Santa Margherita
Il nome della località appare per la prima volta nella storia nell'anno 1227, quando due persone dichiararono di tenervi in affitto un terreno di proprietà del vescovo. Non sappiamo se la località fosse abitata nelle epoche remote, ma lo fu di certo nell'alto Medioevo. A Bionaz giunsero anche popolazioni walser, di origini germaniche, che dovettero stabilirsi nella parte più alta della vallata: i mercanti di Hérens, nel Vallese, avevano un posto riservato al mercato di Aosta, che raggiungevano scendendo dal Colle Collon (il clima più mite permetteva un tempo di percorrere i colli per un periodo più lungo dell'attuale). Grazie a questi traffici, il territorio di Bionaz divenne, con la sua valle, una via di comunicazione molto frequentata. La prestigiosa famiglia dei signori di Quart, feudataria del luogo, possedeva nella vicina Oyace una torre, detta "Tornalla", già attestata nel XII secolo.
La parrocchia
Il territorio di Bionaz appartenne alla circoscrizione parrocchiale di Valpelline fino al 1640.Il 29 luglio di quell'anno il vescovo mons. Vercellin eresse infatti a chiesa parrocchiale la cappella, già dedicata a santa Margherita, costruita nel 1617 nel villaggio di PlandeVeyne, che da allora divenne il capoluogo. La difficoltà e la pericolosità delle strade, la gran quantità di neve e la distanza furono le ragioni che indussero il vescovo a garantire a Bionaz "un prete che vi celebri la messa, vi amministri i sacramenti e istruisca il popolo alla fede".
Nel 1795 due eminenti prelati francesi, l'arcivescovo di Parigi Leclerc de Juigné e il vescovo di Clermont François de Boveto, si rifugiarono nelle montagne di Bionaz per sfuggire alla persecuzione dei rivoluzionari.
Giunti nel villaggio di Léchère attraverso il Col Collon rimasero per alcuni mesi nella località, lasciando un buon ricordo del loro soggiorno.
La santa titolare
La popolazione valdostana, nel passato, ha tributato un culto particolare a Margherita di Antiochia, vergine e martire, vissuta secondo la tradizione nel primi secoli del Cristianesimo. Ben ventisette cappelle di villaggio e un'altra parrocchia oltre a quella di Bionaz (Entrèves di Courmayeur) le sono dedicate nella nostra diocesi. L'iconografia consueta la ritrae affiancata da un drago dall'aspetto orribile (simbolo del male), al quale la santa sarebbe stata data in pasto e dal cui ventre sarebbe prodigiosamente uscita sana e salva. Per questo motivo era invocato il suo soccorso dalle donne incinte, alfine di ottenere un parto senza complicazioni.
La chiesa
La chiesa attuale fu costruita nel 1694. Il campanile risale agli anni immediatamente successivi. Il sagrato era occupato fino al 1934 dal cimitero.
La facciata è decorata con le immagini di santa Margherita, patrona della parrocchia, con ai lati i santi valdostani Grato e Bernardo, opera del pittore Ettore Mazzini (1949).
L'interno, ad un'unica navata con volte a crociera e presbiterio sopraelevato, è di una elegante semplicità. Lo sguardo è attirato dai tre altari barocchi, recentemente restaurati, in legno dipinto e in parte dorato. L'altare maggiore occupa tutta la parete di fondo: la parte centrale, terminata nel 1724, presenta una tela con l'incoronazione della Madonna, santa Margherita, sant'Antonio abate, san Giuseppe, san Pantaleone e un santo diacono; in alto, nel fastigio, la statua di Cristo risorto è attorniata da angeli e fregi. Le parti laterali dell'altare sono state aggiunte successivamente, intorno agli anni 18421845: le due nicchie contengono le statue di santa Margherita e di san Proietto (in patois Predzet, invocato nelle difficoltà di parola); in alto, collocate sopra i timpani, sono le statue di san Pantaleone e santa Margherita, di fattura più pregiata. L'insieme artistico è impreziosito di festoni, colonne tortili, fregi e angeli che il recente restauro ha restituito ai coloori originali.
Nella parete di sinistra, dopo il battistero, l'altare del Rosario colpisce per la sua alta qualità artistica; la nicchia con la statua della Madonna (l'attuale sostituisce la precedente, rubata nel 1975) è circondata da quindici medaglioni contenenti i misteri: si tratta di vere opere d'arte, eseguite ciascuno con grande accuratezza. Completano l'altare due colonne tortili e, al centro dei fastigio, la rappresentazione del Sacro Cuore di Maria con due statuette di angeli ai lati. L'altare risale forse agli inizi del XIX secolo; la statua della Madonna al XVII.
Nella parete di destra è visibile l'altare dedicato a san Bernardo di Aosta (+ 1081, fondatore dei due ospizi alpini che portano il suo nome) e a san Giovanni Battista, di forme più classicheggianti, scolpito dall'artista valsesiano Giacomo Molino nel 1841. La tela centrale mostra i santi titolari al piedi della Vergine Assunta. Il dipinto collocato di fianco all'altare del Rosario, in cui sono raffigurati questi stessi personaggi, faceva probabilmente parte del primitivo altare laterale.
Nella piccola vetrinamuseo sono stati collocati i pochi oggetti di valore: un reliquiario in argento del XVXVI sec., una croce in rame dorato del Cinquecento, una pianeta proveniente dalla cappella di Léchère, che la tradizione vuole fosse appartenuta all'esule arcivescovo di Parigi. Si possono inoltre osservare vasi sacri, un messale del rito valdostano, un angelo portacandele e una statua moderna di santa Margherita.
Le cappelle
Nel territorio parrocchiale vi sono numerose cappelle: a Chentre, la cappella dedicata a san Rocco, invocato nelle malattie epidemiche, costruita nel 1641; a La Servaz in località Rey, la cappella della Madonna delle Nevi, costruita nel 1710 e rifatta nel 1958 (campaniletto doppio); a Pouillayes quella dedicata alla Madonna del Carmine, costruita nel 1714; a La Léchère la cappella di San Grato, costruita nel 1674 e restaurata nel 1962; in località LoNoailloz, oltre il lago artificiale di Place Moulin, la cappella del Sacro Cuore, inaugurata l'11 settembre 1955.
Si ricorda infine l'antica cappella di Santa Maria Maddalena a Prarayer, fondata in un'epoca imprecisata anteriore al 1604, ricostruita nel XVIII secolo, sconsacrata nel 1934 e attualmente in rovina: fino al 1985 le acque della diga la coprivano per qualche mese all'anno. Meriterebbe di essere salvata, perché in passato era meta di una processione cara agli abitanti di tutta la vallata. In essa celebrò la messa mons. Achille Ratti, divenuto poi papa Pio XI (19221939).