S. Messa nell’anniversario della morte di don Giussani

22-02-2024

La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?Ma voi, chi dite che io sia?Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio viventeTu sei Pietro.

Sono in sequenza le domande e le dichiarazioni che fanno da scheletro al Vangelo di oggi. Gesù non ha paura di essere identificato e di identificare, cosa che invece oggi spaventa perché la nostra cultura si è liquefatta, i contorni definiti non sono politicamente corretti e le parole devono dire tutto e il contrario di tutto. Dal punto di vista della fede questo significa relativismo e dal punto di vista della vita di fede significa disorientamento e, per chi è più fragile, abbandono e angoscia oppure ricerca di forme di religiosità che possono degenerare in discriminazioni e violenze, come purtroppo accade.

Non possiamo rimanere inerti e passivi, rinunciando alla forza propositiva e veritativa del Vangelo. Il Vescovo di Bolzano-Bressanone ha scritto così nella lettera per la Quaresima: «La Chiesa del nostro tempo non sopravvivrà se eviterà ogni conflitto. Una Chiesa che non suscita opposizione nella nostra società complessa e pluralistica, una Chiesa che desidera solo essere lodata perché dice ciò che tutti dicono e che si lascia trasportare dalla corrente delle opinioni, deve chiedersi se è veramente sulla retta via del Vangelo». Per questo, aggiunge: «Diventa sempre più importante rimanere fedeli alle nostre convinzioni cristiane: non in modo ideologico», ma in spirito di servizio verso gli altri ai quali siamo debitori della gioia e della speranza del Vangelo.

Celebrando la festa della Cattedra di san Pietro, celebriamo il dono di Gesù alla sua Chiesa di un maestro universale di verità nella persona di Pietro e dei suoi Successori. E la parola verità non ci scomponga, perché è il nome di Cristo: Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14, 6). Essere maestro di verità, compito del Papa e di tutti i pastori della Chiesa, è accompagnare l’uomo sulla strada di Cristo, alla luce del suo insegnamento e del suo esempio.

Oggi ricordiamo anche don Giussani che ha dedicato la vita ad annunciare Cristo ai giovani.

Festa liturgica e anniversario di famiglia ci invitano a meditare sul compito della trasmissione della fede, compito che è centrale nell’avvio delle unità parrocchiali, che hanno tra gli scopi principali quello della rievangelizzazione della nostra terra.

Vi riconsegno una parola di don Giussani che ben si accosta all’inizio del Vangelo di oggi. Il dialogo di Gesù con i discepoli avviene ai confini della terra santa e nelle vicinanze della città dedicata all’imperatore quale dio e salvatore (nel 3 a.C.): Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli… Proprio qui Gesù viene confessato come Messia.

Don Giussani spiega cosi la decisione di insegnare nelle scuole statali: «Incontrai sul treno un gruppo di studenti e incominciai a discutere di cristianesimo con loro. Li trovai così estranei alle cose più elementari che mi venne come irrefrenabile impeto il desiderio di far conoscere loro quello che io avevo conosciuto, affinché anche per loro avesse a sorgere il “bel giorno”». All’origine dell’annuncio c’è un impeto irrefrenabile, che è frutto dell’esperienza dell’amore di Dio (quello che io avevo conosciuto), che è fatto di amore sincero per l’uomo (affinché anche per loro avesse a sorgere il ‘bel giorno’), che è fatto anche di attenzione alla situazione in cui l’uomo vive (li trovai così estranei alle cose più elementari). Una lezione per noi: il riconoscimento di Gesù, l’annuncio della sua presenza e del suo amore avviene attraverso l’incontro e il dialogo. Mi permetto di ricordarvi quanto scritto nella Lettera pastorale di quest’anno: «La missione in stile di prossimità cerca… di intercettare il vissuto e la ricerca di senso delle persone e di partire di là per raccontare il dono di Dio» (n. 8). E questo «riguarda la comunità, ma fiorisce in pienezza nel contatto personale che i laici vivono quotidianamente in quanto inseriti nel mondo del lavoro, della scuola, della cultura, dell’impegno sociale e politico, del tempo libero» (n. 6).

Sia così!

 

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