Santa Messa nella festa della Presentazione di Maria titolare della chiesa del Seminario maggiore

Chiesa del Seminario maggiore

21-11-2025

 

Carissimi, noi oggi ricordiamo il titolo della chiesa del Seminario, la Beata Vergine Maria nel mistero della sua Presentazione al Tempio. Il titolo di una chiesa è un po’ il suo nome, impostogli il giorno della sua dedicazione o benedizione. Il ricostruttore di questi edifici e fondatore del Seminario, Mons. Pierre-François de Sales, scelse questo mistero per porre i seminaristi sotto l’intercessione e l’esempio di Maria consacrata a Dio fin dalla sua infanzia, secondo la tradizione conservata nella Chiesa di Gerusalemme che portò all’edificazione da parte di Giustiniano della chiesa di Santa Maria Nova (prima metà del VI° sec.).

È per noi occasione di preghiera per i sacerdoti della Diocesi perché vivano con verità e generosità gli impegni del sacro ministero loro affidato e per chiedere al Signore il dono di nuove vocazioni sacerdotali.

Il vangelo ci racconta l’episodio di Maria e della sua famiglia che raggiungono Gesù e cercano di parlargli. L’evangelista Marco ci dica anche il motivo: I suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: “È fuori di sé” (Mc 3, 21).

Il fatto suggerisce due considerazioni.

La prima è legata al commento di Gesù: Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre. La vera grandezza e beatitudine di Maria è proprio questa: Maria ha saputo ascoltare e fare la volontà del Padre: Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano (cfr Lc 11, 28). È per noi un invito preciso a fare/praticare la volontà del Padre. Ma questo passaggio non si riduce a un compimento meccanico di osservanze e precetti. Gesù parla di ascolto, ossia di un’attivazione dell’attenzione, dell’intelligenza e  della capacità di discernimento. Ed è esattamente questo che è accaduto a Maria, in particolare nel momento dell’Annunciazione, quando in dialogo con l’angelo cerca di comprendere e di applicare alla concretezza della sua vita ciò che ascolta. Così siamo chiamati a fare noi: ascoltare la Parola di Dio vuol dire lasciare che quella Parola entri in contatto con la nostra vita e la illumini. E questo accade solo se si accetta la prospettiva di un incontro libero e responsabile. Così l’ascolto che si fa obbedienza è un atto veramente umano ed è capace di dare senso e gusto a ciò che vivo.

La seconda considerazione è legata alla fede di Maria che non fu una marcia trionfale. Dal momento in cui ha accettato la maternità divina, il suo cammino si è fatto faticoso e difficile. Penso al rischio di essere ripudiata dal futuro sposo con l’annessa lapidazione, alla fuga in Egitto, alla perdita di Gesù dodicenne fra i dottori del tempio. Penso agli inizi del ministero di Gesù quando cominciano le minacce e i sospetti che porteranno alla sua crocifissione. Maria è rimasta fedele alla parola ascoltata, ha continuato a osservarla, magari con la morte nel cuore e le lacrime agli occhi, come ai piedi della croce. È rimasta a fianco del Figlio fino alla fine. Il suo esempio ci invita a guardare alla nostra vita con gli occhi di Maria, a non perdere la fede in mezzo alle difficoltà della vita, conservando la certezza della presenza di Dio accanto a noi, come annunciava il profeta Zaccaria a un popolo scoraggiato e demotivato: Rallegrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te. La presenza del Signore in mezzo al suo popolo non scioglie difficoltà e sofferenze,  ma dona speranza per guardare al futuro, sapendo che Dio non farà mancare il suo aiuto: Non temere… non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente (Sof 3, 16-17).

 

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