinaggio e l’indulgenza, pienezza della misericordia divina nel perdono dei peccati.
Il pellegrinaggio giubilare è innanzitutto un cammino interiore di conversione che ciascuno è invitato a iniziare e a compiere rompendo i legami con il peccato e con il proprio egoismo che costituisce la radice di ogni dipendenza dal male (cfr Gal 5, 1.13.16-22). Il cammino interiore si manifesta esteriormente nel pellegrinaggio giubilare a Roma, Chiesa che custodisce le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e presiede a tutte le Chiese nella carità. La Diocesi organizza tre pellegrinaggi: quello generale si svolgerà dal 1° al 4 marzo 2025, giorni scelti per facilitare la partecipazione delle famiglie; i ragazzi della medie sono invitati al pellegrinaggio a loro dedicato nei giorni 25-27 aprile 2025; il Giubileo dei giovani sarà invece dal 28 luglio al 3 agosto 2025.
Invito tutti coloro che possono farlo a partecipare alla Celebrazione diocesana di apertura del Giubileo. E’ un modo concreto ed efficace per iniziare il pellegrinaggio interiore. L’appuntamento è per domenica 29 dicembre alle ore 14.30 presso la Chiesa Collegiata dei Santi Pietro e Orso. Da lì, camminando dietro alla Croce, ci recheremo in processione in Cattedrale, dove celebreremo l’Eucaristia. Chiedo ai Parroci di sospendere le celebrazioni vespertine della domenica 29 dicembre, a eccezione dei luoghi di grande presenza turistica. In ogni caso la celebrazione permetterà di rientrare in tempo per le Messe serali, laddove esse siano mantenute.

I segni del Giubileo: il perdono dei peccati e l’indulgenza

Il Santo Padre ricorda che il Sacramento della Riconciliazione è l’«insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione» (n. 5) e raccomanda alle Diocesi di assicurare con larghezza l’accesso alla celebrazione individuale del perdono sacramentale dei peccati. Chiedo ai Parroci di stabilire in ogni Unità parrocchiale momenti fissi nei quali i fedeli possano trovare un Sacerdote a disposizione per le Confessioni. Con l’occasione del Giubileo rilanciamo anche una bella tradizione della nostra Chiesa, quella delle Penitenzierie, secondo i giorni e gli orari riportati in nota.[2]
Nella Riconciliazione sacramentale «permettiamo al Signore di distruggere i nostri peccati, di risanarci il cuore, di rialzarci e di abbracciarci, di farci conoscere il suo volto tenero e compassionevole. Non c’è infatti modo migliore per conoscere Dio che lasciarsi riconciliare da Lui (cfr. 2Cor 5,20), assaporando il suo perdono. Non rinunciamo dunque alla Confessione, ma riscopriamo la bellezza del sacramento della guarigione e della gioia, la bellezza del perdono dei peccati!» (n. 5)
Nel Sacramento della Penitenza Dio perdona i nostri peccati. Tuttavia, come sappiamo per esperienza personale, il peccato «lascia il segno», cioè porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ma anche interiori, in quanto ogni peccato ferisce il nostro spirito, raffredda l’amore per Dio e per il prossimo, indebolisce la volontà rendendola più incline a cedere al male. «Permangono, nella nostra umanità debole e attratta dal male, dei “residui del peccato”. Essi vengono rimossi dall’indulgenza, sempre per la grazia di Cristo» (n. 23). Questi residui richiedono tempo di guarigione e di purificazione sia durante la vita terrena sia al suo termine per poter contemplare il volto di Dio e gioirne in pienezza. E’ questa l’azione dell’indulgenza: facilita la guarigione interiore dalle ferite dei peccati, purificando lo sguardo, lo spirito e la volontà.

Come ottenere l’indulgenza giubilare.

