S. Messa per la festa patronale di Châtillon

29-06-2023

 

Ho provato a porre a San Pietro una domanda: «Tu, che hai annunciato Gesù ai pagani, estranei per cultura e prassi al tuo mondo, cosa suggerisci a noi cristiani del ventunesimo secolo, stanchi e disorientati, per rinvigorire la fede ed evangelizzare uomini e donne che ci paiono tanto lontani e impenetrabili al Vangelo?».

In prima battuta San Pietro mi ha risposto in maniera ‘ruvida’ con un’altra domanda: «Ma tu sei vicino al Vangelo? La tua vita è evangelizzata? Gli uomini e le donne che ti incontrano vedono i segni del Vangelo?». È una domanda spiazzante che non vado a sviluppare. È troppo personale. Ve la consegno così come l’ho percepita per me. Ma vi prego: non lasciatela cadere. Fa bene rispondere.

In seconda battuta, San Pietro mi ha risposto con le due parole che pronuncia nelle letture di oggi.

Nel Vangelo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. La parola è rivolta a Gesù. È la sua professione di fede. È come se Pietro ci dicesse: «Se vuoi essere cristiano riconosci con tutte le tue forze che Gesù è l’unico Salvatore e diglielo e dillo a tutti!». Riconoscerlo vuol dire fidarsi della sua Parola, dei suoi comandamenti. In un mondo nel quale tutto ciò che passa per la testa, ogni desiderio sembra essere legge assoluta, facendoci sempre più schiavi delle nostre passioni e delle nostre solitudini, scegliamo di affidarci alla Parola di Gesù, perché possa compiersi in noi il miracolo della libertà secondo la parola del Vangelo: Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8, 31b-32). Non basta riconoscerlo, bisogna anche dirglielo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. La nostra fede si nutre, come già per Pietro, di frequentazione assidua del Signore, di preghiera, di un dialogo vero e personale con Lui! Questa esperienza di gioia e di libertà può parlare ai nostri compagni di viaggio. Quante solitudini attendono una parola di speranza e di libertà! Non penso a proclami e slogan, ma alla parola feriale, quella che si dice quando ci si racconta o ci si confronta tra colleghi, al lavoro, nello sport, per strada…

La seconda parola di Pietro viene dalla prima lettura: Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode… È la parola che San Pietro pronuncia rientrando in se stesso dopo la liberazione miracolosa dal carcere. È come se ci dicesse: «Se vuoi essere cristiano, se vuoi essere testimone di Gesù agli occhi del mondo, impara a rientrare in te stesso per riconoscere la presenza di Dio e la sua azione di amore in te. In un mondo fatto di fretta e di apparenza, fermati e dedica del tempo a pensare e a pesare quanto accade, ma anche i tuoi sentimenti alla luce della Parola del Signore». San Pietro ci invita a leggere la vita con fede. Dobbiamo abituarci a intrattenere dentro di noi un dialogo con noi stessi alla presenza di Dio. Non ce ne pentiremo! Ciò che accade ha bisogno di essere meditato nel cuore. Per fare questo c’è bisogno di silenzio, di preghiera e anche di avere dei punti di riferimento sicuri con i quali confrontare le cose che vengono dette o che accadono: il Vangelo, l’insegnamento della Chiesa, un confessore che ci ascolta e che ci perdona in nome di Dio.

Ecco i suggerimenti di san Pietro per la nostra vita e per la testimonianza della fede delle nostre comunità: coltivare l’interiorità, la preghiera e l’obbedienza ai comandamenti come via di liberazione dalla paura e dalle molteplici forme di schiavitù che ci rendono tristi ed infelici, ma anche da quella mancanza di coraggio che ci fa muti rispetto alla testimonianza cristiana davanti agli altri.

L’augurio che vi faccio, cari parrocchiani di Châtillon, in questa vostra festa patronale è di vivere in famiglia, al lavoro, in società, con gli amici ciò che scriveva San Paolo ai Romani: Io … non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (Rm 1, 16).

 

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