Giornata del Seminario

Il seminarista Simone racconta la sua storia vocazionale

“Essere pendolo tra Dio e il Suo popolo, qui, in Valle: un cammino bello, da condividere”

In occasione della giornata del Seminario, mi presento a voi. Sono Simone Garavaglia, ho 29 anni e, attualmente, sono il seminarista della diocesi di Aosta (l’articolo determinativo non è egocentrico… effettivamente sono l’unico… per ora). Vi svelo subito, come capirete dal cognome, che non sono originario della Valle d’Aosta. Del resto il mio cognome è tipico di una porzione di territorio tra Lombardia e Piemonte, proprio adiacente al Ticino. E… allora – potreste dire – come ti è venuto in mente di proseguire il cammino verso il sacerdozio nella realtà diocesana di Aosta? Una domanda legittima ma, come sovente accade, la risposta è già nella domanda. Perché? Effettivamente la mia storia vocazionale è stata una prosecuzione e, per certi versi, il ritornare su un sentiero già precedentemente battuto. Ecco, questo può essere un buon punto di partenza per presentarmi a voi, condividendo fraternamente alcuni cenni del mio percorso vocazionale. È quasi scontato precisare che in poche righe non si può dire tutto ma alcune tappe fondamentali potranno bastare.
Fu mio papà che ormai parecchi anni fa persuase mia mamma ad acquistare una casa in val d’Ayas, nello specifico a Challand Saint Anselme. Io ero ancora molto piccolo, vivevo con la mia famiglia a Cuggiono (MI), proprio sul confine tra Lombardia e Piemonte e… naturalmente, non avevo la minima idea di queste scelte che stavano aleggiando in casa. Tuttavia, se crediamo, come cristiani, che quello che viene definito “caso” è spesso Provvidenza, allora mi permetterete di provare a leggere così questa vicenda, che tenterò di sviluppare, sintetizzandola, di seguito. Parlandovi della mia storia vocazionale, un passaggio importante è stato quello dell’università, che ho frequentato vicino a Varese – il mio sogno era diventare magistrato… -. Infatti, proprio qui, dopo un periodo di relativa ordinarietà nella mia vita di fede (che spesso si soffermava alla Messa domenicale), grazie ad un percorso di accompagnamento spirituale, iniziai a riscoprire il gusto dell’essere amici di Dio. Accanto alla Messa, che gradualmente divenne quotidiana, scoprii anche la bellezza dello scrutare nella Lectio divina la Parola di Dio, la preghiera della Liturgia delle Ore, le relazioni che erano come animate da un sapore diverso e… gli scritti di san Tommaso D’Aquino, grande domenicano. Via via il desiderio di approfondire i contenuti di fede crebbe, così come la conoscenza – a partire da Tommaso – dell’Ordine religioso a cui appartenne (quello, appunto, dei frati predicatori o domenicani). Così, su indicazione del mio padre spirituale, presi contatti con i frati ed iniziai un percorso di discernimento che poi mi avrebbe portato, tra una vicenda e l’altra, a passare sei anni della mia vita tra i conventi di Milano e Bologna. Nel frattempo, portai a termine gli studi di giurisprudenza, conclusi i tre anni di studi filosofici ma… in tutto questo… più proseguivo più comprendevo che quel genere di vita non la sentivo affine alla vocazione che stavo nel tempo discernendo.
C’era un fattore chiaro: la chiamata alla vita sacerdotale che andava chiarendosi in me, accompagnata dai limiti che percepivo rispetto all’esercizio del ministero presbiterale tra le “quattro mura” di un convento (naturalmente le ragioni sono ben più precise… ma volentieri, se ci sarà occasione, ve le racconterò a voce), mi condussero, con l’accompagnamento del padre spirituale, ad optare per la vita del presbitero diocesano. Con tutto l’iter che, giustamente, un passaggio simile richiedeva, mi rivolsi al vescovo di Aosta, il quale, dopo un tempo di discernimento, fatto anche di incontri personali per ben vagliare le motivazioni della mia scelta, mi accolse come seminarista della Sua diocesi. Dopo aver trascorso l’estate scorsa in parrocchia a Challand, da settembre ho iniziato il triennio di studi teologici a Roma che, a Dio piacendo, mi condurrà all’ordinazione sacerdotale, per poi ritornare nella diocesi di Aosta per vivere il ministero sacerdotale, nel luogo che riterrà il vescovo. Regolarmente ho però occasione di ritornare in diocesi, mantenendo così un rapporto importante con la Chiesa locale di Aosta.
Perché scelsi la diocesi di Aosta? Anzitutto per il rapporto che già dall’infanzia mi ha condotto ad amare questa Valle, poi per le relazioni, ancora animate da quella semplicità e familiarità sovente perduta nella frenesia contemporanea; ancora, per le realtà parrocchiali, raccolte, non sempre facili, ma ricche di potenzialità. Da ultimo, non per importanza – trattandosi di un fattore che, per così dire fonda e ingloba tutti gli altri – il bisogno che realtà come queste hanno, forse inconsapevolmente (ma meno che altrove), di sacerdoti innamorati del Signore, propositivi e desiderosi di annunciare il Vangelo con la vita e, poi, con le opere. Che dire… poi la natura, le montagne, il silenzio… Dunque, le motivazioni, ruotanti attorno all’amore per il Signore, quindi per il prossimo, visto come fratello/sorella in Cristo, sono tante e… anche queste, volentieri, ve le racconterei a voce…
Eccomi qui allora. Vi scrivo queste poche e sintetiche righe dalla biblioteca del Seminario di Aosta col desiderio, semplice e fraterno, di presentarmi a voi. E… se dovesse leggere qualche giovane… il cammino verso il sacerdozio è difficile? Non si può negarlo… sì; è lungo, richiede motivazioni valide e strutturate, è fatto di “deserti” da attraversare ma, in ultima analisi, è straordinario. Del resto, una vita donata con, per e in Cristo non può che essere semplicemente straordinaria. Se la consiglierei? Sì, senza dubbio. È una vita spesa in un’oscillazione continua tra Dio e il suo popolo, portando a Dio le anime e scorgendo Dio, e il suo agire discreto, nel Suo gregge. È quindi – potrei dire – una costante esperienza contemplativa…
Nell’attesa di incontrarVi in qualche circostanza, se il Signore vorrà, Vi porto tutti e ciascuno nella preghiera e, certo del Vostro sostegno, Vi chiedo, se lo vorrete, di ricordarmi nelle Vostre preghiere.

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