Carissime sorelle monache, cari fratelli e sorelle,
siamo qui per celebrare una storia e non per fare una commemorazione. Celebrare vuol dire riconoscere nella fede la presenza di Dio dentro alla storia della nostra Chiesa e dentro alla vita di questa comunità monastica. Vuol dire riconoscervi nella fede un progetto di Dio e una sua chiamata. Celebrare vuol dire ringraziare e adorare il Signore presente, riabbracciare il suo progetto, rispondere con rinnovata generosità alla sua chiamata. Siamo qui per questo! E voi, care sorelle monache, siete investite in prima persona da questa celebrazione, ognuna di voi, e voi tutte insieme come comunità. Vi viene consegnata e, attraverso di voi, viene consegnata a tutti noi una parola: Ricordati di Gesù Cristo. Facciamone tesoro: Figlio mio, ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti.
È una chiave di lettura di quanto viviamo qui attorno all’altare, ma anche della situazione della Chiesa e del mondo e di tutta intera la nostra vita, compresa la vita di questa comunità.
Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti. Vivere l’Eucaristia vuol dire vivere la Pasqua di Gesù, lasciarci incontrare dal Risorto. Come duemila anni fa, anche oggi nella Messa Gesù ci dona lo Spirito Santo, luce che aiuta a comprendere e forza per affrontare la vita da cristiani ed essere suoi testimoni. Dice san Paolo: la parola di Dio non è incatenata: non dobbiamo avere paura del mondo perché Gesù, con la sua risurrezione, ha vinto il mondo! Il mondo non è solo fuori, ma dentro di noi e ci aggredisce attraverso piccole o grandi chiusure agli altri, risentimenti, egoismi…
Ricordati di Gesù Cristo anche nei momenti di buio e di fatica come quello che attraversa l’umanità in questo momento, come quelli che inevitabilmente tutti dobbiamo affrontare. Gesù non toglie la sofferenza. Neppure risponde alla domanda drammatica del perché certe cose accadano. Però Gesù è lì, dove l’uomo soffre, dove io soffro. Gesù è dentro alla fatica, alla sofferenza e alla morte di ogni uomo perché Lui ci è passato e ci accompagna e ci porta con sé nella vita piena. È una sfida per la fede: Gesù è dentro la mia sofferenza e la mia fatica, Gesù è dentro al mio peccato come luce di misericordia e di speranza!
Ricordati di Gesù Cristo che rimane fedele per sempre. Noi possiamo allontanarci da Lui, intiepidirci, cadere nell’indifferenza, addirittura nel tradimento. Cristo, Buon Pastore, andrà sempre in cerca della pecora smarrita. Le nostre infedeltà, debolezze e incoerenze troveranno sempre una barriera al baratro nella fedeltà del Signore Gesù, nella sua inesauribile misericordia, nel suo amore che non si stanca mai di perdonare. Se lo vogliamo, la sua fedeltà si fa scudo contro le frecce infuocate del Maligno. Gesù guarisce sempre tutti, come ha guarito i dieci lebbrosi, tutti e dieci e non solo quello che sarebbe tornato a dire grazie.
Cantiamo al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Celebriamo la storia di Dio con noi!