Carissimi, raccolgo e condivido tre spunti dalla Parola di Dio riletta alla luce del tema del vostro Convegno: “Il Santuario: casa di consolazione e di speranza”.
I Santuari luoghi di pace
Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole … La carità non fa alcun male al prossimo.
Vorrei riconsegnarvi la riflessione fatta da papa Leone qualche giorno fa al Colosseo: «Il mondo ha sete di pace: ha bisogno di una vera e solida epoca di riconciliazione, che ponga fine alla prevaricazione, all’esibizione della forza e all’indifferenza per il diritto. Basta guerre, con i loro dolorosi cumuli di morti, di distruzioni, di esuli!» A questo grido aggiungeva un’esortazione forte: «I luoghi di preghiera siano tende dell’incontro, santuari di riconciliazione, oasi di pace». Il Papa si rivolgeva a tutte le religioni, ma come non sentire un richiamo immediato per noi, per le nostre chiese e, in particolare, per i Santuari, nella convinzione «che la preghiera è una grande forza di riconciliazione. Chi non prega abusa della religione, persino per uccidere. La preghiera è un movimento dello spirito, un’apertura del cuore. Non parole gridate, non comportamenti esibiti, non slogan religiosi usati contro le creature di Dio. Abbiamo fede che la preghiera cambi la storia dei popoli» (28 ottobre 2025). I Santuari, luoghi di preghiera, diventano oasi di pace, facendosi, in nome di Dio, promotori di dialogo, di accoglienza, di gesti di riconciliazione ed educando a questi percorsi i fedeli che li frequentano.
I santuari luoghi di carità
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito… dona largamente ai poveri.
I nostri Santuari sono cercati dai poveri, nello spirito e nel corpo, per chiedere consolazione e aiuto. E la trovano nelle parole di conforto che voi sapete offrire nella predicazione e negli incontri personali, la trovano nel perdono dei peccati e nelle opere di carità. Davvero i Santuari sono luoghi dove prendono forma le opere di misericordia corporale e spirituale. Forse potrebbe essere ancora più curato il coinvolgimento delle comunità cristiane del territorio sul quale il Santuario insiste, perché più fedeli diventino mani e volti collegati al Santuario nell’accogliere e servire i poveri, nell’accogliere e servire Cristo Signore in loro.
I Santuari luoghi di una proposta alta di vita cristiana
Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Tante e le più diverse fra loro sono le vie che portano a un Santuario, a volte sono vie impensate e impensabili, come voi sapete meglio di me. Parlo ovviamente delle vie del cuore e della mente, legate alla sofferenza e alla ricerca di Dio e del senso della vita, al ringraziamento, alla bellezza e all’arte, alla curiosità e al tempo libero…
Al termine dell’Anno Santo del duemila san Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Novo Millennio ineunte (6 gennaio 2001) proponeva di porre a fondamento della programmazione pastorale delle nostre Chiese quanto san Paolo scriveva ai Tessalonicesi: Questa… è la volontà di Dio, la vostra santificazione (1 Ts 4, 3).
Facciamo nostro – per le nostre Diocesi e per i nostri Santuari – l’indicazione precisa del santo Papa, che conserva integra la sua attualità e anche urgenza: «È ora di riproporre a tutti con convinzione questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione». E spiegava che porre la programmazione pastorale nel segno della santità è una scelta gravida di conseguenze perché «Significa esprimere la convinzione che, se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale. Chiedere a un catecumeno: “Vuoi ricevere il Battesimo?” significa al tempo stesso chiedergli: “Vuoi diventare santo?”» (n. 31).
Insieme, cari fratelli e sorelle, preghiamo in questa Santa Messa perché tutti i nostri Santuari siano sempre di più luoghi di pace, di carità, di proposta alta di vita cristiana.