Santa Messa in onore di San Giovanni Paolo II

Cattedrale di Aosta

08-04-2025

 

Cari fratelli e sorelle, San Giovanni Paolo II ci viene incontro stasera. A me sembra di poter cogliere nella memoria che celebriamo la consegna di un amico, il grido di un uomo di fede, la prossimità di un Santo.

La consegna di un amico:
Chiunque trova Cristo, ha la vita eterna

Ripercorrendo i testi pronunciati in Valle, salta agli occhi la gioia del Papa di trascorrere del tempo tra le nostre montagne. Penso che l’attaccamento, dimostrato da ben dieci soggiorni estivi, abbia radici nella Visita pastorale del 1986, primo contatto non solo con l’ambiente naturale, ma anche con la storia e le caratteristiche del nostro popolo, nelle quali trovò forse qualche richiamo alla storia del suo popolo. Diceva: «La vostra identità umana e sociale non si può scindere dall’adesione alla fede rivelata da Dio… A voi, in questa Valle, il Vangelo è giunto fin dalle prime generazioni cristiane, facilitato dalla grande strada di scorrimento… Questo è il mio augurio per voi. Rimanere voi stessi, crescendo nella verità di Dio. Come nel passato, la vostra fede è stata uno stimolo ad aprirvi alla dimensione sociale, così oggi fate in modo che la dimensione orizzontale non sia per voi una tentazione per chiudervi alla dimensione dello spirito» (6 settembre 1986). Rimanere noi stessi, crescendo nella verità di Dio. Una consegna ardua, da declinare tenendo conto delle mutate condizioni sociali e culturali. Essa va raccolta innanzitutto da chi crede in Gesù, ma essa può raggiungere anche chi non si riconosce nella pratica del Vangelo: tutti siamo invitati a non permettere alle preoccupazioni e alle sollecitazioni del mondo di soffocare domande e aneliti dello spirito. Una consegna che chiede alle nostre comunità un impegno aperto, accogliente e autenticamente missionario. Tocca a noi credenti, alla nostra vita, far risuonare ancora il nome di Gesù fra la nostra gente, oggi in una situazione simile a quella degli inizi dell’avventura cristiana in Valle.

Il grido di un uomo di fede:
Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo… conoscerete che Io Sono

Volendo individuare la cifra del ministero universale di San Giovanni Paolo II, credo che la si trovi nella forza della sua fede in Gesù Cristo unico Salvatore degli uomini. Ha girato il mondo intero per annunciare e testimoniare questo a tutti. E lo ha fatto senza paura, senza complessi di inferiorità. Ovunque ripeteva, come un’eco, il grido del primo giorno di pontificato: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!… Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita… eterna» (22 ottobre 1978). È il grido di un pastore coraggioso che trovo di grande attualità in un momento complesso, difficile e confuso come quello che viviamo. Il nostro mondo ha bisogno di riscoprire Cristo e il valore salvifico e trasformante della sua croce. San Giovanni Paolo II ci invita a seguire il suo esempio, a diventare apostoli dell’amore di Dio per l’umanità, raccontando a tutti la nostra fede, condividendo con convinzione e generosità i suoi doni di conoscenza e di carità.

La prossimità di un Santo:
Signore, ascolta la mia preghiera… Non nascondermi il tuo volto nel giorno in cui sono nell’angoscia

Il 20 luglio 1989, durante il bellissimo incontro con i giovani a Les Combes, il Papa ebbe a dire: «Vorrei tornare… a questo “camminare” alpinistico così tipico delle montagne della vostra regione… le più superbe montagne di tutta l’Europa. Si vede che questi camminatori alpini… camminano sempre in due, in tre, in quattro. Possiamo dire che il modo di fare l’alpinismo è un modo “sinodale”. Si deve trovare una strada comune, un cammino comune, e questo è anche il metodo tradizionale della Chiesa, che viene dalla esperienza dei dodici… Camminare insieme, incontrarsi, incontrarci, trovare una strada comune, una strada in cui noi due, noi tre, noi cento, noi diecimila stiamo insieme per arrivare a quella meta spirituale che è la vita in Gesù Cristo». Raccogliamo la bella immagine, soprattutto viviamola, sapendo che il camminare insieme si allarga a quanti hanno camminato prima di noi e che per noi intercedono dal Cielo. Sono i Santi. Tra essi c’è San Giovanni Paolo II. Sono certo della sua vicinanza alla nostra Diocesi e alla nostra Valle. E c’è un luogo che la materializza, Les Combes. Canonizzato Giovanni Paolo II il 27 aprile 2014, subito, su istanza dell’allora Parroco don Ugo, ho chiesto e ottenuto una preziosa reliquia del suo corpo da conservare nella Cappella di Les Combes, poi eretta il 22 giugno 2016 come Santuario diocesano a lui dedicato. Penso che questo luogo – santuario e dintorni – custodisca per noi la memoria del nostro Papa Santo, del suo amore per la nostra terra e la nostra gente. Mi auguro che possa diventare sempre più meta di pellegrinaggio, innanzitutto per noi valdostani, perché chi ha fede possa rinvigorirla e chi non l’ha o l’ha persa possa trovarla o ritrovarla, imparando a camminare insieme verso la santa montagna che è Cristo e crescere in Lui come uomini e come cristiani.

 

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