La celebrazione della festa di Tutti i Santi offre in unico flash l’inizio e la fine dell’avventura cristiana.
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! L’inizio della vita cristiana è l’amore infinito di Dio che si è concretizzato e manifestato in Gesù crocifisso. Scrive il Santo Padre nell’ultima Enciclica: la croce di Gesù «è la parola d’amore più eloquente. Non è un guscio vuoto, non è puro sentimento, non è un’evasione spirituale. È amore. Ecco perché San Paolo, quando cercava le parole giuste per spiegare il suo rapporto con Cristo, disse: “Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). Questa era la sua più grande convinzione: sapere di essere amato» (DN 46). Questa è la nostra fede, propulsione di tutta la nostra vita. All’inizio sta l’amore di Dio.
Alla fine stanno la lode e l’adorazione, nella gioia della visione di Dio e della comunione con Lui e con tutti i Santi del Paradiso, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare… Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello… E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli… si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio…
Qui sta la vita cristiana: sapersi amati da Dio in Cristo, chiamati alla comunione eterna con Lui. Detto così potrebbe parere un quadretto idilliaco, ma la Parola di Dio non ci illude, non ci inganna: tra l’inizio e la fine c’è una lotta che deve compiersi; i discepoli che entrano in Paradiso sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. La nostra esperienza ce lo conferma. C’è una lotta che dobbiamo sostenere dentro di noi contro il male, ma ci sono anche le persecuzioni del mondo.
Molti nostri fratelli e sorelle conoscono la persecuzione cruenta. Nel 2023 erano 365 milioni i cristiani in qualche modo perseguitati in cento paesi presi in considerazione, 4.998 gli uccisi e 14.766 le chiese distrutte o colpite. Non possiamo oggi dimenticarli, questi fratelli, nella nostra preghiera.
Anche noi, senza arrivare a tanto, patiamo varie forme di ostilità: la nostra fede viene dileggiata, noi stessi veniamo respinti o emarginati quando ci professiamo cristiani, quando diciamo che andiamo in chiesa. Alcuni giorni fa ho incontrato un gruppetto di giovani che mi hanno parlato della loro esperienza a scuola: una di loro diceva: «nella mia classe siamo solo due credenti»; aggiungeva un altro: «io sono solo». I racconti potrebbero moltiplicarsi pensando agli ambienti di lavoro dove il minimo è la presa in giro per chi crede. La festa dei Santi dice qualcosa al riguardo? Sì, tanto.
Ci dice che non si è cristiani da soli. Ci fa pensare alla comunione dei Santi che ha due facce, una visibile e una invisibile. Visibile è la rete fraterna che, con l’aiuto di Dio, costruiamo tra noi per sostenerci con la preghiera condivisa, con il coraggio della testimonianza e l’aiuto reciproco. Invisibile, ma altrettanto reale, è la compagnia dei Santi del cielo che Dio nella sua bontà dona alla nostra debolezza come sostegno e modello di vita. Non dobbiamo temere di invocarli e di lasciarci accompagnare da loro. Al centro di questa comunione c’è Gesù e, con Lui il Padre e lo Spirito Santo, tutta la Trinità. Si legge, nei detti e fatti dei Padri del deserto, che un giovane chiese a un anziano perché avesse paura di camminare nel deserto. L’anziano rispose: «Perché tu credi di essere solo, e non vedi che c’è Dio con te». La paura nasce dalla mancanza di fede nella presenza di Dio. E c’è ben da chiedersi se la paura del futuro, l’angoscia e la percezione del non senso della vita che tormentano il nostro ricco e decadente occidente non derivi direttamente dal fatto che le persone e la società non avvertono più la presenza di Dio e che si faccia di tutto per allontanarlo, anzi per cacciarlo dalla nostra cultura. Forse per questo la paura prende piede e dilaga.
Celebriamo oggi i Santi del cielo. In loro vediamo anticipato il nostro destino finale. Invochiamo i Santi del cielo. Sono compagni affidabili nella lotta per la vita. Viviamo la comunione dei Santi, quella verticale con i Santi del cielo, ma anche quella orizzontale con i fratelli chiamati come noi alla santità, frutto maturo dell’amore infinito di Dio riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5, 5). Insieme possiamo pregare: «Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore». Sì, o Signore, insieme vogliamo essere la generazione che cerca il tuo volto!