Carissimi fratelli e sorelle, la Parola di Dio ci consegna tre luci di speranza per guardare ai nostri defunti, per i quali oggi in particolare preghiamo, ma anche per guardare al nostro futuro.
Il Signore … eliminerà la morte per sempre
La promessa, annunciata dal profeta, è compiuta da Gesù con la sua morte e risurrezione. Celebrare l’Eucaristia accanto alle tombe dei nostri morti e in loro suffragio, è occasione per noi di rinnovare la fede nelle risurrezione dei morti. Fin da subito i cristiani hanno formulato questa certezza di fede. Ascoltiamo: Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti… Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo (1 Cor 15, 20.22-23); Se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Rm 8, 11).
Noi crediamo che il Signore eliminerà la morte per sempre: i nostri morti vivono in Lui e la risurrezione dai morti sarà il loro e il nostro destino finale!
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”
Ecco la seconda luce di speranza: i gesti di carità non vanno perduti e non sono dimenticati da Dio. Essi nutrono la nostra vita, rispondendo al desiderio di bene, di bellezza e di armonia che abita il nostro cuore. Non solo. Essi sono raccolti da Gesù, che li considera rivolti a Sé, e presentati al Padre. Guardate che questa è una cosa grandiosa: un saluto, una mano tesa, un’elemosina sincera assumono in Cristo una portata trascendente, eterna, toccano il cuore di Dio! Il Signore dà una profondità alla carità cristiana che va ben oltre qualsiasi forma di filantropia: ogni gesto di bene che noi compiamo è un gesto di culto verso la sua persona e ci apre la porta del Regno di Dio.
La creazione… è stata sottoposta alla caducità… nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
L’ultima luce di speranza riguarda la creazione, tema quanto mai sensibile oggi. Si fa un gran parlare di ecologia. Spesso però lo si fa in modo parziale e ideologico. La Parola di Dio ci ricorda che la salvezza non viene dalle azioni di tutela dell’ambiente, pur tanto necessarie; la salvezza viene dal Signore e il rispetto per l’ambiente non può prescindere dal rispetto per l’uomo e, prima di essere un’emergenza, è un compito preciso che il Creatore ha affidato agli uomini, chiamandoli a coltivare e custodire la Terra.
Non si può pretendere di difendere la natura senza difendere anche l’uomo. Oggi viviamo questo strabismo: si vuole difendere l’ambiente, ma si continua a manipolare l’uomo. L’uomo è manipolato quando la sua vita diventa un oggetto disponibile come accade nelle guerre, nell’aborto, nell’eutanasia; quando viene ridotto a strumento nel lavoro precario, non sicuro, sottopagato; quando diventa oggetto di speculazione, trasformato in puro consumatore, in tutto sottomesso alle leggi del mercato. La fede fa un po’ di pulizia in tutte queste cose e ci ricorda che il primo inquinamento è il peccato dal quale Cristo ci redime con il suo perdono, invitandoci alla conversione. Peccato è la dimenticanza di Dio o la ribellione contro di Lui e contro la legge di vita che ha scritto nel nostro intimo. Da qui scaturiscono lo sfruttamento egoistico del prossimo o delle risorse naturali a noi affidate anche per le generazioni che verranno dopo di noi. Il peccato è il tradimento della vocazione originaria di promuovere sempre la vita e di coltivare il giardino di Dio, a motivo della cupidigia generatrice di ogni genere di rapina e di violenza.
Ripartiamo da qui custodendo le tre fiammelle di speranza accese dalla Parola: i nostri morti sono nelle mani di Dio, amante della vita; il nostro destino è la vita eterna, già pregustata nella fede e nelle opere di carità; vogliamo custodire con fedeltà il creato perché partecipi della redenzione di Cristo.