S. Messa nella vigilia della Solennità di Maria S.ma Madre di Dio – Te Deum

31-12-2023

 

Carissimi, la fine dell’anno ci pone in una situazione simile a quando arriviamo in cima a uno dei nostri colli alpini: dall’alto ripercorriamo rapidamente il percorso fatto, mentre ci prepariamo a scendere per un nuovo tratto di strada. Questa santa Liturgia, con il canto del Te Deum –   inno di ringraziamento e di affidamento a Dio – è un po’ come la sosta sul colle e la pagina del Vangelo ci suggerisce alcuni atteggiamenti interiori con i quali accompagnare la traversata. Ne scelgo uno, quello dei pastori che si mettono alla ricerca del segno della presenza di Dio annunciato dall’angelo.

Guardando all’anno trascorso, provo a rileggere alcuni avvenimenti e situazioni come segni che ci interpellano, semi da coltivare, appelli alla conversione e all’impegno.

Parto dalla celebrazione di San Bernardo a mille anni dalla nascita. Egli ha corrisposto con generosa creatività alla grazia di Dio, facendosi predicatore itinerante e fondando l’ospizio e la sua comunità per l’accoglienza dei pellegrini. Ci trasmette due appelli quanto mai attuali: la passione per l’annuncio del Vangelo e la capacità di riconoscere Cristo presente nel fratello bisognoso. In un ambiente sempre più scristianizzato e segnato dall’individualismo ci aiuta a riscoprire la missione come compito che scaturisce per tutti dal Battesimo e a farci tessitori di relazioni fraterne.

Abbiamo poi incontrato san Francesco, celebrato ad Assisi assieme alla società civile valdostana che ha offerto l’olio che arderà per un anno sulla sua tomba. La sua esperienza ci ricorda che al centro della vita cristiana c’è l’incontro con Gesù da amare e seguire. Per Francesco le opere di carità sono il frutto di questo incontro. Così anche la pace, oggi tanto desiderata e invocata. Essa nasce dal di dentro delle persone, come afferma commentando la beatitudine di Gesù: «Sono veri pacifici coloro che in tutte le contrarietà che sopportano in questo mondo conservano la pace nell’anima e nel corpo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo». Possiamo essere costruttori di pace se rifiutiamo ogni provocazione alla violenza, anche piccola, anche nel segreto del cuore, rifuggendo dall’ira e coltivando con decisione umiltà e pazienza alla scuola di Gesù.

 

L’incontro con Gesù, il raccontare agli altri la propria esperienza di fede, l’accoglienza dei fratelli, la ricerca della pace sono elementi necessari alla costruzione delle unità parrocchiali che abbiamo avviato nell’anno trascorso e che ora hanno bisogno del contributo di tutti noi perché possano essere luoghi di rilancio della vita cristiana e di missione per la nostra Valle.

Se volgiamo poi lo sguardo al nuovo anno, alla strada da percorrere al di là del colle, tanti sono i passaggi da segnalare. Accenno appena a due aspetti della vita sociale che ci interpellano come cristiani.

Il primo è la continua diminuzione della popolazione della nostra Regione che, a fine novembre è scesa sotto i 123.000. Oltre la grave crisi della natalità, sembra che le cause siano da ricercare nella scarsa attrattività della Valle sia per i giovani valdostani che scelgono di emigrare sia per altri che non credono più di poter trovare qui prospettive di futuro. Forse tutti possiamo fare qualcosa per invertire la tendenza, perché anche le scelte individuali influiscono sulla qualità della vita collettiva. Non posso, però, non rivolgere un appello a quanti fra noi hanno responsabilità politiche e amministrative: si lascino seriamente interpellare dalla situazione e facciano tutto il possibile per sostenere le famiglie che decidono di generare figli, per rendere possibile ai giovani valdostani la libertà di scegliere se partire o restare, per aumentare la qualità dei servizi e l’offerta di lavoro.

Un altro ambito nel quale dobbiamo impegnarci e sul quale dobbiamo attirare l’attenzione è quello della sanità. La vicinanza nei confronti degli ammalati, ancor più se diversamente abili o anziani soli, è qualcosa che tutti possiamo mettere in campo. È però indispensabile un impegno forte e netto della politica e noi lo chiediamo per il bene di tutti. Dobbiamo essere grati a tutti gli operatori della sanità che spesso lavorano in condizioni difficili per la pressione che subiscono a motivo dell’ormai cronica diminuzione di numero. Mentre li ringraziamo chiediamo loro di fare ogni sforzo per unire alla competenza e alla generosità dell’impegno anche l’umanità del tratto nelle relazioni. Ai giovani credenti rivolgo l’invito a prendere seriamente in considerazione, al momento della scelta degli studi universitari, le professioni sanitarie come un modo concreto di porsi al servizio del prossimo.

E vorrei richiamare l’attenzione su un aspetto particolare che è quello legato ai suicidi. Durante la visita natalizia al reparto di Psichiatria ho avuto modo di parlare con il Primario che mi ha rappresentato la situazione della nostra Regione che statisticamente registra il doppio di casi rispetto alla media nazionale. Ci sono programmi e attività di prevenzione in atto, ma non sono sufficienti, vanno incrementati e coordinati. Tutti, però, possiamo dare un contributo migliorando la qualità delle relazioni interpersonali, sconfiggendo l’indifferenza e l’anonimato, coltivando buoni rapporti di vicinato.

Ci ritroveremo qui al termine dell’anno che iniziamo: ci conceda il Signore di poterlo glorificare e lodare in quell’occasione, come i pastori, se i segni della sua presenza divenuti semi nella nostra vita avranno portato frutto nella nostra vita per grazia sua e per la nostra generosa corrispondenza. Amen.

 

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