Celebrare la Dedicazione della Basilica Lateranense, Cattedrale di Roma, è invito a meditare sul mistero della Chiesa che come ci ricordano Gesù e san Paolo non è prima di tutto un edificio o un’organizzazione sociale, ma la casa di Dio nel mondo, una casa fatta di persone.
Gesù fa capire ai Giudei che il vero tempio di Dio non è più l’edificio in cui si trovano, ma la sua persona. Così noi comprendiamo che l’acqua di cui parla il profeta è la grazia che scaturisce dal costato di Gesù crocifisso, è la Parola che illumina le menti, riscalda i cuori, è la Parola che si fa Sacramento per purificare, guarire e fecondare ogni cosa!
San Paolo, rivolgendosi ai cristiani, dice: Voi siete campo di Dio, edificio di Dio.
Tutti i ministeri nella Chiesa, anche il vostro, il ministero del canto liturgico e della musica sacra, sono al servizio di quest’opera di Dio!
Siamo chiamati, siete chiamati a collaborare con Lui che coltiva il suo campo, la Chiesa, seminando e facendo crescere vita di fede, di speranza e di carità nei discepoli del suo Figlio. Mi piace ricordare quanto Sant’Agostino racconta a proposito della sua conversione: «Mi tornano alla mente le lacrime che canti di chiesa mi strapparono ai primordi nella mia fede riconquistata, e alla commozione che ancor oggi suscita in me non il canto, ma le parole cantate, se cantate con voce limpida e la modulazione più conveniente» (Confessioni, X, 33, 50). Parla delle celebrazioni presiedute da Sant’Ambrogio alle quali partecipava prima di essere battezzato. A partire dall’esperienza, vissuta a Milano, riconosceva l’importanza del canto nella Liturgia. Poiché, come insegna san Paolo, la fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio (cfr Rm 10, 17), la musica sacra e il canto liturgico possono conferire alla Parola una più incisiva forza comunicativa che attraverso i sensi tocca mente e cuore.
Per questo motivo il Concilio insegna che «il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne» (Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium n. 112). Non si tratta di motivazioni esterne, legate a una ricerca meramente estetica o a una solennità superficiale. Il canto e la musica, con la bellezza che unisce l’arte al mistero, nutrono ed esprimono la fede. Prendendo in prestito parole di papa Benedetto XVI, voglio questa sera: «ringraziarvi per il prezioso servizio che prestate: la musica che eseguite non è un accessorio o solo un abbellimento esteriore della liturgia, ma è essa stessa liturgia. Voi aiutate l’intera Assemblea a lodare Dio, a far scendere nel profondo del cuore la sua Parola: con il canto voi pregate e fate pregare, e partecipate al canto e alla preghiera della liturgia che abbraccia l’intera creazione nel glorificare il Creatore» (Ai partecipanti all’incontro promosso dall’Associazione italiana Santa Cecilia, 10 novembre 2012).
Siamo chiamati, siete chiamati a collaborare con Dio che costruisce l’edificio di Dio, chiamando ogni battezzato a lavorare nel grande e permanente cantiere di fraternità e comunione scaturito dalla Pasqua del suo Figlio. Questo facciamo con la nostra vita di cristiani, impegnandoci ad andare d’accordo, a coltivare comunione: la Chiesa, edificio di Dio, è fatto di pietre spirituali che si incastrano le une con le altre per mezzo dell’amore fraterno scelto, voluto e anche patito giorno per giorno. Come le pietre di un edificio materiale sono legate dal cemento, così le pietre della Chiesa sono tenute insieme dall’amore fraterno. Così si edifica il vero tempio di Dio: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? San Paolo, molto severamente, ci mette subito in guardia dalle tentazioni di divisione e contrapposizione che minano la carità e la comunione: Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Tra poco pregheremo così: «Nella tua infinita benevolenza hai voluto abitare dove è raccolto il tuo popolo in preghiera, per portare a compimento in noi, con l’incessante aiuto della grazia, il tempio dello Spirito Santo risplendente per santità di vita». Dio abita là dove il suo popolo è raccolto in preghiera. Mi sembra che oggi la grande sfida per ogni comunità cristiana sia di essere davvero casa di Dio, casa di preghiera, di pace e di fraternità.
Non manchi, cari amici, il nostro contributo!
Ci sostengano e ci aiutino Maria, Regina della Valle d’Aosta, San Grato e Santa Cecilia!