Rallegrati, piena di grazia…
Così l’angelo saluta Maria. In questo nuovo nome – piena di grazia – sta tutto il senso della festa dell’Immacolata, alla quale guardiamo oggi con gli occhi del Concilio.
Riprendendo un’immagine di sant’Ambrogio, possiamo dire che Maria è uno specchio per la Chiesa: in Lei si riflette la luce di Dio e in Lei la Chiesa si specchia per essere santa e immacolata davanti a Dio. La Chiesa di cui parliamo siamo noi: ognuno di noi, le nostre famiglie, le nostre comunità.
In Maria – piena di grazia – si riflette la luce di Dio. Nel linguaggio biblico grazia indica lo sguardo benevolo di Dio verso l’umanità. Questo sguardo divino, eterno, pieno di amore, si traduce in una azione che, mediante Gesù, raggiunge la nostra vita. San Paolo la descrive così: Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo. Lo sguardo di Dio si fa benedizione, scelta, chiamata ad essere figli in Gesù. E così la grazia-benevolenza eterna di Dio si fa grazia-dentro di noi, germe di santità, sorgente che zampilla nell’anima e ci vivifica e santifica.
Contemplare Maria, Immacolata, piena di grazia, ci fa riscoprire la nostra vera grandezza, essere figli di Dio in Gesù, abitati da un seme di vita che scaturisce da Cristo: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10, 10). Gesù è morto in croce per piantare in noi la grazia di Dio, principio di vita da accogliere, custodire e alimentare. La grazia divina, che è in noi, ci permette di guardare a noi stessi, alla nostra famiglia e alla nostra comunità con speranza e di lavorare per la nostra conversione, per superare le difficoltà nelle relazioni familiari o comunitarie e costruire comunione. Ci impedisce di cadere nello sconforto. Così anche attraverso di noi si riflette la luce di Dio, quella vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1, 9), Gesù.
Per fare questo possiamo specchiarci in Maria, prenderla a modello, adeguarci al suo esempio. Ci fa bene ripercorrere la sua vita, dall’annunciazione all’assunzione, come ci fa fare la recita del Rosario. I misteri della sua vita sono passi concreti nei quali Maria ha fatto fiorire la grazia divina piantata in Lei fin dal primo istante della sua esistenza. Prima di noi ha camminato nel chiaroscuro della fede, senza venir meno al suo sì: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola. Penso alle domande che pone all’angelo, ai dubbi e timori che accompagnano la vita e il ministero di Gesù (cfr Mt 1, 18-19; Lc 2, 48; Mc 3, 21), allo strazio della Passione. Maria ha incarnato la sua fede nella carità, anche morendo a se stessa, come quando, ai piedi della croce, accetta Giovanni e l’intera umanità al posto del Figlio morente. San Bernardo, commentando la scena, si rivolge così a Maria: «Forse che non furono per te più che una spada, che ti trafissero e spaccarono l’anima e lo spirito, le parole di lui: “Donna, ecco tuo figlio?” Quale scambio! Ti è dato Giovanni al posto di Gesù… il discepolo in luogo del maestro, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo invece del vero Dio». Con fede incrollabile Maria ha imparato a guardare al futuro con gli occhi di Dio e per questo noi la invochiamo Madre di speranza, contemplandola nel cenacolo con i discepoli in attesa orante dello Spirito Santo.
Specchiandoci in Lei impariamo anche noi camminare nella fede, nella carità e nella speranza, senza illusioni, tenendo i piedi per terra, consapevoli della nostra pochezza, ma anche della fedeltà di Dio che ci ha da sempre amati e benedetti, scelti e chiamati. Dio porta sempre a compimento ciò che ha iniziato, se noi ci facciamo umili e piccoli, se ci abbandoniamo alla sua grazia e cerchiamo di praticare il Vangelo, seguendo l’esempio della Madre, Maria.