Solennità di Maria Santissima Madre di Dio – Te Deum

Cattedrale di Aosta

31-12-2024

 

Dio abbia pietà di noi e ci benedica.

Queste due invocazioni che abbiamo cantato al Salmo dicono i sentimenti che animano la nostra preghiera stasera.

Un anno si chiude. Non possiamo non chiedere al Signore di avere pietà: pietà di noi, per i nostri peccati, pietà delle nostre comunità, che non sempre hanno cercato di lasciarsi formare dalla Parola di Gesù, pietà del mondo così lontano dal Vangelo e così violento. Invochiamo per tutti il perdono di Dio. Gli chiediamo anche di avere pietà dei piccoli, dei malati, di chi è solo, abbandonato e tradito, delle vittime di tutte le violenze che insanguinano l’anima e il corpo di troppi uomini e donne, bambini e anziani. Gli chiediamo di venire in loro aiuto.

Un anno si apre. Su di esso invochiamo la benedizione del Signore: su di noi faccia splendere il suo volto. È un anno segnato dal Giubileo dedicato alla speranza, quella che non illude e non delude perché fondata sull’amore trafitto di Gesù che ha dato la sua vita per noi. Morendo sulla croce Gesù ci fa’ conoscere quanto il Padre tenga a noi. Possa l’Anno santo essere per tutti l’occasione di un incontro vivo e personale con Gesù. Per tutti: per noi credenti, perché possiamo accrescere e purificare la nostra fede in Lui; per chi si è allontanato dal Signore, perché possa ritrovare la strada del Vangelo; per chi non crede perché possa confrontarsi con la sua Parola e lasciarsi interrogare dalla sua persona e dalla sua storia. L’incontro con Gesù rianima la speranza che abita e muove il cuore di tutti e invita a ritrovare la gioia di vivere: «L’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26) – scrive il Papa-, non può accontentarsi di sopravvivere o vivacchiare, di adeguarsi al presente lasciandosi soddisfare da realtà soltanto materiali. Ciò rinchiude nell’individualismo e corrode la speranza, generando una tristezza che si annida nel cuore, rendendo acidi e insofferenti» (Spes non confundit, n. 9).

La speranza non è un’attesa passiva che il Signore agisca, ma è azione, ricerca, come i pastori del Vangelo che andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E infatti il Papa ci invita a farci Pellegrini di speranza, cioè uomini e donne in movimento nella speranza. Per camminare bisogna avere una meta, delle indicazioni di percorso e tanta energia. La meta è Lui, il Signore, e la nostra configurazione a Lui, la santità cristiana; la mappa del percorso ci viene dal Vangelo e dal Catechismo e ci chiede costante conversione; la forza per camminare ci è data dallo Spirito Santo e dall’Eucaristia.

Il nostro cammino si svolge davanti agli occhi del mondo. Così dice il Salmo: perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti. Il Giubileo richiama le nostre comunità all’impegno di annunciare il Vangelo perché: Gioiscano le nazioni e si rallegrino. L’obiettivo della missione non è l’allargamento dei confini, ma la diffusione della gioia della salvezza a gloria di Dio: Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Imitiamo, fratelli e sorelle, i pastori del Vangelo che se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

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