Carissimi, dopo aver percorso con Gesù la via della Croce, sostiamo per qualche istante in compagnia di due personaggi protagonisti delle ultime due stazioni, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Giuseppe compare qui per la prima volta e l’evangelista Giovanni lo descrive così: Era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei; Nicodemo già lo conosciamo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, sempre per paura dei Giudei. Sembra che Gesù, anche in morte, continui a sparigliare le carte. Crocifissi con Lui sono due malfattori. Non sono gli Apostoli che chiedono a Pilato il corpo del Maestro, ma questi due discepoli segreti e paurosi e che ora, in maniera inaspettata, escono allo scoperto. Sono loro che per primi si prendono cura del cadavere di Gesù e lo pongono nel sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto.
Raccolgo tre spunti che vi consegno questa sera.
- Gesù è vicino a chi fa fatica a vivere, nei modi più diversi, dal povero che lotta per la sopravvivenza al ricco che ha perso il gusto della vita, dal brigante a caccia di guadagni disonesti al saggio che cerca e non trova il senso delle cose.
- Gesù non si aspetta da noi altisonanti e forse azzardate proclamazioni di sequela (pensiamo a Pietro: Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte” Lc 22, 33), ma gesti di amore umile, magari zoppicante, ma sincero e abbandonato, come quello tradivo compiuto da Giuseppe e Nicodemo.
- Gesù traccia un sentiero per noi che siamo la sua comunità: attenzione a chi si interroga, a chi ricerca, a chi si avvicina con circospezione; servizio ai piccoli con i quali Gesù solidarizza fino al punto di identificarsi con loro: Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25, 40).