Santa Messa degli Artigiani

Collegiata di Sant'Orso

30-01-2025

 

Cari fratelli e sorelle, dalla Parola proclamata e dalla vita di Sant’Orso raccolgo tre prospettive di impegno per noi: una verifica personale, uno stimolo per la vita ecclesiale; una provocazione per la società.

«Voici le peuple de ceux qui cherchent ta face, Seigneur». Tandis que nous chantions le refrain je me demandais : «Sommes-nous vraiment des hommes et des femmes qui cherchent le Seigneur?». Le Psaume vingt-trois nous offre le test décisif pour répondre : Qui peut gravir la montagne du Seigneur…? L’homme au cœur pur, aux mains innocentes, qui ne livre pas son âme aux idoles. Je crois que personne ne peut prétendre remplir pleinement toutes les conditions requises, cœur pur, mains innocentes, liberté de toute idole. Mais chacun de nous, ce soir, peut se demander s’il est sur la bonne route. Chacun de nous, avec l’aide de Dieu, peut travailler pour purifier son cœur et le centrer sur Dieu et ses commandements, pour laver ses mains de toute injustice et corruption, pour fuir les idoles d’un individualisme hédoniste et matérialiste qui nous tente continuellement.

Nel Vangelo Gesù sprona i discepoli alla missione. La lampada è la Parola di Dio. È l’annuncio del Regno, la buona notizia della vicinanza di Dio agli uomini, di Dio che perdona i peccati e chiama alla comunione. È questa la luce che la comunità cristiana deve mettere sul candelabro. Quanto il nostro mondo e la nostra Valle ne abbiano bisogno è sotto gli occhi tutti. La progressiva scristianizzazione dei nostri paesi dice l’urgenza di riproporre il Vangelo, come via di umanizzazione e di salvezza per il nostro tempo. Spesso però le nostre comunità non trovano il coraggio e l’entusiasmo necessari. Addirittura sono in sofferenza per la mancanza di partecipazione. Per questo la prima lettura ci richiama: Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza… Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda… Come sarebbe bello che molti di noi uscissero stasera dalla chiesa di Sant’Orso con il proposito di essere più presenti alla vita della propria comunità, a partire dalla Messa domenicale, e di provare a essere missionari nelle relazioni di ogni giorno, stimolando la stessa comunità alla  testimonianza.

Infine Sant’Orso ci provoca anche come cittadini e come amministratori. Ci trasmette il modello di un uomo che prende sul serio la convivenza sociale e la propria responsabilità. La Vita ce lo dipinge come uno che si fa carico degli altri, che non è indifferente alla loro sorte. Penso ai gesti quotidiani di carità verso i poveri, all’intervento per fermare l’inondazione del Buthier, all’acqua fatta scaturire a Busseyaz, alla cura del creato, all’attenzione per le persone in difficoltà, come i due servi del Vescovo… La festa, così bella, che stiamo vivendo non può farci dimenticare i problemi che affliggono la nostra società:  famiglie che non riescono ad avere una vita dignitosa per mancanza di lavoro, inadeguatezza del salario, emarginazione culturale; famiglie che non trovano una casa da affittare, forse anche perché troppi alloggi sono destinati al più redditizio uso turistico; crollo delle nascite; disorientamento morale; alcolismo; suicidi… A voi, Amministratori, spettano l’elaborazione di una visione della nostra società capace di futuro e gli interventi su vasta scala. A tutti noi, fratelli e sorelle, è chiesto impegno quotidiano nelle scelte che facciamo, ma anche nei gesti piccoli e semplici, quali quelli legati al buon vicinato e alla costruzione di reti relazionali buone e di solidarietà sociale.

Ci insegni Sant’Orso a prenderci cura gli uni degli altri!

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