S. Messa nella Solennità del Corpus Domini

Celebrazione cittadina

11-06-2023

 

Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?

Ripartiamo dalla domanda di san Paolo. Non è una domanda retorica. Ci obbliga a confrontarci seriamente con il contenuto della nostra fede: celebrare l’Eucaristia è ripresentare al Padre il sacrificio di Cristo in croce per la salvezza del mondo; Gesù crocifisso e risorto, nella sua umanità e divinità, è realmente presente nel pane eucaristico che riceviamo nella comunione e che adoriamo nel tabernacolo. A volte ho come l’impressione che qualcosa ci sfugga in questo tormentato momento ecclesiale. Personalmente, trovo grande conforto nei fedeli, adulti e giovani, che al mattino presto, prima di andare al lavoro e a scuola partecipano fedelmente alla Messa feriale. Perché lo fanno se non perché credono che quel pane, spezzato insieme nella potenza dello Spirito, è comunione con il Corpo di Cristo. Trovo grande conforto – a volte anche un po’ di giusta confusione perché io non lo faccio abbastanza – quando entrando in chiesa trovo qualcuno inginocchiato davanti al Santissimo Sacramento. Quella partecipazione fedele, quel gesto semplice e genuino dicono la verità e la bellezza della nostra fede.

San Paolo con la sua domanda voleva provocare la comunità di Corinto perché prendesse coscienza della ricaduta della comunione eucaristica nella vita: Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo. A Corinto i cristiani vivevano la fatica di divisioni e contrapposizioni. Non è forse anche la nostra dolorosa esperienza, in famiglia, in parrocchia, nei gruppi, nelle comunità religiose, tra noi sacerdoti? Anche oggi vale quanto insegnato dall’Apostolo. Se l’Eucaristia è la sorgente dell’unità, nell’Eucaristia troviamo la forza per pazientare e perdonare, per non rinunciare al dialogo o riaprirlo quando si sia interrotto, per fare della stima vicendevole un pilastro essenziale della vita comunitaria al di là delle differenze e anche delle diffidenze, per riannodare legami di amicizia, di collaborazione, di amore sospesi o spezzati. È questa la materia che, con il pane e il vino, deponiamo sull’altare perché la potenza dello Spirito trasformi e dia vita. A noi di attivare nella concretezza della vita la forza trasformante dell’Eucaristia celebrata e ricevuta.

Consegniamo dunque al Signore questa materia tra poco nella presentazione dei doni; anche la piccola offerta che deponiamo nel cesto ha questo significato e valore simbolico, è la nostra vita che ha bisogno di essere guarita dal male della divisione, della contrapposizione, della critica per essere invece luogo di pace, fermento di pace, profezia di pace.

Quando poi porteremo Gesù Eucaristia nelle vie distratte e distaccate della nostra Città, non lasciamoci tanto suggestionare dall’indifferenza che registreranno i nostri occhi, ma pensiamo al bisogno di pace, di perdono, di comunione che abita il cuore delle persone che incontreremo e di tutte le persone e famiglie di Aosta. Presentiamo noi a Gesù questo bisogno di amore perché sappiamo e crediamo che Lui e Lui solo può rispondervi efficacemente. Preghiamo per i nostri concittadini, ma allarghiamo la preghiera invocando pace e riconciliazione per il popolo ucraino e per tutti i popoli attualmente in guerra nel nostro mondo. Il Principe della pace, presente nel pane eucaristico, ci voglia esaudire!

 

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