Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

01-01-2024

 

Proviamo a porci, fratelli e sorelle, in questo inizio d’anno alla scuola dei pastori e di Maria e di Giuseppe che incontriamo nella pagina evangelica.

Dai pastori impariamo il coraggio della speranza. Essi si fidano di Dio e si mettono alla ricerca del Bambino, come annunciato dall’angelo. È un invito a varcare la soglia del nuovo anno alimentando e non spegnendo le attese che abitano il nostro cuore, le speranze dell’umanità. Non si tratta di superficiale ottimismo, ma di far conto seriamente sulla benedizione di Dio. Celebrare l’Eucaristia significa porre sull’umanità intera il nome di Dio, sorgente di benedizione e di salvezza: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace. Crediamo che Dio ci custodisce, fa splendere il suo volto su di noi e ci dona la pace. Sappiamo bene che si tratta di un seme prezioso che deve crescere e che ha bisogno di chi lo coltiva e lo diffonde. E noi vogliamo coltivarlo nella nostra vita e attorno a noi, certi che Dio moltiplicherà il frutto. San Paolo si domandava se Dio, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? (Rm 8, 32). Questa è la speranza con la quale entriamo in un nuovo anno e per la quale rinnoviamo l’impegno della nostra vita cristiana.

Dai pastori impariamo anche la missione nello stile della prossimità. Essi raccontano tutto ciò che del bambino era stato detto loro. Essere missionari è proprio questo: raccontare con semplicità la nostra esperienza di fede e di Chiesa. Il luogo della missione è quello delle relazioni quotidiane, quando noi con la naturalezza dei pastori ci facciamo vicini agli altri per ascoltare la loro storia, le loro domande e le loro attese e raccontare le nostre segnate dalla grazia della fede: gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente doniamo (cfr Mt 10, 8).

I Pastori ci dicono ancora che l’impegno della speranza e la missione generano gioia. Dopo aver trovato il bambino e aver riferito ciò che avevano udito su di Lui, tornano alle loro greggi glorificando e lodando Dio per tutto quello che  avevano udito e visto.

Maria e Giuseppe ci insegnano il silenzio. Non si tratta del silenzio di chi rimane senza parole per ignoranza, depressione o disperazione. L’evangelista annota infatti: Maria… custodiva tutte  queste cose, meditandole nel suo cuore. È il silenzio che ascolta Dio e la vita in profondità ed elabora pensieri, parole, situazioni, gioie e sofferenze, attese e delusioni cercando di collegarle in un insieme che abbia senso. Per noi credenti, come già per Maria, il filo rosso che ci aiuta a cucire insieme i pezzi e a dar loro un senso di vita e di futuro è la fede in Dio, guidati dalla luce che viene dalla Parola, dalla vita e dalla Pasqua di Gesù Cristo. Il silenzio che siamo invitati a praticare in questo anno nuovo, il silenzio di Maria e di Giuseppe, è il silenzio che apre alla preghiera e ne costituisce la trama profonda, sia essa personale o comunitaria. Non lasciamo che l’abitudine di oggi a moltiplicare parole e  rumori, come sottofondo che stordisce e anestetizza la coscienza, intacchi la preghiera cristiana e le nostre Liturgie che vivono invece di raccoglimento. La preghiera, intessuta di silenzio, ci abituerà a uno stile contemplativo che si riverserà anche nel nostro modo di relazionarci con gli altri. Solo chi coltiva il silenzio è capace di ascoltare veramente e di fare spazio all’altro nel proprio cuore e nella propria vita.

L’intercessione di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, ci accompagni in questo 2024 che iniziamo perché fruttifichino in noi, nelle nostre famiglie e comunità i semi di speranza, di missione, di gioia e di silenzio che il Vangelo ci ha suggerito. Così sia.

 

condividi su