Accoglienza dei nuovi canonici in seno al Capitolo della Cattedrale

Cattedrale di Aosta

06-07-2025

 

Cari amici, ascoltiamo il racconto di Gesù che invia in missione i discepoli, ammonendoli con queste parole:  La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

Come non riconoscerci in questa situazione? Come non pensare alla nostra città, ai nostri paesi, alle nostre famiglie da evangelizzare. È una constatazione che ci accompagna da tanto tempo, ma l’urgenza sta sempre davanti a noi, come se non ci decidessimo mai, come se non comprendessimo che gli evangelizzatori siamo noi, noi i mandati da Gesù!

Che cosa chiede Gesù ai discepoli che manda?

Ci chiede di avere fiducia in lui: Non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. La povertà dei mezzi umani, la sobrietà della vita del cristiano e del sacerdote sono un segno esteriore della consapevolezza che la missione non dipende principalmente da capacità e risorse dell’annunciatore, ma dal Padre. È il Padre il primo responsabile della missione. A Lui sta a cuore la salvezza degli uomini e per questo manda nel mondo il Figlio e lo Spirito Santo. A noi tocca inserirci con fiducia e generosa disponibilità nella loro azione di misericordia e di salvezza. A noi tocca farla percepire, annunciarla: Dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.

Ci chiede di essere testimoni e portatori di pace: In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. In una delle Preghiere  eucaristiche la Liturgia ci fa pregare così: «Rafforza il vincolo di unità tra i fedeli e i pastori del tuo popolo, in unione con  il nostro papa, il nostro vescovo e tutto l’ordine episcopale, perché il tuo popolo, in un mondo lacerato da lotte e discordie, risplenda come segno profetico di unità e di concordia» (V1).

Ci chiede di avere attenzione ai piccoli: Guarite i malati che vi si trovano. Mi piace ripetere le parole di papa Leone a noi Vescovi italiani, quasi come un commento a questa attenzione: «Guardate al domani con serenità e non abbiate timore di scelte coraggiose! Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri». L’attenzione ai piccoli è collegata alla possibilità reale di guardare al futuro con serenità e alla capacità di fare scelte coraggiose di vita. È lo Spirito di Dio che rende possibile questo. E il servizio, l’amore fattivo verso il piccolo sono lo spiraglio che apre la vita alla sua azione.

Ci chiede di vivere la gioia della salvezza: Rallegratevi… perché i vostri nomi sono scritti nei cieli. È la gioia di essere amati da Dio. Nel testo appena citato sopra, il Papa continuava così: «Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici».

Tutto quanto detto si può riassumere in una parola: vivere la vicinanza di Dio e raccontarla. Pensando in particolare a noi Sacerdoti, a voi Canonici, mi piace ricordare ciò che ci ha detto il Vescovo consegnandoci il libro dei Vangeli al momento dell’Ordinazione diaconale: «Credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni».

Cosi sia!

 

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