Lettera sulla riorganizzazione della diocesi

Perché in tutto sia glorificato Dio (1Pt 4, 11)

Carissimi fratelli e sorelle,

abbiamo vissuto un tempo di discernimento sul futuro della nostra diocesi, soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione territoriale. Ora dobbiamo tradurre in scelte concrete le conclusioni alle quali siamo giunti.

Vorrei partire dallo spirito che deve accompagnare la fase di attuazione e l’impegno di ciascuno di noi. Lo ritrovo nel titolo dell’Assemblea diocesana: Perché in tutto sia glorificato Dio. Sono parole tratte dalla Prima Lettera di Pietro, laddove l’Apostolo richiama alla responsabilità comunitaria di ognuno: Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen! (1 Pt 4, 10-11). Ciascuno di noi, animato dallo Spirito Santo, è chiamato a mettere a servizio della comunità i doni spirituali ricevuti, i ministeri affidatigli dalla Chiesa e le proprie capacità. La comunità è come un grande cerchio che si allarga progressivamente dalla famiglia alla parrocchia alla diocesi.
San Pietro ci ricorda che ognuno di noi, grazie al Battesimo e alla Cresima, è stato consacrato a Dio e abilitato a esercitare il culto spirituale dell’offerta di una vita santa (cfr Rm 12, 1), ad annunciare la Parola di salvezza e a servire tutti nella carità, secondo la vocazione personale e il posto che la vita gli ha assegnato. Questo impegno esistenziale ha come meta finale rendere gloria a Dio.
Come vedete, carissimi, siamo richiamati all’essenziale della vita della comunità cristiana: la fede in Gesù Cristo, il Salvatore che, nello Spirito Santo, ci conduce al Padre.

Chiudo questa introduzione richiamando sinteticamente motivazioni e obiettivi della riorganizzazione territoriale della diocesi. Essa si propone di mettere le parrocchie nella condizione di essere presenza significativa di Chiesa in tutta la Valle e rispondere al meglio al loro compito di:

  • accompagnare i fedeli nell’esperienza personale e comunitaria della fede,
  • annunciare e testimoniare a tutti il Vangelo,
  • intavolare un dialogo fruttuoso con il territorio di riferimento (persone e istituzioni che vivono e operano nello stesso spazio geografico, sociale e culturale).

La riorganizzazione si rende necessaria per i cambiamenti intercorsi in questi ultimi decenni nella cultura e nella società, per la contrazione numerica delle nostre comunità, la diminuzione e l’invecchiamento del Clero, e anche per favorire la partecipazione, la qualità e la bellezza del vivere e testimoniare insieme la fede.
Carissimi fratelli e sorelle, affido alla nostra amata Chiesa quanto a me consegnato al termine del discernimento comunitario durante la sessione finale dell’Assemblea diocesana.

1. La scelta dell’accorpamento delle parrocchie in unità parrocchiali come orientamento di fondo. Caratteristiche e attenzioni.

La diocesi si riorganizza dal punto di vista territoriale in unità parrocchiali, che accorpano due o più parrocchie attorno a un centro pastorale chiaramente individuato. Penso di raggiungere questo obiettivo nell’anno in corso e nel prossimo anno, costituendo in forma stabile e giuridicamente garantita le unità parrocchiali, tenendo conto delle attenzioni e degli indicatori raccolti e proposti dall’assemblea. Resta possibile, a prudente giudizio del vescovo, dopo consultazione del collegio dei consultori, che qualche parrocchia, per consistenza numerica o particolare collocazione geografica, non sia inserita in un insieme sovra-parrocchiale o vi sia inserita in maniera particolare.

Oltre alla stabilità giuridica ogni unità parrocchiale avrà un’organizzazione pastorale unitaria (liturgia, annuncio/catechesi/formazione, carità) e un coordinamento economico-amministrativo.

Sulla base del discernimento comunitario attuato, stabilisco che nella costituzione delle unità parrocchiali vengano seguite alcune linee generali comuni qui di seguito elencate, rifuggendo da rigidità, rispettando complessità e varietà dei contesti e valorizzando percorsi già in atto.

1) Le unità parrocchiali non vogliono solo risolvere un problema organizzativo, ma favorire:

  • l’esperienza comunitaria dell’accompagnamento e della condivisione della vita di fede all’interno di relazioni significative e stabili;
  • la conversione missionaria della comunità invitata ad aprirsi per ascoltare e incontrare le persone là dove sono, cercando di raccogliere la domanda di salvezza, percepita o meno che sia, e di creare efficaci occasioni di annuncio e di testimonianza della carità.