Per ottenere l’indulgenza giubilare vengono richieste le solite condizioni e cioè che i fedeli, veramente pentiti e mossi da spirito di carità, confessati e comunicati (anche nei giorni precedenti o seguenti), preghino secondo le intenzioni del Santo Padre. L’indulgenza può essere applicata in forma di suffragio alle anime del Purgatorio.
L’indulgenza giubilare potrà ottenersi:

  1. Attraverso un pellegrinaggio verso qualsiasi luogo sacro giubilare: almeno una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di Roma, in Terra Santa, e verso le Chiese giubilari stabilite dal Vescovo[3], ivi prendendo parte alla santa Messa, alla celebrazione della Parola di Dio, alla Liturgia delle ore, alla Via Crucis, al Rosario, a una celebrazione penitenziale, che termini con le confessioni individuali dei penitenti.
  2. Visitando individualmente o in gruppo qualsiasi luogo giubilare e intrattenendosi per un congruo tempo nell’adorazione eucaristica o nella meditazione della Parola di Dio, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di fede e l’invocazione a Maria, Madre di Dio.
    I fedeli che non potranno partecipare alle solenni celebrazioni, ai pellegrinaggi e alle pie visite per gravi motivi (come le monache di clausura, gli anziani, gli infermi, i reclusi, come pure coloro che, in ospedale o in altri luoghi di cura, prestano servizio continuativo ai malati), conseguiranno l’Indulgenza giubilare, alle medesime condizioni se, uniti in spirito ai fedeli in presenza, reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene (ad es. nella cappella del monastero, dell’ospedale, della casa di cura, del carcere…) il Padre Nostro, la Professione di fede e altre preghiere, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita.
  3. Attraverso il compimento delle opere di misericordia[4] e di penitenza, con le quali si testimonia la conversione intrapresa. I fedeli potranno conseguire l’indulgenza giubilare se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili… ), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cfr Mt 25, 34-36) e ottemperando alle consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera. L’indulgenza giubilare potrà essere conseguita anche mediante iniziative che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo, riscoprendo in particolare il valore penitenziale del venerdì (astenendosi da futili distrazioni, anche virtuali, e da consumi superflui, ad esempio digiunando o praticando l’astinenza secondo le norme generali della Chiesa, nonché devolvendo una proporzionata somma di denaro ai poveri); sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua fase e della qualità stessa della vita (bambini abbandonati, giovani in difficoltà, anziani bisognosi o soli, migranti); dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato, che rivestano interesse per la comunità.

Tre segni di speranza.

Il Santo Padre invita a trasformare alcuni segni dei tempi in segni di speranza, a partire dalla drammatica situazione di guerra che ferisce l’umanità in questo momento, lavorando per ricercare la pace e per costruire cultura di pace.
Vorrei concludere questa Lettera suggerendo in particolare tre segni di speranza.
Il primo è l’attenzione delle nostre comunità alle giovani famiglie: sosteniamo in maniera convinta e fattiva «il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore». L’attenzione si traduce in molti modi. Provo a ricordarne alcuni: mettere in valore la bellezza della famiglia cristiana, fondata sul sacramento del Matrimonio e alimentata dalla fede nella presenza di Dio, dalla condivisione della preghiera domestica, dell’Eucaristia domenicale e della carità verso i piccoli e i poveri; creare una rete che permetta alle famiglie di sostenersi e confrontarsi diventando protagoniste di percorsi pastorali semplici e adatti alle loro esigenze; trovare il modo, discreto ed efficace, di aiutare le famiglie in difficoltà relazionali (ascolto, accompagnamento…) o materiali (casa, risorse economiche, lavoro, aiuto per gli impegni dei figli…).
Il secondo è l’attenzione delle nostre comunità e di tutta la società civile ai giovani. Dobbiamo lavorare per prevenire in ogni modo il mal di vivere che a volte colpisce i più giovani tra noi. Scrive il Papa: «E’ triste vedere giovani privi di speranza; d’altronde, quando il futuro è incerto e impermeabile ai sogni, quando lo studio non offre sbocchi e la mancanza di un lavoro o di un’occupazione sufficientemente stabile rischiano di azzerare i desideri, è inevitabile che il presente sia vissuto nella malinconia e nella noia. L’illusione delle droghe, il rischio della trasgressione e la ricerca dell’effimero creano in loro più che in altri confusione e nascondono la bellezza e il senso della vita, facendoli scivolare in baratri oscuri e spingendoli a compiere gesti autodistruttivi. Per questo il Giubileo sia nella Chiesa occasione di slancio nei loro confronti: con una rinnovata passione prendiamoci cura dei ragazzi, degli studenti, dei fidanzati, delle giovani generazioni! Vicinanza ai giovani, gioia e speranza della Chiesa e del mondo!» (n. 12).
Il terzo è la scelta personale di un percorso giubilare di perdono. Tutti abbiamo qualche relazione malata, bisognosa di guarigione. La grazia giubilare del perdono dei peccati apra cuore e mente a perdonare. Facciamolo lasciandoci guidare dalle parole di papa Francesco, parole belle e soprattutto vere: «Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime» (n. 23).

