Prima riunione del Consiglio pastorale diocesano

04-05-2023

 

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Il Consiglio è un corpo e come tale agisce. Ciò significa che non si lavora insieme solo per raccogliere il parere di tutti (questo si potrebbe fare in tanti altri modi), ma per elaborare un parere condiviso a partire dalla lettura diversa che ognuno fa della situazione, a partire dalle legittime diversità di spiritualità, di storia personale e comunitaria, di sensibilità… Il valore per il Vescovo del parere del Consiglio nasce proprio da questa sua dimensione collegiale, cioè dalla convergenza di pareri diversi verso una indicazione unitaria che prepara e sostiene la decisione finale del Vescovo stesso.

In questo, il metodo di lavoro di un Consiglio ecclesiale si differenzia notevolmente da quello dei Consigli che conosciamo nelle nostre società democratiche. Il fatto che nella Chiesa, Corpo di Cristo, sia presente e agisca lo Spirito Santo porta con sé la consapevolezza che è attraverso il contributo di tutti che si compone il mosaico del discernimento, che è sempre comprendere ciò che il Signore chiede qui e ora alla sua Chiesa, che è sempre leggere le situazioni alla luce della Parola di Dio (cfr At 15, 1-35). Per questo motivo il Consiglio non lavora tanto su votazioni a maggioranza (anche se questo rimane uno strumento del discernimento, ma non l’unico e non il principale); il Consiglio ricerca un parere il più possibile unanime.

Questa prima sottolineatura suggerisce di entrare nel Consiglio pastorale diocesano con un atto di fede, da credenti, cioè convinti che la Chiesa è nelle mani di Dio che ne regge le sorti come regge le sorti della storia e del mondo. Non possiamo guardare alla vita delle nostre comunità parrocchiali, delle nostre comunità religiose, delle nostre aggregazioni laicali, della nostra Diocesi o della Chiesa universale con lo sguardo dei giornali. Abbiamo degli occhi – gli occhi della fede – che ci fanno riconoscere che il Maestro e la Guida della Chiesa è Gesù Cristo (cfr Mt 23, 8.10) e che in essa agisce lo Spirito del Signore: sono presenze che non si vedono e non si toccano, eppure noi ne facciamo esperienza e le sentiamo efficaci.

Entrare da credenti nel Consiglio pastorale diocesano chiede ad ognuno un supplemento di vita cristiana, cioè un impegno preciso in ordine a ciò che è chiesto a tutti i fedeli: ascolto della Parola di Dio – discernimento spirituale – preghiera – fiducia nei Pastori e nel Magistero della Chiesa. Su quest’ultimo punto sottolineo che il parere che elaboriamo ed esprimiamo ha sempre come  obiettivo l’annuncio del Vangelo, l’instaurazione del Regno di Dio, l’incontro delle persone con Gesù Cristo in vista della salvezza. Per questo motivo non si tratta di avere l’idea più brillante, ma quella che più coerentemente ci sembra suggerita dal Signore alla nostra Chiesa qui e adesso. Ma per fare questo abbiamo bisogno di un criterio che ci aiuti a non uscire dalle righe, a rimanere nel solco della fedeltà al Vangelo e alla Tradizione della Chiesa e questo criterio ci è dato dall’insegnamento dei Pastori della Chiesa, il Papa e i Vescovi. Non si tratta di ripetere ciò che loro dicono come dei fogli fotocopiati, si tratta piuttosto di usare il loro Magistero come criterio di verità e di fedeltà.

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