Signori Presidenti, Autorità civili, militari e religiose, illustri Relatori, Signore e Signori,
sono lieto di porgere un saluto a nome della diocesi di Aosta e di esprimere la gratitudine all’Amministrazione regionale che ha voluto ricordare l’anniversario della morte di un grande amico della Valle d’Aosta, san Giovanni Paolo II, figura che giganteggia nel panorama ecclesiale, sociale e politico del novecento.
Mi piace ricordare le parole che pronunciò il 6 settembre 1986 in piazza Chanoux in occasione della sua Visita pastorale: «Sono lieto di trovarmi qui, oggi, tra voi, in questi luoghi stupendi… in mezzo a una popolazione forte e coraggiosa che, con l’influsso dell’ambiente, si è costruita un carattere dalla spiccata personalità fatta di amore alla bellezza della natura, di rispetto e di spontanea solidarietà per l’uomo e soprattutto di attaccamento alla fede del Vangelo. Nel metter piede in questi luoghi, colpisce subito la constatazione di trovarsi in un posto privilegiato, che… raccoglie scenari di così grande bellezza… un palcoscenico naturale, il più adatto ad elevare irresistibilmente l’anima in alto, per portarla alla contemplazione dell’Invisibile, che è lo stesso Autore delle bellezze della natura». Durante le vacanze passate in Valle, il Santo Padre non mancava mai di invitare valdostani e turisti, che lo seguivano con entusiasmo e affetto, a passare dalla bellezza della natura alla contemplazione del Creatore.
C’è anche un altro aspetto che mi colpiva nei suoi discorsi pronunciati in Valle d’Aosta, l’allargamento degli orizzonti al mondo, come una sentinella che stando in alto vede lontano. Ancora il 6 settembre aveva detto: «La vostra Valle, lanciata in verticale per la realtà della natura alpestre, non ha dimenticato la dimensione orizzontale delle relazioni umane. Se sotto il profilo geografico appare una conca chiusa, per volontà degli uomini essa è divenuta socialmente aperta, anzi luogo di raccordo e passaggio obbligato di paesi che si trovano nel cuore del continente». E ci ha sempre spronato ad avere uno sguardo aperto al mondo, fin dal mirabile Angelus pronunciato sulla cima dello Chétif, il 7 settembre 1986.
Sono certo che i nostri illustri Relatori ci aiuteranno a passare dall’album dei ricordi familiari alle grandi prospettive pastorali e ‘politiche’, nel più alto dei sensi, del pontificato di san Giovanni Paolo II. E di questo li ringrazio anticipatamente, augurando a tutti i presenti una proficua partecipazione.
Grazie.