Santa Messa nell’80° anniversario dell’uccisione di don Prospero Duc

Chiesa parrocchiale di Chesallet

25-04-2025

 

Carissimi, siamo riuniti per unire ancora una volta al sacrificio di Cristo il sacrificio di don Prospero Duc, un uomo buono, un pastore che ha amato e servito il popolo che gli era affidato. A imitazione di Gesù, Buon Pastore, anche lui non si è risparmiato. Se è arrivato al sacrificio supremo di sé è perché la vita l’aveva donata giorno per giorno nel servizio pastorale dei fedeli e nella carità. Le preziose testimonianze riproposteci dal volume a lui dedicato da Ezio Bérard ci parlano della sua dedizione ai parrocchiani, con particolare attenzione per i bambini e i giovani, e della generosità senza limiti che aveva verso i poveri e gli ammalati, ai quali riservava premure sorprendenti, come ricorda la sorella Rosy.

È bello ritrovare nella prima lettura di oggi il racconto di ciò che accadde a Gerusalemme poco dopo la risurrezione di Gesù. Gli apostoli sono chiamati a rendere ragione davanti ai capi del popolo della guarigione operata a favore di uno storpio. Pietro, pieno di Spirito Santo, parla con grande coraggio: lo storpio è stato guarito nel nome di Gesù, crocifisso dagli uomini e risuscitato da Dio. E aggiunge: In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati.

Se don Prospero ha dato la vita è perché aveva scoperto, scelto e vissuto nella carità di ogni giorno questo assoluto: non vi è… altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati.

Queste parole vengono ripetute a noi: solo in Gesù possiamo avere salvezza, remissione dei peccati, vita nuova di comunione con Dio e di amore verso il prossimo. La professione di fede di Pietro, ripetuta da milioni di martiri e testimoni fino a don Prospero interpella la nostra libertà. Infatti, la salvezza entra nella nostra vita solo attraverso la fede. Gesù è Salvatore di tutti, ma, oggi come duemila anni fa, non si impone: solo chi crede in Lui può riconoscerlo e, in Lui, accogliere i doni di Dio.

Invito me stesso e voi a porci, con maturità, libertà e responsabilità, questa domanda: «Chi è Gesù? Chi è per me?». È una domanda da portare sempre aperta dentro di noi, senza scivolare in quella zona grigia in cui non siamo né carne né pesce, cristiani si e no, cristiani forse, ma anche no… Don Prospero che oggi ricordiamo con tanta solennità non ha scelto la zona grigia, si è schierato con Cristo, fino in fondo e lo ha seguito nelle vie dell’amore concreto e spicciolo per i fratelli. Il modo migliore di onorare don Duc è imitarlo.

Ciò che ci caratterizza come uomini sono l’intelligenza e la consapevolezza. Per questo motivo dobbiamo rispondere a Dio e alla nostra coscienza se desideriamo aderire a Gesù e ascoltare la sua Parola, lasciarci guidare dal suo Vangelo. Non sto dicendo che dobbiamo da subito essere all’altezza di tutte le esigenze del Vangelo. Qui non si tratta di praticare delle cose, ma di ascoltare e seguire una persona, Gesù. Prima si crede in Lui, Lo si riconosce come Figlio di Dio e Salvatore, Lo si invoca, Gli si chiede il dono dello Spirito. Poi viene il cambiamento della vita, dei nostri modi di vedere, di pensare e di agire.

L’augurio per tutti è che possiamo riconoscere Gesù come hanno fatto di discepoli del Vangelo di oggi, come ha fatto don Prospero, obbedire alla sua Parola e partecipare al banchetto che Lui prepara per noi, l’Eucaristia, sorgente di vita e fermento di una nuova umanità.

 

condividi su