Solennità di San Giuseppe

Duomo di Cecina

19-03-2025

 

Carissimi,

vi propongo di cogliere come due pennellate con le quali il Vangelo di oggi dipinge San Giuseppe. Sono due qualità che possiamo imitare per vivere da cristiani nella quotidianità.

Giuseppe ci viene presentato come uno che pensa: pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose… Giuseppe è uomo silenzioso (il Vangelo non registra nessuna sua parola), ma è uomo riflessivo: pensa e poi agisce. Tra il pensare e l’agire c’è di mezzo un sogno. L’angelo che gli appare dice la fiducia di Giuseppe in Dio, la sua fede, la preghiera. Questo tratto di san Giuseppe ci ricorda che nella vita di fede l’intelligenza e il pensare sono importanti e, nello stesso tempo, che devono rimanere aperti ai suggerimenti di Dio. Oggi si parla molto di discernimento. Ecco san Giuseppe è l’esempio di discernimento credente. Possiamo esprimerlo con una immagine: è la Parola di Dio che prende per mano la nostra intelligenza e la nostra coscienza e le guida, senza sostituirsi ad esse. San Giuseppe mostra come il pensiero consapevole e l’ascolto di Dio siano sorgente di libertà dai condizionamenti ambientali e culturali. Di questo abbiamo grande bisogno oggi, quando rischiamo tutti di farci omologare dalla cultura dominante.

La seconda caratteristica di Giuseppe è che non si tira indietro: Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. Giuseppe non si sfila, non si ricava uno spazio di tranquilla comodità, ma si mette in gioco laddove il Signore lo interpella attraverso la vita (la futura sposa incinta) e la sua Parola (l’angelo). Proviamo anche noi a lasciarci interpellare dal Signore attraverso le situazioni della famiglia, della comunità, del mondo, attraverso le nostre relazioni, soprattutto quelle più difficili e faticose. San Giuseppe ci dice: «Non tirarti indietro, investi di più con amore e spirito di sacrificio, non avere paura perché lo Spirito di Dio agisce con te!». Vi racconto una testimonianza che ho ascoltato poco prima di Natale. È un fatto avvenuto nel 1989 in una bella famiglia genovese composta dagli sposi Franco e Paola e da tre figli. Paola viene colpita da un appello di Avvenire che cerca una famiglia che adotti un neonato abbandonato in ospedale perché affetto da una gravissima malattia rara. Chiede ai suoi di pregare per questa intenzione. Quindici giorni dopo il giornale reitera l’appello, perché nessuno si era fatto avanti. La famiglia torna a dire una preghiera perché il bimbo possa trovare accoglienza, ma il più piccolo dei figli, Marco (otto anni), chiede: «Perché non lo prendiamo noi?». Queste parole sono per Paola e Franco come il “sogno” di Giuseppe. Accolgono il piccolo Michele e, assieme ai fratelli, lo accompagnano per trentacinque anni. Michele è morto l’estate scorsa.

Ci aiuti san Giuseppe a pensare con Dio e secondo Dio, a non rinunciare alla nostra intelligenza e alla nostra coscienza, per essere liberi. Ci aiuti a non tirarci indietro nella nostra donazione di amore perché Dio ci chiama e ci interpella nelle situazioni concrete di ogni giorno, anche in quelle apparentemente più piccole e insignificanti agli occhi del mondo. Cosi sia!

 

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