S. Messa a conclusione del restauro del Santuario di Machaby

05-05-2024

 

Cari fratelli e sorelle, siamo qui nel giorno del Signore per celebrare la rinascita del Santuario di Machaby. Mi piacerebbe che tornassimo oggi a casa con una domanda: «Che significato ha per me un santuario, questo santuario dedicato alla Madonna delle nevi?». Da parte mia, ho raccolto qualche indicazione sul senso di un santuario e del pellegrinaggio a partire dalle letture di questa domenica e a partire da uno dei nomi usati nel primo millennio cristiano per indicare i santuari mariani, Domus Beatae Mariae Virginis – Casa della Beata Vergine Maria.

Trovo bellissima questa denominazione, casa di Maria, perché mi fa pensare alle nostre case. In tante famiglie le mamme, diventate nonne e bisnonne, continuano a essere punto di riferimento e di unione e la loro casa è la casa in cui tutti si sentono a casa. Così vuol essere questo santuario, la casa della Madre, Madre di Dio e Madre nostra. Qui tutti possiamo sentirci a casa.

La casa della Madre, casa accogliente per tutti.

Maria in tutta la sua vita ha cercato di essere riflesso del volto e del cuore del Padre: Avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1, 38). Divenuta Madre di tutti gli uomini, fa della sua casa un luogo aperto, capace di abbracciare tutti, come Dio tutti accoglie ed abbraccia: Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Nella casa di Maria tutti devono sentirsi accolti, anche chi ancora non crede o crede diversamente, chi si sente troppo giusto e chi si sente l’ultimo dei peccatori. È una responsabilità grande per una comunità custodire un santuario: coloro che se ne occupano devono tradurre nel loro modo di porsi e nei loro gesti l’accoglienza di Maria, non giudicare nessuno ed essere rispettosi della libertà e della riservatezza di chiunque varchi la soglia della casa di Maria. È bello che il progetto di rinascita del Santuario di Machaby abbia previsto collaborazioni diverse per un’inclusione a trecentosessanta gradi, dalla dimensione spirituale e devozionale allo sviluppo del territorio, passando per le persone diversamente abili.

Chiunque voglia deporre ai piedi della Madonna il peso della vita, chiedere una grazia, esprimere il proprio dolore, gridare la propria rabbia sappia che la porta della sua casa è aperta. Così chi desideri una sosta di pace, di preghiera, di bellezza. In questo senso diventa molto importante il contributo di volontari che si impegnino con la propria presenza a permettere l’apertura del santuario almeno in determinati periodi dell’anno.

La casa della Madre, casa della gioia e della lode

Dopo aver accolto nel suo grembo il Figlio di Dio, Maria si scioglie in un canto di lode e di ringraziamento, come suggerito dal Salmista: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie… Al santuario tornano quanti hanno ricevuto aiuto, protezione e sostegno nella fatica e nella sofferenza per dire grazie, come testimoniano i tanti e meravigliosi ex voto che hanno trovato nuova e dignitosa sistemazione. Ma anche per chi viene la prima volta o è di passaggio, la visita al santuario e la sosta in silenzio e preghiera possono aprire la mente e il cuore a riconoscere le grandi opere di Dio: la creazione, la salvezza operata da Cristo, la vicinanza di Dio all’umanità.

La casa della Madre, casa del perdono

La vita umana è spesso segnata dal peccato, dall’errore.

La possibilità del riscatto, di ripartire è la grande novità pasquale del cristianesimo. Il perdono dei peccati è l’annuncio primo che Gesù affida ai discepoli al momento dell’Ascensione: Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni (Lc 24 , 45-48). E san Giovanni – lo abbiamo sentito nella seconda lettura – ci ricorda che questo è proprio il segno dell’amore di Dio per noi: In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Maria, che ci accoglie nella sua casa, ci accompagna a riscoprire la bellezza del sacramento del perdono dei peccati per ripartire liberati e rafforzati nel cammino umano e cristiano della nostra vita.

La casa della Madre, scuola d’amore

Un giorno, a Cana durante una festa di nozze, Maria ebbe a dire ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela. Quando entriamo nella sua casa, Maria ci conduce a suo Figlio e ci invita ad ascoltarlo e ad abbracciare i suoi comandamenti: Qualsiasi cosa vi dica, fatela. E questo perché la sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena! A noi i comandamenti fanno paura, perché li immaginiamo come gabbie e catene per la nostra libertà. In realtà la vera gabbia per la nostra libertà è l’egoismo che ci tiene legati stretti a noi stessi, impedendoci di vedere gli altri e frenandoci nel compiere il bene che intuiamo bello e possibile. I comandamenti di Gesù, in realtà ci liberano e ci rendono capaci di amare davvero: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Lasciamoci guidare da Maria per imparare da Gesù a dare con amore la nostra vita nel compimento del nostro dovere in famiglia, nella comunità e nella società.

Quando varcheremo in futuro la soglia del nostro Santuario, ricordiamo che è la casa della Madre, casa accogliente, casa in cui Maria ci insegna a dire grazie e a lodare Dio, a chiedere perdono dei peccati, ad amare davvero gli altri. Così sia!

 

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