Carissimi, stiamo accompagnando nel suo viaggio dalla terra al cielo un fratello che il Signore aveva chiamato a svolgere il ministero sacerdotale in mezzo a noi. La liturgia della solennità dei Santi Pietro e Paolo ci offre un ritratto del sacerdote che vogliamo raccogliere nel ricordo di don Paolo. Riprendo rapidamente alcune pennellate che lascio alla meditazione e alla preghiera di noi sacerdoti presenti e di voi fedeli.
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Il sacerdote è innanzitutto un uomo di fede. Accoglie la chiamata di Dio perché si fida della sua Parola e decide di giocare su di essa la sua vita, rinunciando a una famiglia propria, alla realizzazione professionale e all’autodeterminazione della vita mettendosi invece al servizio del popolo di Dio. Certo rimane la Parola di Gesù: Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà (Mc 10, 29-30). Ed è vera, questa parola, ma non sempre evidente! Per questo San Paolo nella seconda lettura afferma: Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Da qui una seconda pennellata del ritratto del prete che lo presenta come uomo del sacrificio: Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta. Non fa riferimento a tristezze e privazioni, ma dice la chiamata a offrire interiormente la propria vita al Padre per la salvezza delle persone che gli sono affidate dalla Provvidenza divina. E questo è strettamente legato al suo compito eucaristico. Il sacerdote è uomo dell’Eucaristia.
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui.
Il Sacerdote è una cosa sola con la sua comunità e vive e agisce sostenuto dalla preghiera della sua comunità.