Prima Stazione quaresimale cittadina

Chiesa parrocchiale di Saint Martin in Aosta

12-03-2025

Il pellegrinaggio delle stazioni quaresimali può essere per noi un cammino verso la speranza. La Parola di Dio, che abbiamo ascoltato e che ascolteremo, ci aiuterà a dare un volto alla speranza e ci indicherà i riferimenti del cammino.

Gesù: Nel giorno del  giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona. Ciò che Gesù rimprovera alla sua generazione è di non aver creduto alla Parola di Dio, come invece avevano fatto i Niniviti.

Torniamo allora a Giona: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta. Questa la sua predicazione e i Niniviti credettero a Dio e fecero penitenza. È il re, vestito di sacco e seduto sulla cenere, a esprimere ciò che li muove: Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire! In queste parole prende forma la speranza di salvezza, e noi non abbiamo a perire! Una città violenta e sanguinaria, di fatto condannata a essere vittima di se stessa (cfr Na 3, 1-7), grazie al profeta scopre di poter sfuggire all’autodistruzione. Crede a Dio e imbocca una strada nuova fatta di penitenza, preghiera e conversione: Uomini e bestie si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani.

Sappiamo che il libro di Giona non narra avvenimenti storici. Si tratta di racconti didattici, un po’ come le parabole di Gesù: non hanno tempo, ma sono capaci di interpretare le situazioni umane di sempre alla luce di Dio. Così il rimprovero di Gesù diventa un monito per noi perché non rischiamo l’indifferenza o la rassegnazione che ci fanno perdere di vista che in Lui c’è possibilità di futuro e che anche le situazioni più buie della nostra vita e della storia possono essere cambiate. In Lui c’è speranza anche per la nostra generazione perché Gesù stesso è la nostra speranza (1 Tm 1, 1). Lo è perché ha dato la vita per noi e il Padre lo ha risuscitato costituendolo Salvatore e Signore di tutti. La sua Parola e la sua Pasqua sono il segno di Giona per tutte le generazioni!

Come fare?

Commentando il racconto di Giona papa Francesco dice che le parole del re di Ninive «sono le parole della speranza che diventa preghiera, quella supplica colma di angoscia che sale alle labbra dell’uomo davanti a un imminente pericolo di morte. Troppo facilmente noi disdegniamo di rivolgerci a Dio nel bisogno come se fosse solo una preghiera interessata, e perciò imperfetta. Ma Dio conosce la nostra debolezza, sa che ci ricordiamo di Lui per chiedere aiuto, e con il sorriso indulgente di un padre, Dio risponde benevolmente» (Udienza, 18 gennaio 2017).

Carissimi, ecco delineato il cammino verso la speranza.  Facciamo emergere il buio che portiamo nel cuore e il buio del mondo, le fatiche personali, familiari e comunitarie. Non lasciamoci vincere dall’assuefazione al male, al ribasso, alla rinuncia a lottare per la santità, per la fedeltà, per un mondo migliore, per relazioni belle e buone, per la gioia di vivere. Gridiamo invece al Signore la nostra speranza nel suo perdono, capace di fare nuove tutte le cose, anche me. Gridiamo nella preghiera, gridiamo con le opere della conversione. Crediamo in Dio che vuole la nostra salvezza. Torniamo a casa con il proposito di esprimere durante la settimana il grido della nostra speranza  con un quotidiano momento di preghiera e con un atto di carità che vinca la durezza del nostro cuore.

 

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