2) Le unità parrocchiali sono giuridicamente costituite in forma stabile con un decreto del vescovo che ne fissa i punti fermi nell’organizzazione pastorale, liturgica e amministrativa.

3) La vita dell’unità parrocchiale non è costituita dalla somma delle attività di ognuna delle parrocchie che la compongono, ma deriva dalla programmazione unitaria della vita liturgica e delle attività pastorali e caritative:

  • unico programma per la catechesi dell’Iniziazione cristiana e per tutte le attività pastorali sulla base delle indicazioni diocesane e degli Orientamenti pastorali annuali;
  • unico consiglio pastorale interparrocchiale;
  • unica caritas interparrocchiale;
  • valorizzazione e condivisione dei carismi dei singoli operatori pastorali;
  • valorizzazione e condivisione di risorse, spazi, esperienze pastorali di tutte le comunità confluite nell’unità.

4) In ogni unità parrocchiale viene individuato un centro dell’azione pastorale:

  • dove si fissa l’abitazione del parroco e degli eventuali sacerdoti collaboratori, auspicando anche la presenza di laici, di diaconi permanenti con la loro famiglia o di altre famiglie disponibili ad una collaborazione pastorale più stretta;
  • dove si celebrano il Triduo pasquale, le liturgie principali e anche la Messa domenicale quando non si possa garantire nelle singole parrocchie;
  • dove vengono unificate alcune attività pastorali, da definire in considerazione delle specificità proprie ad ogni unità.

5) Le unità parrocchiali favoriscono il coinvolgimento pastorale attivo di giovani e famiglie e una rinnovata attenzione ai fedeli anziani e ammalati che non possono partecipare alle celebrazioni liturgiche e agli altri incontri comunitari.

6) Le unità parrocchiali favoriscono il coordinamento dell’attività amministrativa e gestionale delle parrocchie accorpate, valorizzando il ruolo dei laici e le loro competenze. Viene rispettata la distinzione delle proprietà e delle casse parrocchiali, come stabilito dal Diritto canonico, ma viene anche auspicata e promossa una reale e fraterna solidarietà tra comunità. Per questo motivo le unità parrocchiali costituiscono un unico consiglio per gli affari economici con le attenzioni già previste dall’Istruzione diocesana in materia amministrativa (2019), garantendo in particolare l’effettiva rappresentanza di tutte le parrocchie.

2. La possibile fusione delle parrocchie presenti nello stesso comune. Caratteristiche e attenzioni.

Nella riorganizzazione territoriale della diocesi un’attenzione particolare è riservata alle parrocchie presenti sul territorio di uno stesso comune per verificare la possibilità di unirle in un’unica parrocchia, soprattutto laddove sia presente una lunga e sperimentata collaborazione e, talvolta, una vera e propria unità di fatto.

La fusione avviene attraverso la soppressione giuridica delle parrocchie esistenti e l’erezione canonica di una nuova parrocchia che raccolga fedeli, territorio e beni delle precedenti.

La fusione favorisce la semplificazione amministrativa, ma anche il rafforzamento della vita di comunità e il consolidamento delle attività pastorali spesso già condivise.

La verifica e l’eventuale fusione avviene in un percorso che prevede l’accompagnamento e il coinvolgimento dei consigli pastorali e delle comunità, nel rispetto del sentire delle persone. Il percorso si propone di arrivare alla più grande condivisione possibile dell’atto giuridico.

La fusione, qualora decisa, tiene in considerazione l’identità storica e le caratteristiche sociali e pastorali di ogni comunità, trovando i modi e le forme perché esse siano rispettate ed arricchite nella condivisione. In particolare, come espressamente richiesto durante il discernimento, è previsto che la nuova parrocchia:
• mantenga in funzione tutte le chiese già parrocchiali, nelle quali, oltre all’Eucaristia domenicale fino a quando possibile, si possono celebrare i Battesimi, i Matrimoni e i Funerali;
• custodisca e metta in valore il patrimonio religioso, culturale e sociale nel quale si è espressa e trasmessa l’esperienza di fede delle parrocchie soppresse.
Per le parrocchie della città di Aosta, particolarmente consistenti dal punto di vista numerico, viene ipotizzata la verifica della possibile fusione tra le parrocchie che già vivono una prolungata e significativa collaborazione pastorale.

