S. Messa con gli insegnanti di religione cattolica

Saint-Oyen, Château Verdun

28-05-2024

 

Carissimi,
ho riletto i testi biblici che la Liturgia ci propone pensando alla vostra vocazione ecclesiale di Insegnanti di Religione cattolica. Metto in risalto tre verbi, indagare, portare e lasciare, che provo a coniugare sul piano professionale (del fare) e sul piano personale (dell’essere). Nei testi i tre verbi descrivono un’azione: indagare la salvezza, portare il Vangelo, lasciare per seguire.

Indagare la salvezza
Siamo rinviati allo studio che deve accompagnare il vostro lavoro perché sia sempre qualificato e all’altezza della responsabilità educativa che avete. Si tratta di un lavoro intellettuale. Per questo san Pietro dice: cingendo i fianchi della vostra mente. È un lavoro che continua dopo la formazione di base compiuta per l’acquisizione del titolo e dell’idoneità. Esso tocca la Scrittura, i contenuti dottrinali della fede e della morale, la dimensione pedagogica. In ognuno di questi ambiti non accontentavi mai di presentazioni superficiali e, soprattutto per l’interpretazione della Scrittura e per la dottrina esercitate il senso critico, confrontando sempre le tesi proposte con l’insegnamento autentico della Chiesa (Catechismo della Chiesa Cattolica e Magistero).
Sul piano personale indagare la salvezza significa  crescere nell’esperienza della propria fede. Ancora san Pietro: Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma, come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: «Sarete santi, perché io sono santo».

Portare il vangelo
È importantissimo avere coscienza dell’originalità della vostra professione. Siete a pieno titolo insegnanti, nel rapporto con gli alunni e i colleghi, e l’impegno della Conferenza Episcopale Italiana per garantire la vostra dignità professionale è sempre andata in questa direzione. Tuttavia l’oggetto del vostro insegnamento è qualcosa che voi sapete essere di più che una narrazione di eventi e parole del passato. Il Vangelo narra le vicende di Gesù in quanto esse sono sorgente di vita per l’oggi di tanti credenti e di tante comunità nelle quali si esprime la Chiesa universale. Se rimane vero che professionalmente non svolgete un compito di primo annuncio e di catechesi, tuttavia  voi potete trasmettere la percezione della vitalità e del vissuto del cristianesimo oggi. È comunque innegabile che la vostra professionalità esprime il compito educativo della Chiesa e questo diventa ancor più significativo nella misura in cui sul piano personale voi vi lasciate coinvolgere nella vita della vostra comunità, mettendo a sua disposizione la vostra competenza e la vostra esperienza educativa.

Lasciare per seguire
Per capire la logica di questo verbo occorre collocare la pagina evangelica di oggi al suo posto nel Vangelo di Marco. Essa segue l’episodio del giovane ricco e del conseguente commento di Gesù: Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio! I discepoli, sconcertati, concludono: E chi può essere salvato? (Mc 10, 23.26).
Nel lavoro come nella vita in generale tutti siamo chiamati a lasciare tante cose e, spesso, non si tratta di una scelta, ma di una necessità imposta dalle situazioni, dalla storia, per così dire. Ciò che Gesù propone alla libertà del suo interlocutore e a ogni discepolo invece è di scegliere il Regno e Lui, rinunciando ad altre prospettive mondane. Professionalmente traduco così: si tratta di rinunciare a una lettura soggettiva dell’oggetto del nostro insegnamento per assumere quello della Chiesa, curando la propria originalità più sulle modalità di presentazione che sui contenuti, più sulle relazioni da instaurare con gli alunni che sui compromessi con la cultura dominante. Ovviamente questo vale anche sul piano personale altrimenti si cade in una situazione di falsità.

 

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