Quante domande sono rimbalzate in questi giorni per cercare di scoprire chi sia questo Papa e quali possano essere i passi che muoverà.
Mi pare che papa Leone ci suggerisca di andare al di là della sua persona per cogliere chi è il Papa nel suo servizio alla Chiesa. Sono forse domande che si portava nel cuore entrando in Conclave e che sono diventate urgenti al momento dell’elezione. A ben leggere, nei primi interventi troviamo cenni di risposta, collegati proprio al Vangelo del Buon Pastore.
Rimarranno impresse nella memoria le prime parole pronunciate: «La pace sia con tutti voi!». È il saluto liturgico che ogni Vescovo rivolge all’assemblea all’inizio della Messa. Il Papa le ha commentate così: «Questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante… Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente». Il Papa ripete le parole di Cristo e abbraccia il mondo intero. Per lui è chiaro che il Pastore è Cristo e che «chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità» deve «sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3, 30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo».
Il Papa è «un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo». Così Leone XIV parlando ai Cardinali. E commentando le parole di Pietro, Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16), dice che questo è «il patrimonio che da duemila anni la Chiesa, attraverso la successione apostolica, custodisce, approfondisce e trasmette. Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, cioè l’unico Salvatore e il rivelatore del volto del Padre». E aggiunge: «Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore (cfr 1Cor 4,2) a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa; così che Essa sia sempre più… faro che illumina le notti del mondo… attraverso la santità dei suoi membri». Al centro c’è Cristo. Il Papa custodisce e trasmette il tesoro della fede in Gesù Cristo perché la Chiesa brilli nel mondo per la vita santa dei suoi membri. Per fare questo il Papa si fa ascoltatore della voce di Cristo e fedele ministro dei suoi disegni di salvezza. Il Papa aggiunge una nota che illumina un tema caro al cammino sinodale italiano, la formazione alla vita cristiana: «Dio ama comunicarsi, più che nel fragore del tuono e del terremoto, nel “sussurro di una brezza leggera” (1Re 19,12)… È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo Popolo di Dio che ci è affidato». È l’incontro con Cristo Salvatore l’obiettivo del ministero papale e di ogni ministero pastorale nella Chiesa!
Concludo richiamando l’impegno della missione nel mondo di oggi. Commentando la domanda di Gesù ai discepoli: La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo? (Mt 16, 13), Leone XIV nota che, oggi come allora, ci possono essere chiusure e visioni parziali che non permettono di cogliere la verità della persona di Gesù.
I potenti del tempo consideravano «Gesù una persona totalmente priva d’importanza, al massimo un personaggio curioso, che può suscitare meraviglia con il suo modo insolito di parlare e di agire». Oggi troviamo «contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti… ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco». È una provocazione forte quella del Papa. Obbliga a chiedersi se la mancanza di fede non sia una delle cause dello smarrimento del nostro mondo con le sue conseguenze di ingiustizia e di violenza. È una provocazione che stigmatizza ogni tentazione rinunciataria dei cristiani rispetto all’annuncio.
La gente comune considerava Gesù: «un uomo retto, uno che ha coraggio, che parla bene e che dice cose giuste, come altri grandi profeti della storia di Israele. Per questo lo seguono, almeno finché possono farlo senza troppi rischi e inconvenienti. Però lo considerano solo un uomo…». Oggi ritroviamo questa visione laddove «Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere… in un ateismo di fatto». È un’analisi impietosa, ma vera che chiede di essere assunta nelle nostre comunità. Il Santo Padre conclude: «Questo è il mondo che ci è affidato, nel quale, come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Cristo Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). È essenziale farlo prima di tutto nel nostro rapporto personale con Lui, nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione. Ma poi anche, come Chiesa, vivendo insieme la nostra appartenenza al Signore e portandone a tutti la Buona Notizia».