3. Il percorso di attuazione. Modalità, tempi e attenzioni.

Il percorso di attuazione della riorganizzazione territoriale della diocesi prende avvio con i seguenti passaggi:

  • Lavoro preliminare da parte del consiglio dei vicari per elaborare una prima ipotesi di unità parrocchiali, a partire dalla verifica di quelle già esistenti di fatto, e di eventuali fusioni.
  • Incontro zonale con i sacerdoti, i diaconi, i membri del consiglio pastorale diocesano appartenenti alla zona per una analisi delle ipotesi proposte.
  • Incontro con i consigli pastorali parrocchiali e/o con le assemblee parrocchiali delle parrocchie interessate.
  • Parere del consiglio presbiterale.
  • Decreto istitutivo.

Il percorso che prende avvio con la pubblicazione di questa lettera terrà conto delle raccomandazioni avanzate dall’assemblea diocesana e, pertanto, sarà graduale e cercherà di prestare attenzione alle persone e alla loro sensibilità, cercando di unire alla chiarezza dell’obiettivo da raggiungere la pazienza e il rispetto per i tempi di tutti, curando il dialogo e il confronto costruttivo tra sacerdoti e laici, facendo attenzione alle comunità più piccole. Così il lavoro di individuazione delle unità parrocchiali e delle eventuali fusioni partirà dalla presa in carico dell’identità religiosa, culturale e sociale delle singole parrocchie, e metterà a frutto tradizioni comuni, luoghi di aggregazione già esistenti, convergenze sociali già attive nelle abitudini delle persone.

Per rinnovare la vitalità delle comunità vogliamo dare priorità alla formazione e coinvolgere, assieme ai sacerdoti, tutto il popolo di Dio, laicato e famiglie, diaconi permanenti, altri ministri e consacrati.

Affinché la nuova organizzazione territoriale non sia ridotta a una mera questione logistica, ma favorisca un vero rinnovamento pastorale occorre privilegiare a tutti i livelli la formazione, organizzando anche momenti e percorsi comuni per clero e laici insieme che permettano un accesso condiviso alla comprensione delle Scritture, alla conoscenza della Tradizione teologica e spirituale della Chiesa, all’uso degli strumenti adatti per la programmazione pastorale e per la gestione amministrativa degli enti ecclesiastici. Infatti la nuova organizzazione territoriale si accompagna ad una più diffusa ministerialità che investa in primo luogo il laicato. Laici motivati da una fede autentica, formati, credibili, sono chiamati innanzitutto ad essere avamposto delle parrocchie in tutti gli ambienti con la testimonianza di vita cristiana e con l’annuncio esplicito di Gesù Cristo. In secondo luogo, assumono responsabilità nella cura della vita della comunità (catechesi, liturgia, carità, animazione, ascolto, amministrazione). In particolare, è bene coinvolgere in questo cammino di corresponsabilità le famiglie e i giovani che sono il futuro delle nostre comunità. Tutto ciò esige che anche i sacerdoti impostino il loro ministero in maniera dialogica e corresponsabile, senza accentrare tutto nelle loro mani e senza delegare in maniera indistinta. Così è necessario il riconoscimento e la messa in valore del prezioso contributo che possono offrire i diaconi permanenti, che portano nel ministero l’esperienza della famiglia e del mondo del lavoro, e i consacrati con i loro carismi e la testimonianza della fraternità vissuta. Il cammino di corresponsabilità richiede anche il riconoscimento e il coinvolgimento delle associazioni e dei movimenti laicali con i loro doni di grazia, le loro particolari attenzioni pastorali e la capacità di raggiungere tutti gli ambienti attraverso la rete di relazioni personali.

Conclusione

Carissimi fratelli e sorelle, concludo con una raccomandazione e un affidamento.

La raccomandazione è rivolta a tutti e a ciascuno perché nessuno si sottragga a una responsabile collaborazione. San Paolo, scrivendo ai primi cristiani, afferma che la Chiesa è la presenza storica di Cristo crocifisso e risorto nel tempo e nello spazio nella misura in cui si lascia trasformare dallo Spirito in Corpo di Cristo, comunione di doni e servizi diversi, come diverse e armonicamente unite sono le membra di un medesimo corpo. Solo attraverso la ricchezza delle diversità ricondotte a unità nell’Eucaristia la Chiesa può prolungare il ministero salvifico di Cristo nel mondo. E questo è vero per ogni singolo fedele e per ogni comunità.

Inseriti nella lunghissima storia cristiana della nostra Valle, impreziosita dalla santità e dalla generosità di tanti fratelli e sorelle conosciuti da Dio solo, ci proponiamo di essere anello di fede vissuta che colleghi a Cristo le generazioni presenti e future.

Affidiamo al Signore il nostro impegno fraterno e sincero, per intercessione della Beata Vergine Maria, Regina della Valle d’Aosta, e dei nostri santi Patroni, Grato e Orso.

condividi su