Natale del Signore – S. Messa della Notte

24-12-2023

 

Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.

Se oggi siamo qui è perché in questa notte benedetta, duemila anni fa, è nato Gesù. Come è bello e promettente il canto degli angeli! E poi la parola pace tocca in profondità un desiderio e una preghiera che vanno crescendo di giorno in giorno. Subito, però, percepiamo il contrasto tra l’attesa, la promessa e la realtà. Per questo motivo vi racconto quanto mi è accaduto qualche giorno fa in ospedale. Mi sono avvicinato a un ammalato: «Vengo per un saluto e per gli auguri di Natale», gli ho detto. Non poteva parlare e mi ha risposto con un gesto eloquente della mano che significava: «Come può parlare di auguri? Che cosa c’entra il Natale con la mia condizione e la mia sofferenza?». Quel gesto mi ha colpito e continua a seguirmi, facendo risuonare dentro di me un interrogativo: «Come può il Natale intercettare la nostra vita reale e la reale situazione dell’umanità?». La risposta è come intralciata dall’atmosfera natalizia che ci avvolge, che sembra mettere tutto tra parentesi, quasi come un calmante che toglie momentaneamente il dolore. Eppure si fa strada, più in profondità, una risposta, poco luccicante, ma vera. È la Parola di Dio che ascoltiamo in questa Notte santa: indica un percorso di guarigione e di speranza.
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce… Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio… Principe della pace. Gesù nasce come Luce in un mondo tenebroso, come Principe della pace in un mondo in cui rimbombano passi di violenza. La Parola di Dio non nasconde la drammaticità della storia. Neppure presenta la venuta di Cristo come una luce che semplicemente scaccia le tenebre, come quando si accende la luce in una stanza buia. Al contrario, il profeta descrive l’azione di Dio con parole forti: Tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino… ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati. Dio agisce lottando, vincendo e trasformando la realtà, il cuore e la mente degli uomini che Lo accolgono. Cristo, rivelandoci l’amore di Dio per ognuno di noi, spezza il giogo opprimente della malattia e il bastone dell’aguzzino che prende il volto della solitudine, del fallimento, del tradimento, dell’odio. Gesù ci rivela che la nostra vita è nelle mani di Dio e che, se anche a nessuno importa di noi, noi restiamo importanti per Lui. La luce di Cristo non cancella la malattia e la sofferenza, ma le rende vivibili nell’amore di Dio, perché non siamo soli e perché il nostro destino è l’eternità. Lui stesso è passato per la via stretta della croce e ci promette di essere al nostro fianco nel buio e nella prova: Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro… imparate da me, che sono mite e umile di cuore (Mt 11, 28-29). Non è una consolatoria pacca sulla spalla, ma l’indicazione di una strada di vita anche laddove la vita sembra spegnersi, dileguarsi. Mitezza e umiltà dicono l’amore, l’obbedienza e l’offerta di sé che Gesù ha vissuto ogni giorno della sua vita terrena e soprattutto nell’ora suprema. L’abbandono fiducioso nelle mani del Padre è sorgente di pace.
Gesù, Principe della pace, accende anche un’altra luce sulla nostra vita, sulle relazioni interpersonali e su quelle tra i popoli, così tristemente segnate dalla violenza. È la luce dei comandamenti che chiama a conversione, mettendo a nudo le radici interiori del male: ogni forma di violenza nasce dal di dentro di noi, dal disordine delle nostre passioni, dall’esasperazione dell’io che, come un tarlo, erode le relazioni, divide e contrappone. C’è una lotta da intraprendere per bruciare dentro di noi le calzature di guerra e i mantelli intrisi di sangue. È un compito arduo, quasi impossibile. Ci conforta il Vangelo: Non temete… oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore. Salvare vuol dire sottrarre qualcuno a un pericolo imminente, liberarlo dalla morte, dalla rovina… Ma da che cosa ci salva Gesù? Non ci assicura contro la malattia, non toglie le fatiche della vita, non cancella la guerra. Da che cosa ci libera, dunque, Gesù? Forse può essere utile riascoltare quanto dice l’angelo a san Giuseppe quando si accorge che la sua promessa sposa è incinta: Non temere di prendere con te Maria… ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati (Mt 1, 20-21). Per questo è venuto Gesù! La Scrittura da un nome al pericolo incombente sull’umanità: è il peccato, il rifiuto di Dio. Oggi dobbiamo ri-accogliere questa parola perché stiamo perdendo la consapevolezza della presenza del male e della sua forza pervasiva. Ci viene inculcata l’idea che, in fondo, tutto ciò che esce dal cuore dell’uomo è naturalmente buono. Ma non è così e ogni giorno raccogliamo frutti dolorosissimi di questo inganno. Il primo passo perché Gesù possa salvarci è prendere coscienza che abbiamo bisogno di essere salvati e che da soli siamo incapaci non solo di vincere il male, ma anche di individuarlo e nominarlo.
L’augurio che faccio è che possiamo permettere alla luce di Dio di illuminare la nostra vita per diventare a nostra volta portatori di luce per questa umanità smarrita.

 

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