Guardiamo la stella, invochiamo Maria

Iniziando nel cuore il pellegrinaggio giubilare sappiamo bene che non si tratterà di una passeggiata. Se davvero vogliamo aprirci alla grazia della conversione per ritrovare la gioia della vita e lasciarci guidare alla speranza, dovremo necessariamente affrontare qualche lotta interiore. Papa Francesco ci invita a fissare lo sguardo su Maria: «In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita… ai piedi della croce, mentre vedeva Gesù innocente soffrire e morire, pur attraversata da un dolore straziante, ripeteva il suo “sì”, senza perdere la speranza e la fiducia nel Signore… e nel travaglio di quel dolore offerto per amore diventava Madre nostra, Madre della speranza. Non è un caso che la pietà popolare continui a invocare la Vergine Santa come Stella maris, un titolo espressivo della speranza certa che nelle burrascose vicende della vita la Madre di Dio viene in nostro aiuto, ci sorregge e ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare» (n. 24).

 

Aosta, 8 dicembre 2024
nella solennità dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria

 

 


[1] FRANCESCO, Spes non confundit. Bolla di indizione del Giubileo ordinario dell’Anno 2025 (9 maggio 2024). Dalla Bolla sono tratte tutte le citazioni presenti nella mia Lettera.

[2] Penitenzieria della Cattedrale: Martedì 8.30-10.30 e 17-18.30; mercoledì 8-9.30; Giovedì 8-10; venerdì 8-10 e16-18.30; sabato 8-10 e 17-18; domenica 10-10.30 e 17.30-18.30.

Penitenzieria del Santuario dell’Immacolata: dal lunedì al sabato mattina: 8.15-9 e 18-18.45; sabato e vigilie di solennità 17.45-18.30; domenica e solennità 8-8.30 e 10-10.30 e 17.45-18.30.

Penitenzieria del Convento dei Frati Cappuccini a Châtillon: dal lunedì al sabato 8-12 e 15-18.30; domenica e solennità 7-12; 15-21.

Penitenzieria della Zona 1: Chiesa parrocchiale di Morgex il giovedì 9.30- 10.30 (eccetto quando è concomitante una solennità infrasettimanale).

Penitenzieria della Zona 5: Chiesa del Cuore Immacolato di Maria a Verrès il lunedì 9-11 (eccetto quando è concomitante una solennità infrasettimanale); Chiesa parrocchiale di Pont-Saint-Martin il sabato 9-11 (eccetto quando è concomitante una solennità infrasettimanale).

[3] Nella nostra Diocesi saranno Chiese giubilari stabili: la Cattedrale, chiesa madre di tutti i fedeli valdostani, il Santuario di Maria Immacolata, Regina della Valle d’Aosta, e la Chiesa del Convento dei Frati Cappuccini a Châtillon. Inoltre saranno Chiese giubilari durante i mesi e i giorni di apertura i Santuari: Notre-Dame-de-la-Guérison a Courmayeur, San Giovanni Paolo II a Introd (Les Combes), Notre-Dame-de-Pitié a Charvensod (Pont-Suaz), Notre-Dame-de-Tout-Pouvoir a Saint-Marcel (Plout), Notre-Dame-aux-Neiges ad Arnad (Machaby), Notre-Dame-de-la-Garde a Perloz, Notre-Dame-de-Grâce a Gaby (Vourry), Notre-Dame-des-Neiges a Champorcher (Misérin), Notre-Dame-des-Neiges a Nus (Cunéy). Inoltre l’indulgenza giubilare potrà essere ottenuta partecipando ai pellegrinaggi a piedi in onore della Madonna delle Nevi che in diverse Parrocchie si compiono il 5 agosto. Su richiesta dei Parroci, il Vescovo potrà riconoscere come giubilari altri pellegrinaggi a piedi che si compiono durante l’estate.

[4] Opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

 

Domenica 13 dicembre 2015. Mons. Franco Lovignana apre la porta santa della Cattedrale di Aosta all’inizio del Giubileo della misericordia (foto: Valerio Faccenda)
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