Non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura,
ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”.
Uno dei più bei commenti all’ammonimento paolino si trova nelle famose parole della nostra Santa: «Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta!» (Lettera a Suor Maria Battista, priora di Valladolid, 2 novembre 1576).
Sono infiniti i motivi che possono giustificare paura e turbamento: quelli che nascono da noi stessi, a motivo della nostra debolezza e fragilità, a volte per i nostri peccati; quelli che provengono dalle relazioni che viviamo in famiglia, nella comunità; quelli provocati da un mondo insanguinato dalla violenza, dall’ingiustizia e dal disordine morale e sociale. Potremmo davvero lasciar cadere le braccia e arrenderci. Invece la Parola di Dio ci invita a levare il capo, a guardare in alto: Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi. Questo è il dono di Dio. Siamo stati adottati da Dio e Dio ci guarda e ci tratta come figli. Ci dona lo Spirito del Figlio, Gesù. E lo Spirito Santo ci abilita a pregare come ha pregato Gesù: Abbà! Padre! E questo sempre, anche nei momenti in cui paura e turbamento rischiano di prendere il sopravvento. Così ha fatto Gesù quando nel Giardino degli Ulivi cominciò a sentire paura e angoscia e disse ai discepoli: La mia anima è triste fino alla morte… Non ha perso la fiducia nel Padre e si è rivolto a Lui con la preghiera che conosciamo: Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu (cfr Mc 14, 34-36).
Ecco la preghiera filiale che lo Spirito di Dio suscita in noi. Benedetto XVI, in una bellissima catechesi, faceva notare la diversa sfumatura presente in san Paolo quando parla dello Spirito Santo in relazione alla preghiera cristiana. In Galati (4, 6) è lo Spirito stesso che grida Abbà! Padre! in Romani (8,15) siamo noi a gridare Abbà! Padre!: «San Paolo vuole farci comprendere che la preghiera cristiana non è mai, non avviene mai in senso unico da noi a Dio, non è solo un “agire nostro”, ma è espressione di una relazione reciproca in cui Dio agisce per primo: è lo Spirito Santo che grida in noi, e noi possiamo gridare perché l’impulso viene dallo Spirito Santo. Noi non potremmo pregare se non fosse iscritto nella profondità del nostro cuore il desiderio di Dio, l’essere figli di Dio» (Udienza del 23 maggio 2012).
La preghiera cristiana è come un fiore che germoglia nell’humus della relazione di Dio con noi. E questa relazione siamo chiamati a coltivare perché la paura e il turbamento non spengano la nostra vita e il nostro amore. Santa Teresa continua il famoso testo, che ho citato all’inizio, proprio con queste parole: «Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai in una grande pace».
È questa pace che auguro a voi, care sorelle monache nella solennità della vostra Madre. È questa pace che ci auguriamo fraternamente gli uni agli altri. È ancora questa pace che chiediamo con insistenza nella preghiera per tutti gli uomini. Soltanto la pace di Dio ha la forza di far tacere le armi perché solo la pace di Dio strappa dal cuore dell’uomo la paura, radice di ogni violenza.
Così preghiamo! Così sia, per grazia di Dio!