Il progetto socio-pastorale

 

La Casa della Carità è il segno con cui la Chiesa valdostana vuole testimoniare che i poveri e il servizio della Carità sono al centro della vita e dell’agire pastorale della comunità, assieme alla Liturgia e all’Annuncio.
La Casa è collocata nel cuore della città di Aosta e soprattutto al centro simbolico della Diocesi, accanto alla Cattedrale, al Vescovado (casa del Vescovo e uffici operativi della Curia diocesana) e agli altri luoghi di grande rilevanza ecclesiale, dal Seminario, all’Oratorio del Centro (che richiama tutti i centri di catechesi e di formazione), fino all’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero. È un chiaro messaggio di unità nella diversità della pastorale della Chiesa che tocca tutti gli ambiti della vita e vuole raggiungere possibilmente tutte le persone.
Nella Casa della Carità confluiranno alcuni servizi promossi dalla Caritas: il Centro d’Ascolto, la mensa, le docce e l’ambulatorio; inoltre, alcuni locali dello stabile saranno destinati ad alloggiare, in casi di emergenza, persone o famiglie in difficoltà. Un piccolo appartamento potrà ospitare i giovani dell’Anno di volontariato sociale oppure una fraternità sacerdotale o una famiglia o una comunità religiosa che si potranno dedicare al servizio e all’accoglienza nella Casa.
Sono molte le opportunità per partecipare alla realizzazione della Casa della Carità: è possibile contribuire con somme di denaro, con l’offerta di materiali edili ed arredi, con il coinvolgimento diretto in attività di lavoro ed esperienze di servizio di durata ed intensità variabile a seconda delle circostanze (mezza giornata una tantum, un giorno in modo continuativo oppure di una settimana residenziale) e con la preghiera.
Tutti i soggetti chiamati a condurre e a realizzare i lavori nella struttura si stanno impegnando a rendere evidenti lo stile e alcune sensibilità proprie della Chiesa. In particolare, il cantiere e la futura gestione sono animate dall’attenzione al contenimento dei costi di ristrutturazione dell’edificio, coniugando sobrietà e bellezza, e alla garanzia di condizioni di lavoro dignitose per le imprese e gli operai coinvolti; alla salvaguardia del Creato, attraverso la scelta di fonti di approvvigionamento energetico non inquinanti o comunque a basso impatto ambientale, e alla limitazione dei futuri costi di gestione allo stretto indispensabile; all’offerta di occasioni di formazione per i giovani, attraverso l’avvio di cantieri scuola nella fase di messa in opera degli impianti e delle finiture, e al rispetto dei tempi di realizzazione dei lavori.
La Casa della Carità può essere fin d’ora considerato il luogo in cui i progetti, le risorse e le aspirazioni di tutte le persone di buona volontà trovano una ricomposizione e un senso, in grado di ricostruire una comunità inclusiva ed accogliente.

Perchè una Casa della Carità?

