Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
La Parola che ascoltiamo in questo terzo passo del nostro pellegrinaggio quaresimale mette in relazione l’obbedienza ai comandamenti di Dio con la vita e il frutto della promessa divina. Il Signore ripete anche a noi: «Ascolta e metti in pratica la mia Parola e tu – discepolo, famiglia, chiesa – vivrai ed entrerai in possesso delle mie promesse sulla terra e nell’eternità».
Gesù aggiunge: Chi… li [questi minimi precetti] osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Le parole di Gesù dicono che il compito della Chiesa non si esaurisce nell’osservare i precetti del Signore, ma si prolunga nel trasmetterli ad altri.
Trovo in una delle vite di Francesco, La leggenda dei tre compagni, un commento preciso delle parole di Gesù. Siamo agli inizi della fraternità francescana, ancora composta da Francesco e dai primi sei compagni. Un giorno il Santo li convoca e dice loro: «Fratelli carissimi, consideriamo la nostra vocazione. Dio, nella sua misericordia, ci ha chiamati non solo per la nostra salvezza, ma anche per quella di molti altri. Andiamo dunque per il mondo, esortando tutti, con l’esempio più che con le parole, a fare penitenza dei loro peccati e a ricordarci dei comandamenti di Dio. Non abbiate paura di apparire piccoli e senza cultura, ma annunciate con coraggio e semplicità la penitenza. Abbiate fiducia nel Signore, che ha vinto il mondo! Egli parla con il suo Spirito per mezzo di voi e in voi, esortando tutti a convertirsi a lui e ad osservare i suoi precetti. Incontrerete alcuni fedeli, mansueti e benevoli, che riceveranno con gioia voi e le vostre parole. Molti di più saranno però gli increduli, superbi e bestemmiatori, che vi ingiurieranno e resisteranno a voi e al vostro annunzio. Di conseguenza, proponetevi di sopportare ogni cosa con pazienza e umiltà» (in Fonti francescane, n. 1440).
Cari fratelli e sorelle, in queste parole c’è una forte esortazione a vivere il Vangelo di oggi per adempiere il mandato di Cristo e far diventare realtà quanto ci è chiesto in questo anno pastorale: «Dobbiamo imparare da Gesù e vivere la missione con lo stile della prossimità, rimettendo in comunicazione Vangelo e vita, la nostra e quella delle persone che incontriamo e con le quali condividiamo cammini ed esperienze» (Lettera pastorale, n. 5). Se la Chiesa diocesana si riorganizza sul territorio è per raggiungere le persone nel loro ambiente di vita e portare da vicino la testimonianza e l’insegnamento della Parola di Dio, come hanno fatto i frati di Francesco. Notiamo che in questa prima missione, affidata loro dal Santo, non sono andati tra gli infedeli, ma tra i cristiani delle città vicine. È proprio quello che siamo chiamati a fare noi: non dobbiamo andare chissà dove, ma diventare missionari in mezzo a tanti battezzati che hanno abbandonato la vita di fede e non sempre per cattiveria, ma per negligenza, per ignoranza, per non essere mai stati raggiunti dal fuoco del Vangelo.
Il testo francescano continua: «Gli uomini di Dio andarono… Ognuno che li vedeva, ne era fortemente meravigliato, per quel loro modo… di vivere così differente da qualunque altro… Dove entravano… annunziavano la pace, esortando uomini e donne a temere e amare il Creatore del cielo e della terra, e ad osservare i suoi comandamenti. C’era chi li stava ad ascoltare volentieri e chi al contrario li beffava» (in Fonti francescane, n. 1441).
Anche noi siamo mandati in missione. Il compito è affidato a ognuno di noi e lo compiamo innanzitutto nella vita quotidiana in quella prossimità «fatta di attenzione e di dialogo negli ambienti ordinari dell’esistenza dove siamo chiamati ad ascoltare, ma anche a raccontare inquietudini e speranze, gioie e sofferenze, interrogativi e bisogni che abitano il cuore di ognuno e toccano il vissuto delle famiglie» (Lettera pastorale, n. 5). «Gesù cammina accanto a questa umanità bisognosa di speranza e di salvezza… A noi il compito di essere segno e strumento di Gesù che cammina accanto a ognuno. A noi il compito di dirlo esplicitamente: “Gesù ti ama e cammina accanto a te, dentro al tuo dolore, ai tuoi interrogativi, nelle tue gioie”». (Lettera pastorale, n. 6).
Per quanto importantissimo questo non è l’unico modo di compiere il mandato missionario. Occorre lavorare per tradurre i precetti del Signore in cultura, cioè nella risposta teorica e pratica alle domande e ai bisogni che la vita quotidiana pone agli individui e alla società. Il campo è vastissimo. La presenza sul territorio facilita quest’opera, perché il Vangelo non sia assente dai luoghi nei quali si elabora cultura. Pensando al nostro territorio vorrei ricordare i consigli comunali, la scuola, lo sport, le associazioni di volontariato, le biblioteche, la vita sociale in generale. Non si tratta di una presenza di bandiera, ma di uno sforzo intelligente di dialogo e di confronto con tutti senza perdere l’ispirazione della fede e cercando di tradurre il Vangelo in valori umani condivisi.