Santa Messa nella Solennità di San Grato

Ammissione tra i canditati al presbiterato del seminarista Simone Garavaglia

07-09-2023

 

Carissimi, la solennità di san Grato segna l’avvio delle unità parrocchiali che ci coinvolge tutti. La Parola di Dio, con l’invio di Geremia e dei settantadue discepoli, ci ricorda che la riorganizzazione territoriale della Diocesi ha come uno dei principali obiettivi la missione, cioè la ri-evangelizzazione della nostra Valle. Le trentatré unità parrocchiali sono stazioni missionarie nelle quali fare esperienza di Vangelo e dalle quali irraggiare il Vangelo perché la gioia della salvezza possa toccare tanti fratelli e sorelle che non conoscono Cristo o che, pur battezzati, si sono allontanati per mille motivi dalla fede o dalla vita ecclesiale.

Chi sono gli attori della ri-evangelizzazione? La risposta del Vangelo è chiara: Gesù non invia solo gli apostoli, ma  settantadue discepoli. Gli attori della ri-evangelizzazione siamo noi battezzati, sacerdoti e fedeli, che cerchiamo di vivere la vita comunitaria e di praticare da cristiani, con i nostri limiti, la fede e la carità. Non lo siamo come singoli battitori liberi, ma come comunità presente sul territorio, preti, laici e consacrati insieme. Lo siamo nella relazione che abbiamo, come singoli e come famiglie, con quanti condividono con noi lavoro, tempo libero, scuola, impegni sociali e culturali.

La Parola di Dio ci offre tre precise indicazioni per accompagnare l’avvio o la ripartenza delle unità parrocchiali.

 

Un solo corpo e un solo spirito.

La Parola alza il tiro e di molto. Le unità parrocchiali sono il Corpo ecclesiale di Cristo presente nella storia e nello spazio, qui e adesso nella storia e nello spazio della Valle d’Aosta di inizio terzo millennio cristiano. Prima di essere centri operativi, le unità sono luoghi di santità e di fraternità.

La santità, per usare le parole di San Paolo, è il cammino di progressiva conoscenza del Figlio di Dio… fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. La santità è diventare sempre più somiglianti a Gesù, imitandoLo. In questo primo anno chiedo a ogni unità di privilegiare i cammini di formazione alla vita cristiana, percorsi che ci aiutano a prendere la forma di Cristo, cioè a imparare a pensare, agire e relazionarci come Lui. La catechesi, l’ascolto orante della Parola, le celebrazioni liturgiche, l’esercizio della carità siano esplicitamente proposti e vissuti come esperienze di conformazione della nostra vita a Gesù.

La fraternità secondo San Paolo ci chiede di coltivare alcune virtù. L’umiltà ci fa stare al nostro posto davanti a Dio e nella giusta relazione con i fratelli, senza sovrastimarci, senza giudicare, cercando invece di rispettare e favorire il bene degli altri. La magnanimità ci rende capaci di non fermarci alle inezie (ad esempio piccoli campanilismi o personalismi) e badare invece alle cose essenziali, a lasciar perdere gesti o parole che magari ci feriscono e ai quali vorremmo ribattere e lavorare invece, pagando di persona, per sopportarci a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.

 

Li inviò… davanti a sé.

La missione scaturisce dalla grazia di Dio che condividiamo nella comunità, ma si realizza uscendo dalla comunità. Occorre andare. Per i nostri padri ciò significava partire in terre lontane, oggi l’uscita è verso quelli che abitano la nostra casa e gli ambiti della vita quotidiana. Siamo mandati a chi non è raggiunto dal Vangelo. Tutti siamo mandati, ma in particolare voi, cari fratelli e sorelle laici, in quanto inseriti negli ambienti più disparati e spesso refrattari alla Chiesa. Voi potete costruire relazioni di amicizia o almeno di rispetto reciproco all’interno delle quali raccontare la propria esperienza di vita segnata dalla fede e dal Vangelo di Gesù. Anche questo è un vero ministero ecclesiale che la comunità deve preparare e accompagnare. Soprattutto la comunità dev’essere pronta ad accogliere chi, invitato a venire per vedere, dovesse presentarsi. La fraternità vissuta è porta aperta e la migliore accoglienza possibile.

 

Tout ce que je t’ordonnerai, tu le diras. Ne les crains pas, car je suis avec toi.

Infine la ri-evangelizzazione ha bisogno di coraggio: non dobbiamo avere paura, non dobbiamo vergognarci del Vangelo! Ha bisogno di parole chiare che dicano senza annacquamenti o riduzionismi mondani il progetto di Dio sull’uomo, sul lavoro, sull’amore, sulla famiglia, sulla giustizia, sul creato, sulla pace. Il rischio che corriamo oggi è quello di abbassare l’asticella delle esigenze evangeliche con l’illusione di aumentare il nostro numero, ma non si viene in Chiesa per i comandamenti, ma per Gesù Cristo e, quando si crede in Lui e Lo si ama, anche le esigenze evangeliche diventano praticabili o almeno si lavora perché diventino realtà di vita. Nulla è impossibile a chi corrisponde all’amore di Dio!

 

Ci conceda il Signore, per intercessione di San Grato, di vivere santità e fraternità per annunciare in maniera credibile e coraggiosa il suo Nome e il suo Vangelo. Così sia.

 

condividi su