Missa in Coena Domini

Cattedrale di Aosta

17-04-2025

 

Perché siamo qui? Che cosa stiamo facendo?

La risposta viene da Gesù: Fate questo in memoria di me. Gesù si riferisce al pane spezzato e al calice condiviso, il gesto che Lui stesso stava compiendo nell’Ultima Cena. Così Gesù promette di farsi presente in mezzo a noi. Quel gesto è dunque di somma importanza per la Chiesa. San Paolo, parlandone, dice di aver trasmesso ai Corinti ciò che aveva ricevuto dal Signore. E racconta: Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue…».

L’Eucaristia viene istituita nella notte in cui Gesù veniva tradito e non può essere compresa senza questo riferimento. Gesù è consegnato nelle mani dei suoi uccisori da un amico e poi dal suo popolo. Dentro al tradimento, però, c’è un atto libero, quello di Gesù che si consegna liberamente per portare a compimento la missione affidatagli dal Padre: Io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo (Gv 10, 17-18a).

I gesti che Gesù compie e le parole che pronuncia nel Cenacolo rimandano al dono della sua vita (corpo e sangue dicono questo) per la salvezza del mondo: Dio… non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3, 17).

Gesù lo dice con chiarezza: Questo è il mio corpo, che è per voi. Per spiegare il per voi, Gesù stesso e poi i suoi discepoli hanno usato la parola sacrificio che, secondo la Bibbia, dice il gesto dell’offerta di un animale a Dio nel tempio, offerta di cui Dio si serve per creare come un ponte di collegamento con il suo popolo, per purificarlo dai peccati, farlo entrare in comunione con Sé e porlo sotto la sua paterna protezione. Questo è il mio corpo: Gesù non offre un animale, ma se stesso al Padre. Questo è il nuovo ed eterno sacrificio dal quale scaturiscono la liberazione e la vita per i discepoli di Cristo e, più in generale, per il mondo intero. Il dono di sé compiuto una volta per tutte da Gesù, viene ripresentato al Padre ogni volta che una comunità cristiana, presieduta dal sacerdote, celebra la Messa.

Come Mosè fece segnare le porte degli Israeliti con il sangue dell’agnello per liberarli dall’angelo sterminatore, così Gesù muore in croce per farsi nostro scudo protettore contro il male e la morte. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia questo scudo si alza e protegge dal male. Possiamo dire con Davide: Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo, mio nascondiglio che mi salva, dalla violenza tu mi salvi (2 Sam 22, 2-3).

 

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