Messa Crismale

Cattedrale di Aosta

17-04-2025

 

Cari fratelli e sorelle,

tra poco benediremo gli Oli Santi destinati alla celebrazione dei Sacramenti della vita cristiana. Questa sera essi saranno accolti nelle nostre Unità parrocchiali durante la celebrazione della Messa in Coena Domini. Il loro uso nelle celebrazioni parrocchiali è segno della comunione che ci unisce e dell’unità della Chiesa locale che vogliamo e dobbiamo coltivare.

Durante gli anni del suo ministero, Gesù entrava continuamente in contatto con le persone – bambini e adulti, poveri e ricchi, peccatori e giusti, sani e malati – e lo faceva in modo diretto parlando e insegnando, compiendo gesti di benedizione e di guarigione, toccando e facendosi toccare. Gesù ha voluto prolungare nel tempo il tratto fisico e simbolico del suo ministero istituendo i Sacramenti. La sua presenza e la sua azione di salvezza si realizza anche oggi attraverso relazioni interpersonali, precisamente all’interno di una comunità che fa memoria di Gesù e pone gesti sensibili – come l’imposizione delle mani – e si serve di elementi di questo mondo per renderlo presente. Tra questi elementi naturali c’è l’olio, usato fin dall’antichità per preparare medicine e profumi. Così è entrato nella Liturgia cristiana. Il primo degli Oli che benediciamo quest’oggi è quello degli infermi e vi invito a fermare l’attenzione per qualche istante sul Sacramento corrispondente, l’Unzione dei malati, il Sacramento che fa memoria di Gesù Medico delle anime e dei corpi e lo rende presente.

A Nazaret, Gesù dice di essere mandato da Dio a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi. Questa sua missione continua e trova realizzazione anche nell’attenzione della comunità cristiana per malati e anziani. La comunità è chiamata a portare, nel nome di Gesù, il conforto della vicinanza umana che spezza la solitudine, la consolazione di una parola di fede e della preghiera condivisa che sollevano l’animo, la presenza eucaristica di Gesù che ridona speranza.

Ma c’è davvero questa attenzione da parte delle nostre comunità? E da parte mia, Vescovo, da parte vostra Parroci, Sacerdoti e Diaconi? Una revisione in merito non potrà che essere salutare per una conversione al Vangelo.

Nella vicinanza della comunità Gesù si fa accanto a chi soffre nel corpo e nello spirito, a chi vede declinare le forze a motivo dell’età. Con la comunità che si prende cura del malato e dell’anziano agisce Gesù e la sua presenza diventa massima nel momento in cui si celebra il sacramento dell’Unzione. Non è una semplice benedizione, ma un vero Sacramento che rende presente Gesù e la sua forza salvifica. Quanti siamo qui oggi, fedeli e sacerdoti, siamo chiamati a riscoprirne la bellezza e l’importanza. Non accada che venga a mancare ai fedeli questo soccorso divino per ignoranza dei doni di Dio, per disattenzione dei familiari o per negligenza dei Sacerdoti. Non trascuriamo i doni di Dio, accogliamoli invece con riconoscenza, con fede soprattutto, e facciamone buon uso.

La malattia è sempre momento critico perché mette a nudo limiti e impotenza, lasciando intravvedere la morte. Per questo la malattia e il declino delle forze possono condurre all’angoscia, al ripiegamento su di sé, talvolta persino alla disperazione e alla ribellione contro Dio, se la persona viene lasciata sola.

Raccogliamo, tutti, l’appello alla conversione su questo punto, per me e per ciascuno di noi, anche per i più giovani in mezzo a noi! Se apriamo il Vangelo subito ci appaiono la compassione di Cristo per i malati e le sue numerose guarigioni, segni che Dio visita il suo popolo e che il Regno di Dio è vicino. L’evangelista Matteo ci offre questa sintesi mirabile, che dice già tutto il contenuto della Pasqua: Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie (8, 16-17).

Certo Gesù non ha guarito tutti. Le sue guarigioni erano segno di una guarigione più profonda: la vittoria sul peccato e sulla morte che avrebbe realizzato portando nel suo corpo sulla croce tutto il peso del male del mondo, i peccati dell’intera umanità. Così il sacramento dell’Unzione non sempre produce la guarigione fisica del malato, ma sempre porta un dono particolare dello Spirito Santo, un dono di consolazione e di coraggio per superare difficoltà e tentazioni proprie dello stato di malattia grave o della fragilità della vecchiaia, ma anche per prepararsi nella fede all’incontro finale con il Signore. Il malato in un certo senso viene consacrato per portare frutti di vita per la Chiesa e per il mondo unendosi alla passione redentrice del Salvatore.

Noi Sacerdoti, Diaconi e Catechisti aiutiamo fratelli e sorelle a riscoprire la grazia di speranza e di salvezza che l’Unzione dei malati contiene. È un dono grande per la Chiesa e per la vita delle persone.

 

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