L’attenzione alle persone in difficoltà e in grave marginalità da parte della Diocesi ha radici profonde, ed ha attraversato tutta la vita ecclesiale, adattandosi ai bisogni e alle esigenze di ogni tempo storico. In passato è stata orientata soprattutto alla cura e all’accoglienza di malati, anziani e viandanti, poi ha via via riorientato la propria azione, in relazione a due fenomeni: la crescita della risposta pubblica ad alcuni bisogni, con la nascita e la crescita dell’attuale sistema di welfare – case di riposo, RSA, sanità pubblica, … – e l’emergere di nuove forme di povertà, legate al mutare del contesto sociale ed economico, a livello locale e globale.
Ormai circa quarant’anni fa ha preso avvio l’azione della Caritas Diocesana, con il suo compito prevalente pastorale di promozione e di sensibilizzazione, e della Fondazione Opere Caritas ONLUS, braccio operativo ed ente gestore di alcune opere-segno. Sono stati così avviati alcuni servizi a favore delle persone in difficoltà socio-economica: il Centro d’Ascolto, la Mensa "Tavola Amica", il servizio docce, la casa di accoglienza "Abri Monsieur Vincent". Accanto a questi servizi, ha preso avvio l’attività di raccolta e recupero di mobili e indumenti usati, come attività a sostegno delle persone in difficoltà, ma anche come fonte di finanziamento per i servizi, attraverso la vendita di una parte di ciò che viene raccolto. Nel tempo questa attività è cresciuta, diventando molto conosciuta e apprezzata su tutto il territorio ed acquisendo anche una importante valenza ambientale, per il recupero e la rimessa in circolo di materiale altrimenti destinato alla discarica.
Negli ultimi anni, si è assistito ad un aumento delle richieste di ascolto e di aiuto, con un aumento di circa il 30% negli ultimi cinque anni delle persone che si sono rivolte ai servizi di prima necessità: docce, mensa , dormitorio… Nell’ultimo anno, 2019, sono state 505 le persone che si sono rivolte al Centro d’Ascolto, per un totale di 1760 colloqui, circa 350 quelle che hanno usufruito del servizio Mensa, per un totale di oltre 20.000 pasti distribuiti, più di 800 le docce effettuate, 60 le persone visitate dal medico presso l’ambulatorio, 128 le persone accolte presso il dormitorio, per totali 3487 notti.
Rispetto ai numeri appena presentati, l’attuale organizzazione dei servizi presenta due grosse criticità. La prima – e più importante – è legata agli spazi: in ciascun servizio gli ambienti potevano risultare adeguati per i bisogni di oltre vent’anni fa, quando il numero di persone che vi accedeva era notevolmente inferiore, ma attualmente sono del tutto sottodimensionati e non permettono pertanto un’adeguata cura dell’accoglienza e dell’incontro. Non si tratta solo di dimensioni, ma anche di spazi adeguati alla funzione: la mensa, ad esempio, non dispone di uno spazio per la cucina, con la conseguenza di dover acquistare pasti pronti da distribuire rinunciando alla possibilità di una cucina autonoma dove coinvolgere il volontariato e dove poter mettere in campo azioni di recupero delle eccedenze alimentari, contenendo peraltro i costi complessivi. La seconda criticità è la distanza tra i servizi sul territorio, che comporta disfunzioni organizzative, poca connessione tra il Centro d’Ascolto e i servizi a bassa soglia, con conseguente rischio di frammentarietà degli interventi e dell’accompagnamento delle persone.
Ecco dunque la necessità di un luogo unitario, di dimensioni adeguate, dove avvicinare i servizi, pensati come un unico luogo a servizio della persona, e dove poter coinvolgere la comunità per vivere la carità cristiana.
La collocazione al centro della città, al centro simbolico della Diocesi, accanto alla Cattedrale, al Vescovado (casa del Vescovo e uffici operativi della Curia diocesana) e agli altri luoghi di grande rilevanza ecclesiale, dal Seminario, all’Oratorio del Centro (che richiama tutti i centri di catechesi e di formazione), fino all’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero costituisce un chiaro messaggio di unità nella diversità della pastorale della Chiesa, e ricorda con forza la necessità di tenere insieme la liturgia, l’attività pastorale e l’accoglienza dei poveri, come elementi della vita cristiana che non possono essere divisi e che si alimentano reciprocamente.

Il progetto nel dettaglio

La Casa offrirà diversi servizi, integrati tra loro. Luogo centrale sarà il grosso ambiente a piano terra – l’ex-fienile – al quale si accede da un’ampia corte interna e che sarà il cuore dell’accoglienza. Qui le persone potranno essere accolte, trovare un primo riparo diurno nei mesi più freddi, rilassarsi, socializzare ed eventualmente attendere per fruire dei diversi servizi. Da qui infatti si potrà accedere ai locali dedicati al Centro di Ascolto, all’ambulatorio, alle docce e alla mensa. Sempre al piano terra trovano spazio i locali a servizio della mensa: cucina, deposito, zona lavaggio.
Il piano superiore sarà dedicato a quattro realtà. La prima è quella di disporre di un ulteriore spazio per la mensa, collegato direttamente con lo spazio del piano terra, utilizzabile anche come spazio per incontri, videoproiezioni, laboratori, scuola di lingue…. Una seconda è quella di un piccolo alloggio destinato ad accoglienze temporanee: persone appena uscite dall’ospedale e che necessitano di un accompagnamento per la convalescenza; persone appena uscite dalla casa circondariale e che necessitano di un accompagnamento per il reinserimento sociale e lavorativo; parenti di persone ricoverate; … Una terza realtà sarà quella di un alloggio destinato ad ospitare i giovani dell’Anno di volontariato sociale, oppure una fraternità sacerdotale o una famiglia o una comunità religiosa, che si potranno dedicare al servizio e all’accoglienza nella Casa. Infine, alcuni spazi saranno utilizzati come uffici per la progettazione sociale e per la gestione amministrativa della struttura.
Infine, il secondo piano sarà predisposto per ulteriori accoglienze temporanee di emergenza.

