Natale del Signore – S. Messa del Giorno

25-12-2023

 

«Un giorno santo è spuntato per noi: venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è scesa sulla terra».

Cari fratelli e sorelle, l’annuncio, che ci ha preparato all’ascolto del Vangelo, ci invita ad assumere il giusto atteggiamento davanti al Natale, l’adorazione del mistero dell’Incarnazione.

Può aiutarci il ripensare al presepe voluto da san Francesco ottocento anni fa a Greccio. Tommaso da Celano, nella prima vita del Santo di Assisi, racconta che tre anni prima di morire chiese a Giovanni, un nobile locale suo amico, di riprodurre la scena in cui era nato il Bambino di Betlemme perché desiderava vedere «con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello».

Nel presepe di Francesco non sono rappresentati il Bambino, Maria, Giuseppe e gli angeli. Il suo presepe è come il sepolcro vuoto della risurrezione e ci dice che il mistero va contemplato con gli occhi della fede. Gli occhi del corpo vedono l’umiltà dell’Incarnazione attraverso la povertà della stalla di Betlemme e la fede contempla il mistero, quello cantato da Giovanni: Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Il mistero poi prende forma visibile nel modo voluto da Gesù stesso per restare in mezzo ai suoi: Francesco volle che sul presepe, in quella notte, venisse celebrata l’Eucaristia e lui, come diacono, cantò e commentò il Vangelo della Natività. Tutti furono ripieni di gioia e di dolcezza.

Viviamo così questa Eucaristia e lasciamo che imprima profondamente in noi il ricordo del Signore, come avvenne a Greccio per i frati e le tante persone accorse per celebrare il Natale con Francesco.

Lo sguardo che posiamo sul presepe in questi giorni non sia frettoloso e neppure solo estetico. Fermiamoci e adoriamo Dio che si fa uomo perché l’uomo non sia solo, perché l’uomo sia salvato.

Lo sguardo che si posa con amore adorante sul presepe ci alleni a riconoscere la presenza di Dio nei tanti presepi della vita quotidiana: le nostre desolazioni e fatiche, i poveri, le persone sole, gli ammalati, i popoli in guerra. Siamo certi che nessuna povertà umana è lontana dal Signore: Gesù è dentro a questa storia tormentata, in mezzo a questa umanità ferita. Noi cristiani vogliamo gettare anche sull’umanità lo sguardo della fede e riconoscere il mistero dell’Incarnazione e adorare il Bambino di Betlemme fatto uomo per noi uomini e per la nostra salvezza. A tutti vogliamo dire: «Gesù è qui! Riconoscilo ed Egli ti illuminerà, ti darà la mano, ti guiderà sulle strade della vita e della gioia!».

Tutti i gesti di carità che compiamo devono scaturire dall’adorazione di Dio fatto uomo, venuto ad abitare in mezzo a noi. All’adorazione devono portare. Ogni gesto di aiuto, di vicinanza, di accoglienza ci trovi nel numero dei messaggeri cantati da Isaia: Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»… Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. È il nome di Cristo il dono più grande che noi possiamo fare a ogni uomo che incontriamo sul nostro cammino, ricco o povero che sia, perché solo Lui ha parole di vita eterna, capaci della misericordia e della verità delle quali tutti abbiamo bisogno. Soltanto dalla misericordia del Cuore di Cristo e dalla verità del suo insegnamento possono scaturire pace e giustizia anche per questo nostro tempo. Questo crediamo, questo cerchiamo di vivere, questo imploriamo dalla divina clemenza. Così sia.

 

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