Le immagini che abbiamo incontrato ascoltando la Parola di Dio – l’acqua che scaturisce dal tempio, la Chiesa come campo e edificio di Dio – illuminano ciò che viviamo oggi.
Gesù caccia i venditori dal tempio ribadendo che esso è la casa del Padre suo. E, rinviando alla sua prossima Pasqua, fa capire il cambio di prospettiva: il vero tempio non è più l’edificio di pietra, ma la sua carne, la sua persona. L’acqua di cui parla il profeta è la grazia che scaturisce dal costato di Gesù crocifisso, è la Parola che si fa Sacramento per purificare, guarire e fecondare ogni cosa! L’edificio chiesa rappresenta questo mistero di salvezza offerta a tutti. E il ministero sacerdotale, esercitato dai presbiteri e in particolare dal parroco, a cui la comunità è affidata, è a servizio di questo mistero. San Paolo ci invita a considerare questo servizio come l’opera di un agricoltore e di un muratore. Infatti l’Apostolo, rivolgendosi ai cristiani, dice: Voi siete campo di Dio, edificio di Dio. È questa la consegna che oggi padre Carlo e, con lui, padre Maurizio ricevono dal Signore per mezzo mio: coltivare con la parola, con la grazia dei Sacramenti e con l’esempio i semi di fede, speranza e carità che Dio ha seminato nella vita dei fratelli e delle sorelle loro affidati. Cari padri Carlo e Maurizio, questo farete sapendo che nessuno è cristiano da solo, che ognuno è coinvolto in Gesù Cristo in un grande e permanente cantiere di fraternità e comunione. Questa è la Chiesa, edificio di Dio fatto di pietre spirituali che si incastrano le une con le altre per mezzo dell’amore fraterno scelto, voluto e anche patito giorno per giorno. Così si edifica il vero tempio di Dio, Corpo mistico di Cristo nella storia. Lo dice chiaramente l’Apostolo: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? E aggiunge, come per metterci in guardia contro le tentazioni della divisione e della contrapposizione che minano la carità e la comunione: Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Tra poco pregheremo così: «Nella tua infinita benevolenza hai voluto abitare dove è raccolto il tuo popolo in preghiera, per portare a compimento in noi, con l’incessante aiuto della grazia, il tempio dello Spirito Santo risplendente per santità di vita». Dio abita là dove il suo popolo è raccolto in preghiera. Mi sembra che oggi la grande sfida per ogni comunità cristiana sia di essere davvero casa di Dio, casa di preghiera, di pace e di fraternità. Fare Chiesa significa proprio non restare soli e non lasciare nessuno solo con le domande, con la voglia di cose belle e di fare qualcosa di buono, con i dubbi e le sofferenze che la vita genera. Fare Chiesa significa condividere tutto ciò con altri attorno a Gesù, mettendo insieme esperienze belle e tristi, coltivando il desiderio di giustizia, di pace, di bellezza, di amore. Per questo esiste la parrocchia. E il parroco con gli altri sacerdoti suoi collaboratori sono al servizio di questo progetto che Dio ha per la salvezza degli uomini.
Fare Chiesa è come sedersi in cerchio e condividere alla luce del Vangelo di Gesù e ricevere e trasmettere quell’acqua rigeneratrice che scaturisce dalla sua Pasqua, capace di vincere il male e di far crescere frutti che nutrono la vita e foglie che guariscono le ferite del peccato, della cattiveria e della morte. Cristo è venuto perché tutti abbiamo la vita in abbondanza. È questo, caro padre Carlo, il tuo servizio, favorire il dono di Cristo. Maria Immacolata, Regina della Valle d’Aosta, ti assista e ti accompagni perché tu possa farlo con entusiasmo, generosità e gioia!