Via Crucis cittadina

07-04-2023

 

All’inizio abbiamo ascoltato un passo di san Luca: Quando  fu vicino, alla vista della città [Gesù] pianse su di essa dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! (Lc 19, 41-42a). Queste parole mi hanno accompagnato, come un filo rosso, lungo tutto il percorso delle quattordici stazioni che intrecciamo quanto vissuto da Gesù per le vie di Gerusalemme con ciò che accade oggi nelle vie del mondo: innocenti condannati, violenza distruttrice e assassina delle tante, troppe guerre che insanguinano la Terra, uomini che cadono nella spirale del peccato e del male senza che nessuno tenda una mano di redenzione, sopraffazioni e prepotenze che colpiscono già la vita dei più giovani fra noi, malattie e lutti sempre drammatici, comunque avvengano. Tutto ciò accade, oggi come allora, in mezzo all’indifferenza dei più.

Che cos’è dunque per Gesù quello che porta alla pace? Che cos’è che non ha compreso Gerusalemme, e il nostro mondo con lei? Gesù risponde: Perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata (Lc 19, 44). Ciò che porta alla pace è riconoscere la visita del Signore e accogliere Dio nella vita personale e sociale. A fronte dell’ottusità della Città santa, Gesù, nella Via Crucis, concentra nella sua persona il popolo di Gerusalemme, anzi l’umanità intera, e riconosce con la sua obbedienza la visita salvifica del Padre. Mi piace leggere come segni della vicinanza del Padre i gesti di umanità di cui è oggetto in mezzo alla rozza violenza degli aguzzini. Penso alla Madre, al Cireneo, alla pia Veronica, alle donne di Gerusalemme, a Giuseppe d’Arimatea.

Preghiamo e operiamo per la pace a partire da ciò che porta alla pace, secondo Gesù!

Continuiamo a pregare sapendo che solo Dio può fare miracoli, solo Dio può toccare i cuori!

Operiamo per la pace, sapendo che essa passa attraverso la conversione a Dio. E siccome quella degli altri non dipende direttamente da noi, cominciamo dalla nostra. Rinnoviamo la nostra fede in Gesù e proviamo a porre gesti di umanità nella nostra società perché possano maturare frutti di pace. Come i personaggi del Vangelo hanno dovuto superare pregiudizi e divieti per incontrare Gesù sulla via del Calvario, così anche noi dobbiamo essere coraggiosi per sostituire in noi stessi e nelle relazioni sociali la mitezza all’aggressività, il perdono alla vendetta, l’umiltà alla prepotenza, l’accoglienza e la condivisione alla chiusura. Così il Vangelo, distillato nella vita dei discepoli, diventa cultura di pace!

 

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