Route dei giovani alla vigilia della Solennità di San Grato

Eremo di San Grato

06-09-2025

 

Ger 1, 4-9 e Sl 96 (95), 1-4.10-11a
Cantate al Signore, benedite il suo nome

È la prima parola che vi consegno, cari amici: «Cantate al Signore, benedite il suo nome». Perché cantare al Signore? Perché il Signore si fa vicino, ci ama, si interessa a noi, alla nostra vita.

È l’esperienza di Geremia: Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto… Prendiamo coscienza che queste parole sono rivolte anche a noi:  attraverso l’amore e la scelta dei nostri genitori, Dio ci ha chiamati all’esistenza, ci ha donato la vita. Non esistiamo per caso. Dio ci ha chiamati alla vita perché ci ama da sempre e vuole costruire un rapporto speciale con ognuno di noi. Non siamo soli nell’avventura della vita, Dio si accompagna a noi!

Quest’anno propongo alla diocesi di dedicare del tempo per prendersi cura della vita ordinaria delle persone e delle comunità. Cominciamo con il prenderci cura della nostra vita di uomini e donne, di  credenti, il che vuol dire fondamentalmente curare le nostre relazioni: tra noi – a partire dalla famiglia, dagli amici, dagli ambienti che frequentiamo – e con Dio.

In questa prima tappa risuoni in noi l’invito a cantare al Signore per la sua vicinanza: Io… conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10, 14). È così da parte mia? Come va il mio rapporto con Gesù? Proviamo a ripercorrere le nostre giornate, qualche momento significativo della nostra vita per cogliere la sua presenza, i  suoi gesti di amore, le sue chiamate.

 

1 Cor 3, 8-15
Siamo collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio

 San Paolo parla della vita della comunità cristiana, del rapporto tra i pastori e i fedeli, presentando il servizio dei sacerdoti come collaboratori di Dio, utilizzando due immagini: collaborano per costruire l’edificio-Chiesa e per coltivare il campo-Chiesa. Rimane fermo che il costruttore e l’agricoltore è il Padre; è Lui che chiama operai nel suo cantiere e nella sua vigna. Sono parole che responsabilizzano molto noi pastori e dicono quanto sia importante la presenza e il servizio dei sacerdoti nelle comunità. Per questo stasera vi chiedo alcuni impegni:

  • pregare per me e per i sacerdoti, perché sappiamo essere umili e generosi collaboratori di Dio;
  • custodire noi pastori, non esitando a richiamarci fraternamente quando vedete che andiamo fuori strada;
  • pregare per i giovani che il Signore chiama a questo ministero perché abbiano il coraggio di dire di sì.

 

Lc 11, 33-36
Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto…
ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce.

La terza parola che vi consegno è di essere lampada accesa che fa luce attorno a voi. Qual è il fuoco che ci accende e ci fa diventare luce? È l’amore di Gesù: l’amore che Gesù ha per noi e l’amore che noi abbiamo per Lui e, quindi per tutti coloro che mette sulla nostra strada. La fiammella di una lampada è molto delicata e basta un colpo di vento per spegnerla. Il vento che rischia di spegnere la luce dell’amore di Dio e dei fratelli si chiama  individualismo che si traduce con la ricerca della propria comodità, dei propri capricci e dei propri piaceri. Bisogna combatterlo non cedendo alla tentazione di isolarci, di guardare solo a noi stessi, di diventare superficiali e indifferenti. Non dimenticate che un bel giardino abbandonato a se stesso diventa una giungla di erbacce. Coltivate desideri belli, alti, puliti e sradicate ciò che vi tenta promettendo piacere, successo e poi vi soffoca. Per mettere in pratica questa terza parola vi chiedo di prendervi cura, assieme al vostro Parroco, della vita della vostra comunità e delle relazioni che la costituiscono.

 

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