Seconda Stazione quaresimale cittadina

Chiesa Parrocchiale di Sant'Anselmo

28-02-2024

Cari fratelli e sorelle, vorrei sottolineare questa parola di Gesù: Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Non si tratta semplicemente di un generico invito al servizio e all’umiltà, dal momento che al centro dell’attenzione di Gesù c’è la relazione fraterna fra i suoi discepoli (tra voi ripetuto per tre volte) a partire dalle dinamiche reali e concrete del gruppo (chi vuole diventare grandechi vuole essere il primo). Il servizio per Gesù non è un comportamento, un atto di umiltà o di disponibilità da compiere. Per Lui il servizio è un modo di stare al mondo che caratterizza il rapporto con le persone e tra le persone e, in quanto tale, diventa lo strumento per costruire una relazione fraterna. Il servizio come stile di vita richiede e produce umiltà, ingrediente base della fraternità.

Ecco il passo che siamo chiamati a compiere in questa seconda settimana, rivedere le nostre relazioni più vicine: in famiglia, nella comunità religiosa, sul posto di lavoro, a scuola, nel gruppo, tra confratelli… Rivedere per convertire. Per rivedere e ristrutturare le nostre relazioni dobbiamo rinunciare alla pretesa di autoaffermarci a tutti i costi, dobbiamo rinunciare alla competitività: Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; «Non chiederete di sedere uno alla destra e l’altro alla sinistra per stare davanti agli altri, al di sopra degli altri, ma farete come» il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire. Il servire di Cristo è la pazienza, è l’amore quotidiano per il bene degli altri, l’amore gratuito e incondizionato che lo porta alla croce: il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso.

Nella vita di San Francesco, scritta dal Celano, sono riportate le parole con le quali egli da il nome al suo Ordine e soprattutto la sostanza vissuta di questo nome: «”Voglio che questa Fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori”. E realmente erano “minori”; “sottomessi a tutti” e ricercavano l’ultimo posto e gli uffici cui fosse legata qualche umiliazione, per gettare così le solide fondamenta della vera umiltà, sulla quale si potesse svolgere l’edificio spirituale di tutte le virtù. E davvero su questa solida base edificarono, splendida, la costruzione della carità… Com’era ardente l’amore fraterno dei nuovi discepoli di Cristo! Quanto era forte in essi l’amore per la loro famiglia religiosa! Ogni volta che in qualche luogo o per strada, come poteva accadere, si incontravano, era una vera esplosione del loro affetto spirituale, il solo amore che sopra ogni altro amore è fonte di vera carità fraterna. Ed erano casti abbracci, delicati sentimenti, santi baci, dolci colloqui, sorrisi modesti, aspetto lieto, occhio semplice, animo umile, parlare cortese, risposte gentili, piena unanimità nel loro ideale, pronto ossequio e instancabile reciproco servizio. Avendo disprezzato tutte le cose terrene ed essendo immuni da qualsiasi amore egoistico, dal momento che riversavano tutto l’affetto del cuore in seno alla comunità, cercavano con tutto l’impegno di donare perfino se stessi per venire incontro alle necessità dei fratelli» (FF nn. 386-387).

Questa descrizione ci sia di specchio per questi giorni del pellegrinaggio quaresimale e ci sproni a vivere umiltà e servizio perché anche le nostre famiglie e comunità risplendano per la fraternità!

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