Carissimi, san Grato fu pastore buono e instancabile: la sua memoria si è mantenuta nei secoli perché la sua azione apostolica ha piantato semi di fede e di carità che ancora fruttificano nella nostra Chiesa. A lui possiamo applicare le parole di san Paolo: san Grato come saggio architetto ha posto il fondamento dell’edificio di Dio e altri hanno costruito sopra. Tra questi siamo anche noi, pastori di oggi, che assieme a voi, cari fedeli, costruiamo la Chiesa di Dio che è in Valle d’Aosta. Raccogliamo tutti il severo monito dell’Apostolo: Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Questo è un punto fermo per tutti, pastori e fedeli: Gesù è… la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati (At 4, 11-12). A noi pastori è chiesta grande umiltà per essere trasparenti all’azione di Cristo. Non siamo chiamati a personalizzare il sacerdozio, ma a viverlo così come la Chiesa ce lo ha affidato il giorno dell’ordinazione, fedeli alla consegna di Dio: Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò… Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca. Non diciamo parole nostre, ma la Parola di Dio, non abbiamo idee e progetti da proporre, ma il Vangelo di Cristo e i suoi comandamenti, non sostegni mondani, ma la grazia dei Sacramenti, celebrati fedelmente e quotidianamente. E voi fedeli prendetevi cura con noi dell’edificio di Dio: prendetevi cura della vostra famiglia, della vostra comunità religiosa, della vostra unità parrocchiale, impegnandovi a coltivare nella quotidianità il rapporto con Gesù, sorgente di vita piena e bella. Insieme prendiamoci cura della qualità evangelica della vita comunitaria, ridando il giusto senso e valore ai rapporti interpersonali, ai gesti liturgici, alla preghiera, alla carità, alla catechesi, alla cura per le strutture. L’anno pastorale che inizia è dedicato alla vita ordinaria delle comunità perché siano lampade accese che portano a tutti la luce di Cristo. Privilegiamo la cura delle relazioni, combattendo il male profondo che le spegne, l’individualismo, che colpisce senza riguardo sacerdoti e laici, consacrati e famiglie, giovani e adulti. Per superarlo, ripartiamo dall’ascolto che chiede tempo donato agli altri e apertura del cuore e della mente per accogliere veramente l’altro e la sua narrazione e per condividere la nostra. Chi ha responsabilità – parroco, superiore, responsabile, papà, mamma, educatore – innanzitutto deve esserci e poi essere disponibile per mettere l’altro nella condizione di accesso facile e sereno all’incontro e allo scambio.
Rilancio l’idea di una domenica al mese come giornata della comunità per attivare comunitariamente le relazioni. Si tratta di creare, attorno all’Eucaristia e a partire dall’Eucaristia, un’occasione di incontro per famiglie, giovani e adulti, aggregazioni laicali e altre forme di associazionismo e di volontariato presenti nell’unità parrocchiale. La domenica della comunità potrebbe anche diventare un punto di riferimento per la formazione alla vita cristiana a partire dall’iniziazione.
Mi piace pensare che la cura per la vita ordinaria delle comunità, proposta alla diocesi come percorso pastorale, possa essere esportata nella vita sociale della Valle dai fedeli che si candidano alle prossime elezioni regionali e comunali. Spero che tutti i candidati abbiano a cuore il presente e il futuro delle persone che abitano il territorio, soprattutto di giovani e famiglie e di quanti vivono fragilità, disagio e povertà. A coloro che si professano credenti e sono praticanti chiedo uno stile che testimoni dedizione generosa e disinteressata al bene comune e un’attenzione particolare per alcuni ambiti, come la famiglia, la promozione e la difesa integrale della vita umana, la libertà educativa, l’impegno a favore di poveri ed emarginati. A loro vorrei consegnare il consiglio rivolto recentemente dal Papa a un gruppo di uomini politici francesi a unirsi sempre più a Gesù, di viverne e di testimoniarlo, perché «non c’è da una parte l’uomo politico e dall’altra il cristiano. Ma c’è l’uomo politico che, sotto lo sguardo di Dio e della sua coscienza, vive cristianamente i propri impegni e le proprie responsabilità! Siete… chiamati a rafforzarvi nella fede, ad approfondire la dottrina — in particolare la dottrina sociale — che Gesù ha insegnato al mondo, e a metterla in pratica nell’esercizio delle vostre funzioni… I suoi fondamenti sono sostanzialmente in sintonia con la natura umana, la legge naturale che tutti possono riconoscere, anche i non cristiani, persino i non credenti. Non bisogna quindi temere di proporla e di difenderla con convinzione: è una dottrina di salvezza che mira al bene di ogni essere umano, all’edificazione di società pacifiche, armoniose, prospere e riconciliate». E questo anche quando «Cristo e la sua Chiesa sono emarginati… ignorati… ridicolizzati» (28 agosto 2025).
Che l’intercessione di San Grato ci ottenga pastori fedeli e trasparenti alla grazia, famiglie e comunità nelle quale le relazioni si rigenerano ogni giorno nel rapporto vivo e personale con Cristo, amministratori dediti al bene comune e, se credenti, coraggiosi nel testimoniare la verità di Dio e dell’uomo secondo il Vangelo di Cristo! Amen.