Dedicazione dell’Altare nella chiesa parrocchiale di Introd

Festa della Conversione di San Paolo

28-01-2024

 

Carissimi, è bello ritrovarci per celebrare la Conversione di San Paolo e la Dedicazione del nuovo Altare di questa chiesa parrocchiale, proprio nel momento di avvio dell’Unità parrocchiale, riconfigurata e affidata a un nuovo  Parroco. La celebrazione suggerisce tre spunti che possono accompagnare questo avvio. Ve li consegno chiedendovi di riprenderli nella meditazione personale, ma anche in famiglia, parlandone a tavola oggi o nei prossimi giorni, e nel Consiglio pastorale interparrocchiale, tra catechisti, nelle cantorie.

Il primo spunto è la vita come vocazione. La pagina degli Atti mostra come Dio guidi misteriosamente le vicende della vita di ognuno per condurle secondo il suo progetto, se da parte nostra c’è disponibilità ad ascoltare e docilità a obbedire, come hanno fatto Paolo e Anania: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?»… «Chi sei, o Signore?»… «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Ma tu alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare»; «Anania … Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni … e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Meditando queste parole mi è tornato in mente quanto mi aveva scritto un ragazzo in occasione dell’Assemblea dei giovani, quasi dieci anni fa: «A volte mi sento triste e solo, non ho ancora trovato Gesù, ma so che lui è con me. Sono ancora all’inizio del mio cammino ma non intendo fermarmi, voglio continuare lungo la mia strada fino al momento in cui Gesù … mi scalderà il cuore e (ri)troverò fiducia, gioia e voglia di vivere per annunciare agli altri quanto mi è accaduto». Ho pensato a San Paolo e mi son detto: «Gesù gli era vicino e lo chiamava, ma lui ha dovuto fare il suo percorso; solo così gli si sono aperti il cuore e la mente». È così per ciascuno di noi, soprattutto per i giovani delle nostre comunità. Il Signore non ha fretta, accompagna ognuno con pazienza e fedeltà. L’importante è che ci sia una comunità fedele che sappia esprimere tanti Anania, anche un po’ paurosi, ma generosi e obbedienti alla Parola di Dio. Per questo dobbiamo camminare con convinzione e con desiderio sulla strada della fede, della santità, sapendo che il Signore è al nostro fianco; dobbiamo rimanere ancorati alla comunità che il Signore ci ha donato e nella quale vuole che siamo partecipi e responsabili.

Da qui il secondo spunto: vita cristiana e impegno missionario sono un tutt’uno. Lo vediamo in san Paolo e in Anania. Paolo percorrerà le strade del mondo; ad Anania è chiesto di affiancarsi per un momento a un fratello per aprirlo al mistero della Parola di Dio e della sua salvezza. Questa è la vocazione missionaria più diffusa, se sappiamo ascoltarla. È innanzitutto la vocazione missionaria di voi, papà e mamme, chiamati a trasmettere la fede ai vostri figli con la semplicità della parola e dei gesti quotidiani, con la testimonianza della vita. La fede è un modo di stare al mondo fidandosi di Dio, obbedendo ai suoi comandamenti. Se non è facile descrivere a parole questa esperienza, è invece immediato coglierla nella vita di chi la vive con generosità. E questo bambini e ragazzi assorbono, al di là delle parole. È la vocazione di tutti noi verso le persone con le quali condividiamo lavoro, impegni sociali, volontariato, tempo libero. La missione inizia nelle nostre intenzioni – bisogna volerla – e si realizza quando passiamo da un  dialogo superficiale a un ascolto profondo dell’altro e al racconto della nostra esperienza segnata dall’incontro con Gesù.

E qui c’è il terzo spunto: la centralità di Cristo. L’altare che oggi dedichiamo a Dio e santifichiamo con l’unzione crismale diventa il segno visibile di Cristo che si è offerto al Padre per la vita del mondo. Questo altare è il centro della chiesa parrocchiale, il luogo dell’offerta del sacrificio di Gesù da parte della Chiesa e la mensa del convito eucaristico che ci nutre tutti per trasformarci in Corpo di Cristo e luce del mondo. Come tutta la vita liturgica della comunità ruota attorno all’altare così la nostra vita di  cristiani ruota attorno a Gesù: pensieri, parole, azioni abbiano da lui il loro inizio e in lui il loro compimento. Sia questo il proposito che ci prendiamo insieme oggi. Vogliamo ripetere spiritualmente nella vita quotidiana i gesti liturgici di venerazione che rivolgiamo a Gesù nel segno dell’altare: incensazione, inchino, bacio. Baciamo Gesù quando lo riconosciamo presente e lo serviamo nei fratelli. Ci inchiniamo davanti a Gesù quando ci mettiamo in ginocchio davanti a Lui presente nel tabernacolo della nostra chiesa e lo adoriamo. Lo incensiamo quando fermiamo per qualche minuto le nostre corse e ci dedichiamo a prendere in mano la sua Parola e a dialogare con lui nella preghiera.

In sintesi possiamo dire: siamo chiamati da Gesù per stare con Lui, siamo mandati da Gesù per dire a tutti Lui e la bellezza della comunione con Lui.

A Gesù che è lo stesso ieri e oggi e per sempre sia gloria nei secoli dei secoli. Amen!

 

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