La gestione della Casa e il coinvolgimento delle comunità parrocchiali

La gestione della Casa sarà affidata alla Fondazione Opere Caritas ONLUS, che – come detto – è l’ente gestore delle opere-segno promosse dalla Caritas; è guidata da un Consiglio di Amministrazione, nominato dal Vescovo su proposta del Direttore della Caritas, ed ha al suo interno alcuni operatori dipendenti e circa 100 volontari.
La Fondazione garantirà la gestione operativa e amministrativa; particolare importanza avrà il coinvolgimento delle Parrocchie della Diocesi, a partire dalla parrocchia della Cattedrale e da tutte le altre Parrocchie della città. Già attualmente il servizio domenicale presso la mensa Tavola Amica è assicurato a rotazione dalle parrocchie cittadine, che "inviano" un gruppetto di volontari per la distribuzione del pasto e per vivere un momento di servizio comunitario. La disponibilità di maggiori e più adeguati spazi potrà permettere di implementare il coinvolgimento delle comunità parrocchiali, dei gruppi di giovani, delle associazioni: la Casa potrà così diventare un "laboratorio" dove vivere esperienze di incontro con le fatiche umane, dove sperimentare il servizio, dove incontrare testimoni di impegno e di prossimità. Sarà cioè una struttura a servizio di tutta la Diocesi, dove poter far esperienza e testimoniare la carità. La vicinanza con l’Oratorio del Centro e con la Cattedrale renderà possibile progettare proposte per i bambini e i giovani in cui offrire occasioni di crescita differenti e complementari: la celebrazione della liturgia, il servizio diretto e pratico, le attività educative e di gioco. Solo a titolo esemplificativo, per sottolineare l’importanza e la forza di questo aspetto: servire alla mensa dei poveri e subito dopo celebrare l’Eucarestia permetteranno di comprendere il profondo legame tra queste due realtà; ascoltare le esperienze di vita di ragazzi migranti e poi condividere con loro un momento di gioco e di merenda renderanno più facile la costruzione di legami veri; fare servizio in cucina, preparando i pasti attraverso l’utilizzo di eccedenze alimentari e prodotti in scadenza, permetterà di comprendere il valore del recupero e il rapporto con lo spreco nelle proprie quotidianità; …

La sostenibilità della Casa

Nella realizzazione della Casa si cercherà di tenere in massima considerazione possibile l’aspetto della sostenibilità, dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. In particolare, sarà compito della Fondazione Opere Caritas garantire la copertura dei costi di gestione della struttura e ciò avverrà attraverso le fonti di finanziamento diversificate di cui già attualmente essa dispone.
E’ difficile ad oggi definire con precisione i costi, per due motivi principali: il primo è per l’impossibilità di determinare i costi relativi al riscaldamento e alle utenze, in quanto – come descritto – si tratta di un fabbricato che sarà oggetto di completa ristrutturazione e per il quale si stanno ancora definendo le parti impiantistiche: si desidera infatti avviare un percorso di studio rispetto alla possibilità di utilizzare fonti energetiche sostenibili, quali pannelli solari, ma per i quali al momento sono previste forti limitazioni in quanto il fabbricato sorge in centro storico ed è soggetto a vincoli storici ed artistici. Tale percorso vuole anche essere uno stimolo per l’intera comunità rispetto alla necessità di trovare soluzioni che possano tenere insieme le esigenze ambientali con quelle paesaggistiche e artistiche.
Il secondo motivo per il quale la stima precisa dei costi è ad oggi impossibile è legata al fatto che, per la prima volta, la mensa disporrà di una cucina e pertanto non sarà più necessario acquistare i pasti pronti. Per la preparazione dei pasti si intende organizzare il servizio in fase iniziale con un inserimento lavorativo di un cuoco, affiancato da volontari, che possano recuperare eccedenze alimentari e completare con acquisti per la preparazione dei pasti: in base alla capacità di intercettare e recuperare le eccedenze, i costi per gli acquisti potranno variare e sono pertanto difficili da indicare.
L’incertezza rispetto ai costi è dunque connessa ad un percorso che verrà sviluppato nel tempo e che contiene elementi pedagogici e di stimolo per la comunità, e diventa così parte integrante della realizzazione del progetto complessivo.
Rispetto alle entrate, il punto di forza è rappresentato dalla diversificazione delle stesse: oltre all’8 per mille, infatti, da tempo la Fondazione Opere Caritas ha come fonte di finanziamento la raccolta e la vendita di abiti e di mobili usati, un’attività consolidata e ben conosciuta sul territorio. A questo si aggiungono i contributi erogati dall’amministrazione regionale ogni anno per i servizi di mensa e dormitorio, in quanto ne viene riconosciuta la funzione "pubblica" (sono gli unici servizi di questo tipo presenti sul territorio regionale). Infine, il progetto prevede una campagna di coinvolgimento della comunità, anche finalizzata alla raccolta di offerte, utili per la fase di realizzazione dei lavori ma anche per la successiva fase di gestione.

 

condividi su