S. Messa nel 30° anniversario della celebrazione di Giovanni Paolo II al Prato di Sant’Orso in Cogne

18-08-2024

 

Cari fratelli e sorelle, seguendo l’invito di san Giovanni Paolo II a conformare la nostra vita alla Parola che ascoltiamo, vi propongo tre suggerimenti tratti dalle letture appena ascoltate, tre parole da praticare.

La prima parola riguarda il mistero grande che stiamo celebrando. Gesù dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Gesù parla dell’Eucaristia che rende presente il suo Corpo offerto in sacrificio per noi sulla croce e il suo Sangue versato per la remissione dei nostri peccati. Quel Corpo e quel Sangue presenti realmente nel sacramento del pane e del vino siamo chiamati a consumare per avere in noi la vita. Le parole di Gesù lasciarono esterrefatti i presenti, tanto che molti dei suoi discepoli si allontanarono da Lui trovandole troppo dure, impossibili da ascoltare (cfr Gv 6, 60). Noi, discepoli di duemila anni dopo, purtroppo ci abbiamo fatto l’abitudine e, a volte, rischiamo di rimanere freddi e indifferenti. Altre volte rischiamo di edulcorare queste parole, mentre dobbiamo lasciarci scuotere dal loro realismo per viverle nella certezza che solo così possiamo avere la vita eterna ed essere, un giorno, resuscitati da Gesù.

Il secondo suggerimento è il monito di San Paolo: Fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi… sappiate comprendere qual è la volontà del Signore… siate… ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi… inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

La fede non ci lascia indifferenti di fronte alle scelte che la vita pone davanti a noi. Non è vero quanto la cultura odierna ci propina in ogni modo: una cosa vale l’altra, ciò che fa la differenza è l’intenzione e il sentire individuale. Ma non è così. C’è un codice morale impresso dentro di noi dal Creatore, che va riconosciuto e perseguito, malgrado fatiche e fallimenti. Per praticare il bene, l’Apostolo suggerisce due atteggiamenti di fondo, la ricerca della volontà di Dio e la gratitudine. Il primo ci apre alla verità sulla vita dell’uomo contenuta nei comandamenti di Dio; il secondo ci apre alla fede per riconoscere che da Dio veniamo e a Dio siamo destinati e che l’universo intero a Lui appartiene e per questo va difeso e coltivato in tutte le sue dimensioni.

Il terzo suggerimento è l’invito ad abbandonare inesperienza e insensatezza per trovare e ritrovare sempre la via di Dio meditando proprio sulla bellezza e sulla grandezza del creato. Così san Giovanni Paolo II, qui a Cogne: «La montagna ci ispira la visione di Dio creatore, ed anche ci ispira la conoscenza più profonda della creatura, di tutte le creature, e soprattutto di questa creatura che è l’uomo. Sì, noi arriviamo qui per acquistare una più profonda conoscenza di noi stessi. Questa altezza dei monti ci parla anche della profondità dell’essere umano, ci permette di scoprire le profondità del nostro essere uomini e donne». Concludeva invitando a seguire l’esempio del beato Pier Giorgio Frassati: «Ha saputo unire al generoso servizio al Signore ed ai fratelli l’ammirazione per l’armonia del creato. E ci è tanto necessaria questa ammirazione del Creato, ammirazione dell’opera di Dio. Attraverso questa ammirazione del Creato, l’ammirazione di Dio stesso; attraverso l’ammirazione del visibile, l’ammirazione dell’invisibile… Davanti a così straordinario spettacolo della natura viene spontaneo elevare il cuore verso il cielo, come il giovane Frassati amava spesso fare». Cosi sia!

 

condividi su